Non è questa l’Europa che ci avevano promesso !! Comunque si tratta delle ” peverazze ” o ” lupini ” che non hanno nulla a che vedere con le magniche ” vongole veraci ” del Delta ( Goro e Scardovari ) !
( Nota del redattore Roberto Gatti )
Troppa acqua dolce del Po e il mollusco marino non raggiunge il diametro di 2,5 centimetri imposto dall’Europa. La rivolta dei pescatori: “Multe da capogiro se le raccogliamo”
CATTOLICA. Hanno scritto anche poesie, sulle vongole. “È un piatto assai gustoso/che sposa gli spaghetti/con un sughetto estroso…”. Vongole cucinate con olio, aglio, peperoncino. Il mare in padella, nel caldo dell’estate. Ma nel porto di Cattolica e di tutta l’Emilia Romagna le turbo soffianti che strappano questo mollusco bivalve dalla sabbia sono ferme. “C’è stato come ogni anno il fermo pesca di due mesi – racconta Stefano Cecchini, direttore della coop Casa del pescatore – ma anche dopo le vongolare non hanno ripreso il mare. E che ci vanno a fare? Non si trova una vongola “legale” nemmeno a pagarla a peso d’oro. Arrivano a un diametro di 22 millimetri poi si bloccano e spesso muoiono. E l’Europa ha stabilito che non si possono raccogliere e commerciare le vongole con diametro inferiore a 25 millimetri. Allegato 3 del regolamento europeo 1967 del 2006. Con quell’allegato si sta distruggendo l’intero mercato. Sono fermi i due terzi delle turbo soffianti di tutto l’Adriatico. Se non si cambia subito, la nostra vongola, Chamelea gallina, la più tenera e saporita di tutti i mari, sarà solo un ricordo”.
Su questi lidi la chiamano “la poverazza”, “perché erano i poveri a cercarla e poveri erano anche i pescatori”. Ma nel dopoguerra tutto è cambiato e le poverazze hanno portato ricchezza. “Solo nell’azienda Amati di Riccione – ricorda Stefano Cecchini – c’erano 120 donne impegnate a sgusciare le vongole che poi finivano nei vasetti. C’erano altri 3 stabilimenti di lavorazione. Nel 1982 in tutto l’Adriatico, da Chioggia e Brindisi, se ne raccoglievano 120.000 tonnellate. L’anno scorso appena 20.000 e in questo 2015 siamo praticamente fermi. Si lavora ancora dalle Marche in giù, ma prendono il mare appena un terzo delle 650 vongolare autorizzate. Del resto, non sempre ti paghi il gasolio. Negli anni ’80 un peschereccio portava a casa 350 kg al giorno, ora è fortunato se arriva a 30”.
Ci sono proteste, contro il regolamento europeo. Partiti che vanno dal Pd alla Lega chiedono che sia cambiato e contestano un’Europa “che vuol fare i formaggi senza latte e pretende di decidere quanto debba crescere una vongola”. C’è però chi, come l’eurodeputato M5S Marco Affronte, contesta “i pugni sul tavolo” e dice che solo un’indagine scientifica può fare cambiare idea a Bruxelles. Perché le vongole non crescono più come prima? “È ormai accertato – dice Attilio Rinaldi, biologo e presidente del Centro ricerche marine della Regione Emilia Romagna – che la causa scatenante sia l’anomalia generata dallo straordinario e perdurante apporto di acque fluviali dalla primavera del 2013 a oggi”. Troppa acqua dolce è arrivata dal Po e ha ridotto la salinità del mare. “La portata media del nostro fiume è di 1.500 metri cubi al secondo. Nella primavera 2013 c’è stato un picco di 7.000 mc. Nel 2014 la media è stata di 2.378, con una coda nel 2015. La vongola è un animale marino che può tol-lerare abbassamenti di salinità ma sotto certi valori le valve vengono chiuse, viene ridotta l’alimentazione, spntano infezioni batteriche e virali accompagnate da morie”.
Il biologo è però ottimista. “Il nostro è un mare vivo, generoso. Un mare che prende e che dà. Questa anomalia climatica potrebbe cessare, speriamo già nell’anno in corso”. Ma i pescatori hanno fretta, le imprese potrebbero chiudere e non riaprire più. “Va bene la ricerca scientifica – dice Sergio Caselli, che guida la Lega pesca dell’Emilia Romagna – ma il regolamento va cambiato subito. C’è una tolleranza zero che ci distrugge. Se trovano una vongola sotto misura, anche una sola, in un quintale di pescato, scatta un’ammenda di 4.000 euro. E questo vale anche per i ristoranti e le pescherie. Se in un piatto servito in trattoria viene trovato questo mollusco bivalve sotto misura, scatta l’ammenda per il ristoratore, il commerciante, il pescatore. E c’è pure una denuncia penale, per danneggiamento ambientale di bene demaniale. Il mercato è ormai scomparso. Chi se la sente oggi di rischiare così tanto per mettere in tavola le nostre “poverazze”? “.
Meglio comprare all’estero, o usare le “veraci” che tali sono solo di nome, trattandosi di una vongola (Tapes philippinarum) presa nelle Filippine, che ha preso il posto della “vera” verace (Tapes decussatus). Le vongole di mare – dice Stefano Cecchini di Cattolica – crescono di un millimetro al mese. Vai in mare, vedi che sono 22 millimetri e dici: torno fra tre mesi. Ma quando torni misurano ancora 22 millimetri o sono morte. Io penso che sia anche questione di spazio. I banchi di sabbia si sono ridotti, a causa dell’erosione. Negli allevamenti di maiali, polli, manze l’animale viene macellato appena finita la giovinezza. Invece noi siamo costretti a lasciare in mare queste vongole mature e che non risultano tali solo per i burocrati europei. Sarà questo il MSY (Maximum Sustainable Yeld, massimo rendimento sostenibile) che ispira il regolamento europeo?”.
( Fonte repubblica.it )
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