DEGUSTAZIONI VINO

ViNOI 2020 – VINI ARTIGIANALI, BIOLOGICI, BIODINAMICI, NATURALI

Armato di tanta pazienza, mi sono presentato alla 5° edizione di questo banco d’assaggio di vini Artigianali, Biologici, Biodinamici e Naturali, a Firenze. Sessantuno cantine – per lo più giovani e piccoli produttori – erano belli carichi e determinati nel far assaggiare i propri vini.

Ho assaggiato praticamente tutto – o quasi – l’assaggiabile. Si, perché alcuni non lo erano, purtroppo. Ho cercato comunque di capire le motivazioni che spingono questi produttori, per lo più senza alcuna guida tecnica, a produrre vini così estremi e taluni, debbo dire, anche interessanti. Molti vengono da altri settori e si sono cimentati in una nuova vita di viticoltori e produttori di vino.

Diciamo che dopo Il Benvenuto Brunello, il giorno prima, ho trovato notevole difficoltà a capire di cosa si trattassero molti molti vini. Acidità volatili tra 0.9 e 2,0 g/L, torbidi, col fondo e macerazioni estreme. Questo un primo identikit di cosa mi aspettava. Personaggi particolari, molto fieri dei loro vini e talvolta anche stizzosi.

Bene, dopo 30 minuti di giro perlustrativo per decidere da dove iniziare, decido di iniziare dal primo produttore a destra, guardando dalla porta d’accesso della grande sala. Inizio con le bollicine ed i bianchi, quindi assaggio alcuni ancestrali: degli spumanti ottenuti con rifermentazione di una base spumante non filtrata ne aggiunta di alcunché. Le basi vengono introdotte in bottiglie per la rifermentazione con ancora degli zuccheri da svolgere, al fine di produrre CO2, quindi spumantizzare con il metodo Champenois e senza alcuna sboccatura.

Debbo dire che aldilà della presenza di fecce che potrebbero far insorgere problemi di tossicità, più o meno importante, ad alcune persone per la possibile presenza di Amine biogene e di Ocratossina A e B (OTA E OTB), non erano niente male. Si avvertiva una nota di crosta di pane intensa, una ricchezza aromatica e una mineralità/sapidità interessanti.

La sensazione della moderata CO2 presente (2,5-3 bar max) è molto piacevole ed nel complesso equilibrata, invita a ribere. Questi vini sono biologici e non di rado biodinamici.

Lieviti, enzimi e batteri sono totalmente indigeni.

Dei 300 vini assaggiati – tra bianchi, rosati, rossi e passiti – ho trovato delle vere e proprie sorprese positive. Alla fine decido di fotografare le bottiglie dei vini che mi hanno, in qualche modo, colpito l’attenzione. Siamo in presenza di una nicchia di mercato costituita da un esercito di piccoli produttori, alle prime armi alcuni, ma armati di tanta buona volontà e passione. Si stima che il Biologico rappresenta il 15-16% circa del vino totale prodotto in Italia mentre il Biodinamico è una sua evoluzione ma non copre più del 1% della produzione Italiana. I vini Biologici senza Solforosa, Ancestrali e Naturali non superano lo 0,3-0,5% della produzione Italiana.

Stiamo parlando si numeri piccolissimi ma in forte crescita. Attualmente non esiste una che regola il Biodinamico, l’Ancestrale e tanto meno i vini Naturali. Questo permette anche di utilizzare i suddetti appellativi ai soli fini commerciali, senza realmente ottemperare a quanto dichiarato dal singolo produttore. In sostanza nessuno controlla perché con ci sono norme o regolamenti di riferimento in Italia.

Tornando alla degustazione, ho visto molti giovani cimentarsi nei panni del viticoltore del vinificatore più o meno artigianale. A me fa indubbiamente piacere che si rispetti l’Ecosistema e si vinifichi con una grande attenzione alla materia di partenza utilizzando, al limite, un po’ di solforosa, come raccomando io.

Tuttavia invito tutti i produttori a un maggiore rispetto per gli altri metodi produttivi, messi appunto dall’uomo da secoli di ricerca e sviluppo, che rappresentano un alternativa e non il male da sconfiggere.

Ho trovato ragazzi molto ben disponibili al confronto ed altri scontrosi e assolutisti ai quali raccomando di non esasperare le loro convinzioni perché, in annate sfavorevoli, senza le conoscenze ne l’aiuto di un esperto, non riuscirebbero a vendemmiare uva sana.

Una saggia dose di umiltà, da parte di tutti – enologo compreso – porterebbe a costruire un futuro vitivinicolo Italiano più forte e competitivo dell’attuale. La visione dell’enologo è diversa da quella di un degustatore, sommelier o appassionato che sia. Alcuni dettagli tecnici li notiamo maggiormente e cerchiamo di immaginare come avremmo operato al posto del collega o produttore, in quella specifica situazione. Dettagli che riconducono all’attività svolta in vigneto e cantina, cioè interpretazioni produttive fortemente legate alla propria esperienza e idea di qualità.

