È un bianco prodotto nel 1923 a Mendoza. L’enologo Gerardo Michelini lo ha imbottigliato ed è ormai una rarità da collezione.
Nei primi decenni del Novecento, produrre vino in Argentina era un mestiere nobile. Come riferisce El Clarin, poco si sa sui nomi che ci sono dietro alle bottiglie più antiche e più pregiate che oggi si trovano in alcune cantine. Tuttavia, molti di quei pionieri, senza volerlo e senza saperlo, hanno fatto la storia.
Quest’anno, per esempio, un Semillón del 1959 di Bodega Norton a Mendoza ha ottenuto l’ambito punteggio massimo di 100 punti dal critico James Suckling.
Un bianco, e Semillón, che invecchia così non è però l’unico. Lo sa bene l’enologo Gerardo Michelini che nel 2015 ne ha scoperto uno in un modo che descrive come «un miracolo». Come molti altri colleghi, acquista uva da viticoltori di fiducia per produrre alcuni dei suoi vini. Ha conosciuto così Hugo Manoni, 84 anni, proprietario di una fattoria a Tupungato, Mendoza, con vigneti che sono stati piantati nel 1890.
Hugo, che è alla terza generazione di viticoltori, e gli ha raccontato che nella sua casa conservava una vecchia botte di legno di castagno che custodiva un Semillón fatto da suo nonno. «È il mio tesoro più prezioso», sono state le parole di «don Hugo», come viene chiamato Manoni.
La curiosità di Gerardo si è subito scatenata e gli ha chiesto di provarlo.