Esplora il significato del termine: Molte conferme, qualche ritorno e otto nuovi ingressi tra i migliori vini d’Italia scelti dalla redazione “Wine Spectator” per la quinta edizione di OperaWine.
Il Vinitaly di Verona, che quest’anno arriva al mezzo secolo di vita, si aprirà per la quinta volta con l’evento organizzato assieme alla squadra dei critici americani, ai quali è affidato il compito di stilare una lista di aziende (e dei loro vini) che rappresentino il vertice dell’Italia enoica. La linea scelta è quella di affiancare aziende stranote a realtà meno conosciute che raccontino frammenti di territorio. Il totale fa 101 aziende, da tutte le regioni. Ad OperaWine si incontrano produttori, esperti e importatori: il vino italiano si mette in vetrina, pensando alle vendite oltre i confini, che nel 2015 hanno fatto incassare al settore 5,5miliardi di euro.
OperaWine edizione 2015
Chi ci sarà al Palazzo della Gran Guardia? Innanzittuto gli immancabili, le famiglie storiche: i Biondi Santi con il Brunello Tenuta Greppo 2008, i Lunelli di Ferrari con la Riserva Lunelli 2006, gli Antinori con il Badia a Passignano Riserva 2007, i Frescobaldi con il Nipozzano Vecchie Viti Riserva 2012, i Tasca D’Almerita con il Tascante 2012. Poi i campioni dell’export, gli ambasciatori del vino italiano: tra questi Allegrini con l’Amarone 2010, Mascarello con il Barolo Monprivato 2001, Bologna con il Bricco dell’Uccellone 2010, Bruno Giacosa e il suo Barolo Le Roccche del Falletto, versione Riserva 2007. E poi Casanova di Neri con il Brunello Cerretalto 2008, Donnafugata con il Ben Ryé 2010, Gaja con il Sperss 2011, Gianfranco Fino con l’Es 2012, Masi con il Mazzano 2007, l’Ornellaia con l’annata 2002. Certezze da wine lover.
La pattuglia dei debuttanti genera invece qualche stupore. E’ capitanata dal cantante pop Sting, che scruta Firenze dalla sua collina tra la zona del Chianti e la Valdarno nella sua grande Tenuta Il Palagio. Il buen ritiro dell’ex Police, in poco meno di 20 anni, si è trasformato in una azienda agricola che ha scelto la biodinamica, puntando soprattutto sui vitigni locali, dal Sangiovese al Colorino. Sting ha promesso che sarà presente a Verona, bersaglio preferito dai fotografi, con l’annata 2011 del Sister Moon, il rosso che ricorda la canzone in cui annuncia che la “sorella luna sarà la mia guida” (richiamo preveggente al calendario astronomico usato nell’agricoltura biodinamica?).
Vinitaly Lounge, OperaWine 2014
Altro debutto: Ippolito 1845 è l’antitesi del pop, una solida cantina calabrese che punta soprattutto sul Cirò (a Verona porterà il Ripe del Falco Riserva 2001), guidata dall’ultima generazione, Gianluca e Vincenzo, ancorata alla tradizione. Tra i produttori che si affacciano per la prima volta ad OperaWine ci sono i giovani della pugliese Schola Sarmenti delle famiglie Calabrese e Marra che a Nardò hanno rimesso in sesto, alla fine degli anni Novanta, un vecchio stabilimento vinicolo in disuso, dedicandosi soprattutto a Primitivo e Negramaro. Poi l’abruzzese Binomio, interessante azienda nata dal patto (e dalla passione) di Stefano Inama e Sabatino Di Properzio de La Valentina; Castello d’Albola, l’avamposto nel Chianti Classico della famiglia Zonin; la piemontese Elvio Cogno, sul bricco della Ravera, una gamma di Barolo di alta qualità; e dal Nord Est la Bellenda autrice di interessanti Prosecco, anche con il Metodo Classico e la rifermentazione in bottiglia, e infine La Tunella, dai Colli Orientali del Friuli, con Massimo e Marco Zorzetting che portano avanti la tradizione famigliare.
Rientrano nella lista, dopo aver saltato una o più edizioni, Norante Di Majo dal Molise, i prosecchisti Bisol, i siciliani Cusumano, gli americani di Castello Banfi, Bertani dalle terre dell’Amarone. ”Ogni anno – spiega Tom Matthews, esecutive editor di Wine Spectator – siamo chiamati a stilare la lista dei 100 che rappresentano il meglio dell’Italia. Impossibile, quindi cambiamo la lista inserendo nuovi produttori e nuovi vini. I nuovi otto ingressi del 2016 rappresentano la sorprendente varietà del vino italiano”.