Di seguito, vi segnalo una prima parte dei vini d’annata (le bollicine e i bianchi 2019) delle aziende che hanno realizzato cose, a mio parere, interessanti. La seconda parte (i rosati e rossi) ve li presenterò nel successivo post, seguitemi!

CATEGORIA BOLLICINE

Fabio Ferracane, Forddre (Folle in siciliano) – Marsala – Sicilia

Da vitigno Catarratto lucido, questo metodo ancestrale mia ha convinto.

Probabilmente da registrare un po’ l’equilibrio acidico – alcoilico. Tuttavia mi ha sorpreso per bevibilità, sapidità e componente aromatica. Un bel 92+/100 lo merita. Siamo a Marsala, versante est dell’isola “Continente” più ricca di biodiversità d’Europa. Un’isola che amo particolarmente ed il Marsala, qui, è il principe dei vini.

Questo giovane produttore ed enologo, Franco Ferracane, ama il suo vigneto e i suoi vini, e si sente con forza. La sua passione traspare nella ricerca della territorialità, nella cura dei particolari. Debbo dire che questo ancestrale, un metodo classico senza sboccatura, fermentato con lieviti, enzimi e batteri indigeni, è ben congeniato.

Corte Fusia – Franciacorta Satèn – Coccaglio (BS) – Lombardia

Da vitigni 91% Chardonnay e 10% Pinot Blanc, con appena 1g/L di zuccheri residui, esprime tutta la sua trama acidità ben equilibrata con l’alcol e la componente aromatica, dove lo Chardonnay la fa da padrone. Qua i lieviti sono selezionati e la malolattica non viene svolta, per preservare la naturale freschezza acidica. Stiamo parlando di un metodo Classico con 36 mesi di di affinamento e continuo remouage, per permettere l’avvicinamento del sedimento in prossimità del tappo a corona. Le bottiglie vengono sboccate e dosate con lo stesso vino. Grande interpretazione di un territorio da Ottime bollicine. Un bel 90+/100 se lo merita.

La Preara – Monteforte d’Alpone, Soave (Vr) – Veneto

Questa Bollicina da uve Garganega e Trebbiano di Soave, col fondo, è stata un autentica rivelazione di come si possa ottenere grande espressività territoriale lavorando in modo rispettoso della materia prima e aggiungendo soltanto qualche grammo di solforosa. Minerale, fresco e persistente, questo vino si è meritato tutti gli 90/100. Ancora si può notevolmente migliorare, le potenzialità ci sono tutte. Il territorio del Soave ha dato natali a gradi bianchi, apprezzati in tutto il mondo e questo ne è soltanto una nuova interpretazione.

CATEGORIA BIANCHI SECCHI

Aquila del torre – AT Primaluce – Povoletto (Ud) – Friuli

Da uve Sauvignon Blanc coltivate su vigneti terrazzati, esprime la massima vocazione del friuli per i vini Bianchi. Appare fresco, fruttato, sapido lunghissimo e morbido con profusi sentori di pesca gialla. I vigneti sono in Biologico e Biodinamico ed il progetto vede la collaborazione di molti giovani, uniti dalla passione per l’eccellenza. I suoi 13 gradi alcolici non si percepiscono e l’eleganza la fa da padrona con la sua bassa acidità complessiva (4,3 g/L in acido tartarico). La resa per ettaro è bassissima, appena 1,2 kg di media per ceppo Mi è piaciuto molto e gli ho dato un meritatissimo 92+/100.

La Pievuccia – Castiglion Fiorentino (Ar)

Toscana

Questa volta siamo in Toscana e questo Chardonnay “86” annata 2018, non è per niente male. La famiglia produce vini Naturali, senza alcun utilizzo di additive al vino ed in vigneto si utilizzano prodotti fitoterapici che, talvolta, evitano persino l’utilizzo di rame e zolfo minerali. Con un ottimo equilibrio acidico, perfettamente

integrato con la frazione più morbida – l’alcol e il glicerolo – questo vino appare fruttato, persistente, con sentori di ananas e mela golden- La chiusura al palato è sapida e minerale. Cantina questa da tenere sottocchio pere le sue grandi potenzialità. Si è meritato un bel 92/100.

Domaine Ribonnet, Beaumont sur Lèze – Alta Garonna – Francia

Un ottimo Viognier da agricoltura Biologica, curato maniacalmente da Christian Gerber. Siamo in Alata Geronna e questo Viognier ha una sapidità ed eleganza eccellenti.

Si presenta con sentori di Pesca gialla, ananas e ginestra profusi ad una nota agrumata che ti invita a ribere. Vino bianco complesso, lungo nel finale che lascia la bocca con una sensazione di appagante piacevolezza. Un territorio , quello dell’Alta Garonna, da Viognier longevi. A questo Ribonnet ho dato un 92/100.

Sentiremo parlare di questa azienda perché sta lavorando sul Terroir e sulla Naturalità dei vini, senza disdegnare, se serve, qualche grammo di solforosa

( Stefano Parisi- Enologo )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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