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Vino, imprenditore di Bonnanaro supera la concorrenza dei russi in Gallura

Andrea Ledda batte le offerte straniere e investe a Cannigione: sua l’azienda del “Matteu”. La scommessa del vigneto a 745 metri sul mare

 

( Andrea Ledda nel vigneto Matteu, nelle campagne di Cannigione di fronte a Caprera )

 

BONNANARO. Ovidio diceva che “vini dant animos”, i vini danno coraggio. Accidenti se aveva ragione visto che – anche in questo anno di crisi nera – nuovi imprenditori si affacciano in un mercato che fa volare nel mondo il nome della Sardegna e a casa fa arrivare un po’ di euro.

Vini di mare e vini di montagna. La cronaca di queste settimane promette vino rosso e bianco prodotto in Gallura, fronte mare, davanti all’incanto di Caprera ma anche vini di montagna dove nella notte dei tempi eruttava un vulcano che ha regalato un territorio tutto basalto nel Meilogu. Succede questo. A Cannigione, campagne di Olbia, l’azienda “Matteu” del fondatore mitico del Capichera (Sebastiano Ragnedda, morto pochi mesi fa) è stata acquistata da un imprenditore di Bonnanaro, Andrea Ledda, 67 anni, titolare della catena di Poltrone Sofà (3 punti vendita a Cagliari, uno a Sassari, Nuoro e Olbia).

 

È riuscito a soffiare il business a due imprenditori russi, tre siciliani e altri sardi. Un investimento di tutto rispetto, fra i sette e i dieci milioni di euro, occupazione di altri venti addetti, con il rinnovo degli impianti e la ristrutturazione degli immobili esistenti. La tenuta è di 35 ettari, di cui 12 vitati a vermentino Docg fra sculture di graniti e colline di macchia mediterranea.

Lo stesso imprenditore si lancia in un’altra sfida: un vigneto a 745 metri di altitudine, campagne di Pèlau fra Borutta, Bonnanaro, Thiesi, Bessude e Siligo: fra muretti a secco ristrutturati da un fine designer di pietre, vista sulla collina di Monte Arana, ci sono altri sette ettari di vigneto con le varietà Muristellu, Nieddu mannu, Pascale di Cagliari, Vermentino, moscato da clone autoctono e sette filari di cannonau. I Ledda hanno da tempo anche altri due vigneti, uno di sei ettari a Monte Santu e un altro di tre a Su Campu.

La produzione. «A regime dovremmo produrre 250 mila bottiglie all’anno, la stragrande maggioranza delle quali destinata all’esportazione – dice Andrea Ledda –. Adesso stiamo commercializzando due rossi: Mogano ed Ebano e un bianco Acero. Il mercato sta apprezzando».

Non solo sardi. I vini danno coraggio ai sardi ma non solo. Sempre in Gallura, nelle campagne di Palàu, l’azienda agricola Petra Bianca ha attirato l’attenzione di Gianni Comini, imprenditore di Brescia nel campo delle assicurazioni. Progettazione affidata a professionisti sardi “attenti al rispetto del paesaggio” – coordinati dall’agronomo gallurese Piero Cuccu – con due lotti: si snoda su una superficie di 13 ettari dove sono stati impiantati quasi sei ettari per un totale di 21.600 barbatelle.

Le varietà utilizzate per le uve bianche sono cinque cloni di vermentino per 17.500 piante. Le rosse comprendono Cannonau (3200 piante), Cabernet( 6500) Syrah (400). Sistema di allevamento Guyot. Metodo di produzione biologica. Produzione prevista di 80/100 quintali a ettaro con 50 mila bottiglie. Il secondo lotto (con la cantina progettata dallo studio di architettura Gavini-Roggio-Passaghe di Sassari) prevede l’impianto di altri cinque ettari (20 mila barbatelle) nel 2016.

 

Obiettivo: «Attorno alla vigna creare spazi per la degustazione e l’accoglienza, curare il paesaggio e soprattutto produrre vini di alta qualità molto competitivi nel mercato». Investimento totale? «Quello iniziale è di tre milioni di euro – dice Comini – poi si vedrà».

Ritorno alla terra. Un salutare ritorno alla viticoltura, praticata in Sardegna da migliaia di anni. Ritorno che ha suscitato anche gli appetiti di imprenditori esteri se è vero che molte aziende sarde sono passate di mano. La vicenda “Matteu-Ledda” è una salutare eccezione. Perché l’azienda che – nelle campagne di Luogosanto – produce i vini Siddùra è oggi nelle mani di un ebreo tedesco.

La società Masone Mannu (territorio di Monti) è da quasi un anno di proprietà di un commerciante russo. L’azienda “Feudi della Medusa”, quaranta ettari a sud dell’Isola, zona di Pula, è nel portafogli di una società svizzera – Srago – di proprietà di due magnati russi. L’investimento programmato (oltre sette milioni di euro) è bloccato per le decisioni legate agli embargo promossi da Vladimir Putin.

L’isola alla riscossa. In questo scenario la “vittoria” di Bonnanaro sui concorrenti d’Oltralpe e della vicina Sicilia è un buon segnale. Certifica la versatilità dei pochi imprenditori sardi rimasti sulla piazza. Una pagina simile a quella di tanti altri sardi, dei rari capitani coraggiosi che hanno saputo osare (ricordiamo per tutti i Pinna e i Mannoni a Thiesi, i Molinas a Calangianus, gli Argiolas a Serdiana, gli imprenditori del turismo tra Orosei, Costa Rei e Pula).

Il capostipite dei Ledda (Sebastiano) era un falegname con bottega in “Sa carrela ‘e cheja” a Bonnanaro, poi diventa tornitore. Per la sua perizia si impone in tutta la provincia di Sassari. Tre figli (con Andrea, Michele di 69 anni e Caterina morta due anni fa). Nei primi anni Settanta creano sulla 131 un centro commerciale di grandi firme (Snaidero, Salvarani, Molteni, Cassina e Chateaux d’Ax) per arrivare adesso alla catena Poltrone Sofà.

Da commercianti ridiventano produttori (“produrre era il verbo più amato da mio padre”, dice Andrea). E così una nuova azienda nasce in Sardegna proprio nel nome del padre. Il futuro con un bel ritorno al passato.

 

 

( Fonte lanuovasardegna )