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Vino spagnolo venduto come pugliese: assolti due imprenditori dall’accusa di frode in commercio

Non è vero che l’azienda vinicola Megale Hellas di San Pietro Vernotico mise in commercio fra il 2016 ed il 2018 quasi 70mila ettolitri di vino bianco e rosso acquistato dalla Spagna spacciandolo per Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) italiano ed in particolare pugliese. Lo ha stabilito la sentenza di primo grado del giudice penale del Tribunale di Brindisi, Adriano Zullo, assolvendo dall’accusa di frode in commercio Giuseppe Caragnulo e Vincenzo Laera, 63 e 43 anni, il primo di San Donaci e l’altro di Mesagne. Vale a dire il rappresentante legale il primo e socio nonché enologo il secondo.

La discussione

Per entrambi nella discussione di oggi pomeriggio è stata chiesta la condanna a due anni di reclusione e la confisca di circa quattro milioni di euro dal pubblico ministero della Procura di Brindisi, Raffaele Castro. Accolta la richiesta di assoluzione degli avvocati difensori Massimo Manfreda e Francesco Vergine. «L’istruttoria ha dimostrato che il vino acquistato dalla Spagna non era stato rivenduto come italiano», chiarisce una nota dello studio legale Manfreda. «Ma era stato regolarmente impiegati in usi consentiti dalla normativa comunitaria».

Tutt’altra idea si era fatto il magistrato titolare dell’inchiesta chiusa a marzo 2019 con le imputazioni a carico dei due dirigenti della Megale Hellas assolti ieri. Secondo la ricostruzione dell’accusa che non ha trovato riscontro nel confronto con la difesa nel dibattito in aula, dall’azienda vinicola di San Pietro sarebbero stati messi in vendita prima 66mila 289 ettolitri di vino rosso proveniente dalla Spagna acquistati dalle aziende Santacruz, Santa Quinteria, Dehesa El Carrascal, San Josè e Bodegas.

 

E poi l’accusa aveva indicato un altro acquisto di 1.195 ettolitri di vino bianco dalle stesse aziende spagnole. Arrivando a queste conclusioni: «Definendoli vini Dop e Igp italiani (ed in particolare pugliesi), commettendo, dunque, fatti aventi ad oggetto bevande la cui denominazione di origine geografica e le cui specificità sono protette dalle norme vigenti. E al fine di trarne profitto, detenevano per la vendita e ponevano in vendita con offerta diretta ai consumatori o mettevano comunque in circolazione i predetti 67mila 485 ettolitri di vino rosso comune provenienti dalla Spagna, con indicazioni geografiche e denominazioni di origine di prodotti agroalimentari contraffatte, per farli apparire vini Dop e ad Igp italiani (e in particolare pugliesi)».

 

Un capo di imputazione a parte era stato contestato ai due amministratori per l’uso – falso secondo l’accusa – dei marchi Dop e Igp.
Tre mesi il termine indicato dal giudice del processo per depositare le motivazioni e spiegare perché non sia stato ritenuto riscontrata la prospettazione dell’accusa.
Intanto pende al Tribunale di Lecce un processo gemello a carico di Megale Hellas ed altre aziende, nato dall’inchiesta del pubblico ministero Donatina Buffelli.

( Fonte Quotidianodipuglia.it )