Home News Volete vendere più vino italiano? Andate in Perù, Angola e Filippine

Volete vendere più vino italiano? Andate in Perù, Angola e Filippine

Si chiamano mercati futuri: Perù, Angola, Filippine e Indonesia daranno soddisfazioni all’export del vino italiano. Lo spiega a BiMag, nel corso della seconda parte dell’intervista, Giacomo Acciai, socio di Iron3, da oltre 10 anni tra i protagonisti della promozione del vino italiano all’estero.

 

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Giacomo Acciai, al di là dei mercati tradizionali, c’è qualche paese su cui puntare e che potrebbe fare la fortuna commerciale del vino italiano?

«I mercati del vino generalmente si suddividono i tre macro-mercati. I mercati avanzati, come Usa ed Europa, i mercati emergenti, come Far East e Cina e i mercati futuri o nuove mete. Tra i mercati emergenti inseriamo la Cina, dal momento che le possibilità di incremento sono davvero notevoli. I futuri mercati o nuove mete sono quei mercati dove oggi non vediamo numeri, ma che domani potrebbero dare grandi soddisfazioni: sono quei mercati il cui potenziale di crescita e il profilo economico diversificato, dove i pionieri possono piantare la loro bandiera. Quest’ultimi sono i paesi per i quali l’insediamento di investitori europei ed extraeuropei favorirà lo sviluppo delle attività economiche».

 

Quali sono i mercati futuri?

 

«Possiamo citare l’Indonesia, il Perù, le Filippine, l’Angola, paesi nei quali è presente una situazione commerciale conveniente. Altri mercati di grande interesse sono lo Zambia, il Kenia e la Nigeria: questi paesi, tuttavia, rischiano di rimanere per lungo tempo “futuri mercati”, perché sono aree dove è rischioso fare affari».

 

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( Giacomo Acciai, socio di Iron3 )

E l’Europa?

 

«In Europa non è possibile parlare di futuri mercati, ma paesi come l’Albania, la Serbia e il Montenegro sono aree che stanno dando segnali molto positivi. Non diventeranno mercati avanzati ma aree dove poter ottenere ottimi risultati».

Qual è la chiave del successo?

 

 

«Tutte le aziende dovrebbero imparare a suddividere i propri investimenti e, di conseguenza, programmare le proprie attività in base a tre obbiettivi: mantenere, incrementare e investire. Tutte le scelte devono essere fatte sempre in base ai propri prodotti (tipologia, quantità e prezzo). I mercati target possono essere individuati solo dopo attenta analisi e approfondita conoscenza degli stessi. Purtroppo, troppo spesso, vediamo che la scelta dei mercati è dettata dal “così fan tutti” o dal “là van tutti”. Esempio è la Cina: ottimo mercato, ma non per tutti».

 

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( La Cina è ottimo mercato, ma non per tutti ) 

Nel 2017, con la diminuzione dei dazi (a seguito dell’ingresso nel Wto) è prevista la crescita del pil russo: ci saranno segnali positivi anche per le vendite di vino?

 

«La diminuzione dei tassi favorirà sicuramente la crescita delle esportazioni di vino italiano in Russia. Diversamente da quanto è accaduto per il settore alimentare, l’embargo ha rallentato l’export del vino italiano ma non lo ha bloccato.

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( L’embargo in Russia ha rallentato l’export del vino italiano ma non lo ha bloccato )

L’Italia è uno dei paesi più importanti nel mercato russo, anche nel settore vino. I russi amano l’Italia: basti pensare che il nostro Paese è una delle prime mete turistiche per i russi. Sono certo, dunque, che avremo segnali positivi ma non dobbiamo dimenticare che la Russia non è un mercato stabile, presentando repentini cambiamenti e una situazione politica non sempre favorevole. Lavorare con la Russia è impegnativo perché bisogna essere sempre aggiornati: diversamente risulta quasi impossibile entrare o restare in questo mercato».

 

 

( Fonte bimag )