Sono vini che racccontano se stessi ovvero raccontano nulla.
La battuta lho sentita più volte, a Bra, durante lultima edizione di Cheese nei vari laboratori di formaggi.
Mi ha incuriosito lo slogan, quanto mai azzeccato.
Quali sono questi vini?
Immaginiamo di assaggiarli: uno? Due? Dieci?
Ne basta uno.
Sono molto simili
Vediamo innanzitutto questi vini nei caratteri organolettici innanzitutto: Tutto al massimo,veramente al massimo.
Iniziamo dal colore : violaceo – inchiostro, il profumo deve essere giovane, giovanissimo, pertanto fruttato, vinoso, fresco.
Il Gusto : pieno, alcolico, corposo, estratto oltre i 40 grammi, un vino così deve essere necessariamente morbido, morbidissimo, quasi dolce!
Il termine esatto è vini concentrati .
Detti vini che cosa raccontano al consumatore ?.
La loro origine? Il territorio di alta vocazione? Una precisa identità? Consolidate tradizioni legate a personaggi carismatici
Nulla, nulla.
Anche letichetta non dice molto, il vitigno è un incognita, spesso il nome è di fantasia.
Per rispettare una precisa filosofia produttiva si è perso quasi tutto per strada, si è lasciato molto nel vigneto e soprattutto in cantina ci interessava solo la spasmodica ricerca del massimo, del nuovo, per rispondere a presunte esigenze di un mercato tremendamente instabile o incerto.
Infatti che cosa troviamo nel bicchieri ? Colori nero-violacei -impenetrabili alla vista, quindi anonimi, profumi obbligatoriamente standardizzati sul banale boisè, un sapore pieno, forte, fortissimo, abbastanza carente come finezza ed eleganza, un sapore troppo uniforme da Trento ad Agrigento.
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Detti vini concentrati rispondono a sacrosante esigenze di mercato? Chi lo mette in dubbio.
Mi chiedo pure come reggeranno la concorrenza internazionale del cosiddetto mercato globale? un pregiato Dolcetto di Dogliani o dAlba se rappresentativo di vitigno e territorio lo si produce per fortuna solo ad Alba, Dogliani e dintorni, un grande, mitico vino rosso superiore super concentrato,supertutto insomma lo si produce dappertutto.
Ma occorre anche valutare, con attenzione, una serie di gravi problematiche legate a questa filosofia produttiva.
Forse è il caso di sollevare alcuni problemi etico-legali riguardo certe tecnologie cantina
È il caso di riflettere
Un esempio : si possono usare indistintamente lieviti selezionati oppure preparazioni enzimatiche in vinificazione? E noto che variano sensibilmente la tipicità del mosto.
Un altro esempio :saranno tutte eccezionali le future vendemmie ? Le distingueremo
ancora?
Ormai non cè più limite alle tecnologie di cantina : osmosi, concentrazioni, flash-detende -uso massiccio della barrique e-o dei trucioli e simili ove permessi.
Inoltre, ed è molto preoccupante: viti, lieviti e batteri transgenici, quindi modificati geneticamente sono alle porte.
E auspicabile, forse, una regolamentazione di legge?
I vini ottenuti con luso massiccio e indiscriminato di moderne biotecnologie saranno senzaltro pieni, corposi, complessi,ma difficilmente esprimeranno eleganza e finezza, ( questi saranno sempre piu in futuro, a mio avviso, i parametri qualitativi che faranno la differenza tra ottimi vini e GRANDI VINI !!! nota di Roberto Gatti ) più consone a vini normali.
Ma sopratutto stanno perdendo quanto di più bello e meraviglioso ha un vino: la sua precisa identità che è solo espressione di vitigno e di territorio
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