Vino, i «piccoli» alla guerra del mosto E la Regione promette la retromarcia

Quello concentrato viene usato per alzare il grado alcolico anche in buone annate. La lettera di 53 aziende per difendersi dalla concorrenza. Caselli: «Dal 2017 basta»

 

BOLOGNA — Basta con il mosto concentrato nei vini per aumentarne la gradazione. Stufe di una abusata pratica che va avanti da decenni, 53 aziende d’eccellenza (sopratutto romagnole e produttrici per lo più di Sangiovese) hanno deciso di alzare la voce e difendersi da una concorrenza che, grazie all’«aiutino», sta rendendo la loro vita molto complicata. La sfuriata non ha lasciato indifferente la Regione, che ne ha permesso l’uso anche per questa vendemmia. La promessa è di cambiare rotta dal 2017. Ma per quest’anno non si può fare nulla.

Accade che da molto tempo a questa parte, ogni anno viale Aldo Moro autorizzi i produttori di vino di all’uso del Mosto concentrato rettificato (MCR), uno zucchero liquido ottenuto dal mosto d’uva. Serve ad aumentare la gradazione, e viene usato soprattutto nei vini bianchi frizzanti e negli spumanti. In questo modo riescono a raggiungere i requisiti per la Doc o per l’Igt (di solito dai 10,5 agli 11,5 gradi). Tutto in regola, se non che questo particolare tipo di mosto andrebbe utilizzato con parsimonia, quando l’andamento climatico della vendemmia lo richiede. Una cautela che la Regione non ha avuto in questi anni, dando il via libera ogni volta al suo utilizzo, a scapito di chi, per scelta, si rifiuta di mischiarlo con i propri vini. È il caso di 53 aziende d’eccellenza, molte delle quali presenti nelle principali classifiche nazionali, come Fattoria Zerbina di Marzeno (della provincia di Ravenna), Drei Donà di Massa di Vecchiazzano (Forlì Cesena), Tre Monti di Imola e La Stoppa di Rivergaro (Piacenza). Sono arrabbiati i viticoltori che hanno sottoscritto l’appello. E se la prendono con la delibera appena approvata dalla giunta a inizio agosto, perché le motivazioni che hanno spinto viale Aldo Moro a questo ennesimo via libera, «hanno poco a che vedere con la stagione meteorologica», sostengono. In pratica, scrivo- no le 53 cantine, «il nostro amministratore dice: non preoccupatevi se l’uva non è matura in maniera uniforme. Andate in vigna, raccogliete tutto, bello e brutto, che poi sistemiamo con il MCR». E questo, per chi non vuole produrre un vino industriale («Milioni di bottiglie che rendono inefficaci gli sforzi di centinai di piccoli produttori che, invece, hanno scelto di fare vino in vigna », si lamentano i firmatari) può diventare un danno non da poco.

 

Le aziende chiedono sì un uso più moderato del mosto, ma volendo anche un approccio diverso al problema. Perché in casi di annate davvero sfortunate, piuttosto che utilizzare il mosto concentrato, si potrebbero rivedere i disciplinari, abbassando i limiti delle gradazioni previsti, per non più di 0,5 gradi. «E se non basta, la IGT o la DOC non si fa», non ci girano troppo attorno i produttori. Un grido arrivato forte e chiaro in Regione, tanto che ad ottobre la giunta è pronta a scrivere una nuova delibera per regolamentarne l’uso. «Conosco la lettera dei 53 produttori, e i loro non sono argomenti né banali né sbagliati», ammette l’assessore all’Agricoltura Simona Caselli. «È un uso legale, questo va detto, si tratta di una pratica permessa da tutte le regioni. Ma qui da noi dalla prossima vendemmia si cambia musica: l’uso del MCR non sarà più automatico ma solo legato agli andamenti climatici e alle curve di maturazione dell’uva», promette. Si tratta, spiega sempre la Caselli, «di una necessità che arriva in larga parte da aziende che producono vino sfuso». Non quelli d’eccellenza, che viale Aldo Moro vuole valorizzare sempre più. Per quest’anno però non si potrà fare molto. Un po’ perché il testo approvato dalla Regione è recente. E poi perché cambiare le regole in corso provocherebbe danni troppo grossi per chi ha deciso di anticipare la vendemmia.

 

( Fonte Corriere di Bologna )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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