Molte conferme, qualche ritorno e otto nuovi ingressi tra i migliori vini d’Italia scelti dalla redazione “Wine Spectator” per la quinta edizione di OperaWine. Il Vinitaly di Verona, che quest’anno arriva al mezzo secolo di vita, si aprirà per la quinta volta con l’evento organizzato assieme alla squadra dei critici americani, ai quali è affidato il compito di stilare una lista di aziende (e dei loro vini) che rappresentino il vertice dell’Italia enoica. La linea scelta è quella di affiancare aziende stranote a realtà meno conosciute che raccontino frammenti di territorio. Il totale fa 101 aziende, da tutte le regioni. Ad OperaWine si incontrano produttori, esperti e importatori: il vino italiano si mette in vetrina, pensando alle vendite oltre i confini, che nel 2015 hanno fatto incassare al settore 5,5miliardi di euro.
Chi ci sarà al Palazzo della Gran Guardia? Innanzittuto gli immancabili, le famiglie storiche: i Biondi Santi con il Brunello Tenuta Greppo 2008, i Lunelli di Ferrari con la Riserva Lunelli 2006, gli Antinori con il Badia a Passignano Riserva 2007, i Frescobaldi con il Nipozzano Vecchie Viti Riserva 2012, i Tasca D’Almerita con il Tascante 2012. Poi i campioni dell’export, gli ambasciatori del vino italiano: tra questi Allegrini con l’Amarone 2010, Mascarello con il Barolo Monprivato 2001, Bologna con il Bricco dell’Uccellone 2010, Bruno Giacosa e il suo Barolo Le Roccche del Falletto, versione Riserva 2007. E poi Casanova di Neri con il Brunello Cerretalto 2008, Donnafugata con il Ben Ryé 2010, Gaja con il Sperss 2011, Gianfranco Fino con l’Es 2012, Masi con il Mazzano 2007, l’Ornellaia con l’annata 2002. Certezze da wine lover.
La pattuglia dei debuttanti genera invece qualche stupore. E’ capitanata dal cantante pop Sting, che scruta Firenze dalla sua collina tra la zona del Chianti e la Valdarno nella sua grande Tenuta Il Palagio. Il buen ritiro dell’ex Police, in poco meno di 20 anni, si è trasformato in una azienda agricola che ha scelto la biodinamica, puntando soprattutto sui vitigni locali, dal Sangiovese al Colorino. Sting ha promesso che sarà presente a Verona, bersaglio preferito dai fotografi, con l’annata 2011 del Sister Moon, il rosso che ricorda la canzone in cui annuncia che la “sorella luna sarà la mia guida” (richiamo preveggente al calendario astronomico usato nell’agricoltura biodinamica?).
Vinitaly Lounge, OperaWine 2014
Altro debutto: Ippolito 1845 è l’antitesi del pop, una solida cantina calabrese che punta soprattutto sul Cirò (a Verona porterà il Ripe del Falco Riserva 2001), guidata dall’ultima generazione, Gianluca e Vincenzo, ancorata alla tradizione. Tra i produttori che si affacciano per la prima volta ad OperaWine ci sono i giovani della pugliese Schola Sarmenti delle famiglie Calabrese e Marra che a Nardò hanno rimesso in sesto, alla fine degli anni Novanta, un vecchio stabilimento vinicolo in disuso, dedicandosi soprattutto a Primitivo e Negramaro. Poi l’abruzzese Binomio, interessante azienda nata dal patto (e dalla passione) di Stefano Inama e Sabatino Di Properzio de La Valentina; Castello d’Albola, l’avamposto nel Chianti Classico della famiglia Zonin; la piemontese Elvio Cogno, sul bricco della Ravera, una gamma di Barolo di alta qualità; e dal Nord Est la Bellenda autrice di interessanti Prosecco, anche con il Metodo Classico e la rifermentazione in bottiglia, e infine La Tunella, dai Colli Orientali del Friuli, con Massimo e Marco Zorzetting che portano avanti la tradizione famigliare.
Rientrano nella lista, dopo aver saltato una o più edizioni, Norante Di Majo dal Molise, i prosecchisti Bisol, i siciliani Cusumano, gli americani di Castello Banfi, Bertani dalle terre dell’Amarone. ”Ogni anno – spiega Tom Matthews, esecutive editor di Wine Spectator – siamo chiamati a stilare la lista dei 100 che rappresentano il meglio dell’Italia. Impossibile, quindi cambiamo la lista inserendo nuovi produttori e nuovi vini. I nuovi otto ingressi del 2016 rappresentano la sorprendente varietà del vino italiano”.
( Fonte Divini Corriere )
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