I vini prodotti senza l’utilizzo di additivi rappresentano ormai una vera tendenza, e si moltiplicano le manifestazioni che li riguardano.
Quante volte vi è capitato, dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino la sera prima, di svegliarvi col mal di testa e una generale pesantezza? Spesso questi inconvenienti non sono dati dall’alcol contenuto nella bevanda, ma sono conseguenza di altre sostanze contenute nel vino, anche quando di alta qualità: soprattutto solfiti, tracce di fertilizzanti e prodotti chimici impiegati prevalentemente per massimizzare le produzioni e per aumentare i tempi di conservazione del vino. Di questo, tra le altre cose, sono convinti i promotori del vino naturale, che di giorno in giorno aumentano sempre di più e ormai, specie nelle grandi città, rappresentano una vera tendenza.
I vini naturali ricordano più il vino della vigna del nonno che quello delle grandi cantine, sono il frutto del lavoro di piccoli produttori sparsi per l’Italia, e hanno un gusto che differisce rispetto alla maggioranza dei vini commerciali che tendono, dicono i “naturalisti”, ad un certo appiattimento sotto il punto di vista organolettico. I grandi sommelier probabilmente non apprezzerebbero, il gusto è infatti meno classico, meno “pastorizzato” e molti vini naturali presentano residui dovuti all’assenza di filtrazione. D’altro canto questi vini sono vivi, sempre più amati dal pubblico, che li considera spesso più bevibili e digeribili di quelli tradizionali: gli spumanti con metodo interrotto, i Sur Lie, i bianchi e i rosati, questi ultimi così poco diffusi tra i vini classici italiani, a differenza di quanto capita in paesi come la Francia, sono i punti di forza di questa tendenza. Ma anche rossi di grande tradizione come Ruché e Grignolino piemontesi, che restano vini spettacolari anche e soprattutto vinificati col metodo naturale.
Le iniziative dedicate a questo genere di vini si moltiplicano in tutto il paese, come ViniVeri a Verona e VinErgie, che si svolge a Roma in questi giorni, nell’ambito del festival Eclettica al Parco delle Energie (zona Prenestina). Ogni sera, centinaia di persone, specie giovani, si avvicinano a questi vini di moda che in realtà vengono da una tradizione antica del nostro mondo contadino, alternando le bevute con concerti, spettacoli teatrali e altre manifestazioni; verrà proiettato anche il film “Resistenza naturale“, del regista Jonathan Nossiter, che racconta la viticoltura “naturale” in Italia, vista appunto come una “resistenza”. C’è infatti un lato “politico” (in senso lato) in questo tipo di “culto”: sulla pagina Facebook della manifestazione, che va avanti fino al 2 agosto, uno degli organizzatori, Alfonso Scarpato, racconta come “Terzo, partigiano e minatore, che mi ha insegnato il vino, nonostante gli dicessero ‘mettici questo nella vigna che fai più uva.. metti questo che si conserva meglio’ non hai mai utilizzato nulla. Da una parte perché questa roba costava molto e poi perché il vino gli veniva bene. E poi, se un anno gli veniva meno bene, era un anno più triste così come deve essere in un ambito naturale delle cose. Naturale come la nostra curiosità, fonte del nostro accrescimento culturale”.
( Fonte itenovas.com )
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