Prodotto realizzato con uve coltivate in area archeologica
(ANSA) – PALERMO, 10 GIU – L’agricoltura che tutela il paesaggio e l’identità produttiva di un territorio tra i più affascinanti al mondo sbarca al Cluster BioMediterraneo grazie ai Coltivatori vitivinicoli associati di Canicattì (Ag) che porta a Milano per l’Expo 2015 il progetto Diodoros nato dalla collaborazione con l’ente Parco della Valle dei Templi.
Sul palco centrale della piazza Mediterranea del Cluster, lo speak easy-aperitivo culturale mediterraneo venerdì prossimo, sarà l’occasione per ripercorrere attraverso le testimonianze di Giovanni Greco (presidente Cva Canicattì), Giuseppe Parello, (direttore ente parco della Valle dei Templi) e Tonino Guzzo (enologo) le tappe di un progetto nato nel 2011 e che ha portato alla nascita di Diodoros, ribattezzato già all’indomani della sua presentazione ufficiale “Il vino della valle”. Diodoros, il vino della Valle, è il primo tassello di un progetto dal grande impatto comunicativo che aspira a diventare modello di coesione tra pubblico e privato. L’intento è quello di sviluppare un percorso che ha tra i suoi obiettivi quello di recuperare e valorizzare il grande giacimento agricolo del parco e delle aree demaniali legati ad un’agricoltura di collina che, nel corso dei millenni, ha disegnato il paesaggio selezionando le colture più idonee e innescato economia. L’obiettivo è quello di rilanciare i flussi turistici in questi territori, colpiti da un vero e proprio processo di spopolamento, attraverso alcuni aspetti che possano intercettare un pubblico più vasto che va dagli appassionati di archeologia a quelli del turismo rurale ed eno-gastronomico Il vino Diodoros nasce dalle uve coltivate nei vigneti posti sotto il tempio di Giunone frutto di una “selezione” naturale delle varietà autoctone siciliane che i vignaioli della Valle hanno operato nel corso degli anni interpretando al meglio gli aspetti pedoclimatici che caratterizzano questo territorio. La grandezza di questo contesto è data dalle caratteristiche del terroir. Siamo nel cuore delle Terre del Nero d’Avola, dove i suoli di origine alluvionale profondi e sabbiosi, caratterizzati dalla presenza di scheletro sono molto fertili per la coltivazione delle varietà autoctone siciliane come il Nero d’Avola, il Nerello Cappuccio e il Nerello Mascalese.
(Fonte ANSA)
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