Categories: DEGUSTAZIONI VINO

VINI CHE RACCONTANO NULLA


 


Sono vini che racccontano se stessi ovvero raccontano nulla.


La battuta lho sentita più volte, a Bra, durante lultima edizione di Cheese nei vari laboratori di formaggi.


Mi ha incuriosito lo slogan, quanto mai azzeccato.


Quali sono questi vini?


Immaginiamo di assaggiarli: uno? Due? Dieci?


Ne basta uno.


Sono molto simili


Vediamo innanzitutto questi vini nei caratteri organolettici innanzitutto: Tutto al massimo,veramente al massimo.


Iniziamo dal colore : violaceo – inchiostro, il profumo deve essere giovane, giovanissimo, pertanto fruttato, vinoso, fresco.


Il Gusto : pieno, alcolico, corposo, estratto oltre i 40 grammi, un vino così deve essere necessariamente morbido, morbidissimo, quasi dolce!


Il termine esatto è vini concentrati .


Detti vini che cosa raccontano al consumatore ?.


La loro origine? Il territorio di alta vocazione? Una precisa identità? Consolidate tradizioni legate a personaggi carismatici


Nulla, nulla.


Anche letichetta non dice molto, il vitigno è un incognita, spesso il nome è di fantasia.


Per rispettare una precisa filosofia produttiva si è perso quasi tutto per strada, si è lasciato molto nel vigneto e soprattutto in cantina ci interessava solo la spasmodica ricerca del massimo, del nuovo, per rispondere a presunte esigenze di un mercato tremendamente instabile o incerto.


Infatti che cosa troviamo nel bicchieri ? Colori nero-violacei -impenetrabili alla vista, quindi anonimi, profumi obbligatoriamente standardizzati sul banale boisè, un sapore pieno, forte, fortissimo, abbastanza carente come finezza ed eleganza, un sapore troppo uniforme da Trento ad Agrigento.


*********


Detti vini concentrati rispondono a sacrosante esigenze di mercato? Chi lo mette in dubbio.


Mi chiedo pure come reggeranno la concorrenza internazionale del cosiddetto mercato globale? un pregiato Dolcetto di Dogliani o dAlba se rappresentativo di vitigno e territorio lo si produce per fortuna solo ad Alba, Dogliani e dintorni, un grande, mitico vino rosso superiore super concentrato,supertutto insomma lo si produce dappertutto.


Ma occorre anche valutare, con attenzione, una serie di gravi problematiche legate a questa filosofia produttiva.


Forse è il caso di sollevare alcuni problemi etico-legali riguardo certe tecnologie cantina


È il caso di riflettere


Un esempio : si possono usare indistintamente lieviti selezionati oppure preparazioni enzimatiche in vinificazione? E noto che variano sensibilmente la tipicità del mosto.


Un altro esempio :saranno tutte eccezionali le future vendemmie ? Le distingueremo


ancora?


Ormai non cè più limite alle tecnologie di cantina : osmosi, concentrazioni, flash-detende -uso massiccio della barrique e-o dei trucioli e simili ove permessi.


Inoltre, ed è molto preoccupante: viti, lieviti e batteri transgenici, quindi modificati geneticamente sono alle porte.


E auspicabile, forse, una regolamentazione di legge?


I vini ottenuti con luso massiccio e indiscriminato di moderne biotecnologie saranno senzaltro pieni, corposi, complessi,ma difficilmente esprimeranno eleganza e finezza, ( questi saranno sempre piu in futuro, a mio avviso, i parametri qualitativi che faranno la differenza tra ottimi vini e  GRANDI VINI !!! nota di Roberto Gatti ) più consone a vini normali.


Ma sopratutto stanno perdendo quanto di più bello e meraviglioso ha un vino: la sua precisa identità che è solo espressione di vitigno e di territorio

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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