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SENSAZIONI
Li ho precettati tutti quelli che producono uno dei più straordinari vini dolci italiani, il raro e prezioso Vin Santo di Vigoleno. Privo di accostamenti con altri vini da dessert, poco ortodosso nei modi, si stacca dal resto del mondo per entrare in uno dei tanti microcosmi misconosciuti della nostra provincia. Si nasconde tra vecchie vigne malcurate e intensi odori padani, a due passi dallisolamento appenninico e a tre dal casino delle città emiliane, tra le più industrializzate del Paese. È stato un incontro di quelli che mi piacciono e che giudico riuscito. Un viaggio fuori dai miei soliti itinerari. Unesperienza che mi tengo stretta.
Da queste parti amano particolarmente i sapori forti. Al di là dal confine con la provincia di Parma si produce il mitico Parmigiano, mentre qui ci si accontenta di una grattatina di Grana, giusto per rimanere in tema di campanili. E tanto per non farci mancare proprio nulla, allora cito un altro vicino eccellente, l Aceto Balsamico di Modena, quello stravecchio, originale, caro come loro e denso come il miele.
Tanto per darvi una dritta, siamo in posti dove la carne è quella del maiale, le bollicine quelle del Gutturnio ( ma si sente ancora il profumo, vinoso, dei numerosi Lambrusco che si alternano lungo la via Emilia) e i ritmi, quelli sì, realmente contadini. Sarà per questo che il mercato del vino, quello che conta, qui non lhanno voluto. Hanno fretta È un mondo a parte. Parallelo e ugualmente dignitoso. Il Vin Santo di Vigoleno ci mette cinque, sei anni perché maturi per bene. Lui è cresciuto con i tempi e leducazione di queste Terre. E la gente non lo conosce. Poi cè anche una questione di numeri. Attualmente gli ettari dedicati alla produzione di questo vino sono solo due. In futuro, magari, arriverà a cinque, ma non di più. Cifre lillipuziane, quasi comiche, ma che ispirano simpatia. E che sono sufficienti a continuare una splendida tradizione. Piccole cose, certo, ma pure tra quelle che aiutano a campare
I DATI DA CONSERVARE
Bottiglie prodotte: 3000 bottiglie circa- da 0,5 litri
Ettari vitati: 2 ( in futuro si arriverà a 5 ettari complessivi)
Invecchiamento: di almeno 4 anni in caratelli e/o barrique
Denominazione: dalla vendemmia 1996 il Vin Santo di Vigoleno è una delle tante tipologie previste dalla Doc Colli Piacentini.
Grado alcolico minimo complessivo: in genere lalcol svolto non è mai inferiore 14% del volume complessivo.
Le uve utilizzate: Santa Maria, Melara, Bervedino, Marsanne, Sauvignon, Ortrugo, Trebbiano. Ai tempi del riconoscimento DOC del Vin Santo di Vigoleno la Santa Maria e la Melara non erano ancora riconosciuti dalla provincia, ma ben presenti in questo territorio. Queste due varietà rappresentano la base dei Vin Santo di Vigoleno ( nella consuetudine, oltre il 60% del totale) anche se, paradossalmente, non sono riportate nel disciplinare di produzione che a questo punto andrà modificato. È vietato lutilizzo di varietà aromatiche.
Il sistema di allevamento: Guyot alla piacentina, con uno sperone ed un tralcio, un braccio a monte e uno a valle, 10 gemme per tralcio ( anche meno sulla Santa Maria e sullOrtrugo). I vecchi vigneti erano piantati a 2000 ceppi per ettaro; oggi le nuove vigne si impiantano a 4000 piante per ettaro ( 2.50×1.40).
La vendemmia: è complicata, visto che prevede unattenta cernita delle uve compiuta in più passaggi, perché numerose sono le varietà che entrano nella composizione del Vin Santo di Vigoleno. Vendemmia a scalare, con i grappoli più belli ( quelli adatti allappassimento) che in genere si raccolgono prima di quelli destinati alla produzione di vino fresco.
Di solito si comincia con la raccolta della Santa Maria e poi, progressivamente, tutti gli altri. La Santa Maria presenta acini ovali, grappolo spargolo, di media grandezza, a maturazione relativamente precoce; la Melara ha il grappolo più piccolo della Santa Maria, più compatto ( anche se per lappassimento si scelgono i più spargoli), acino grosso, buccia sottile e alta sensibilità al marciume e alla botrytis. Queste due uve hanno un potenziale zuccherino così elevato che se non fossero accompagnate da altre varietà meno zuccherine, il vino che se ne ricaverebbe sarebbe certamente stucchevole. Le altre varietà diluiscono un po il patrimonio zuccherino, favorendo una necessaria bevibilità.
Vinificazione: in genere a Natale. Lappassimento avviene in cassette di plastica di rado su graticci, ancora meno appesi alla moda del Torcolato- posti in solai o granai delle vecchie case di campagna. Si torchia a grappolo intero per favorire lo sgondro. Il mosto va direttamente in tini dacciaio per la decantazione. Intanto si depura il mosto dalle muffe. Tale processo dura una settimana. Dopodiché il mosto si porta in legno, le botti vengono tenute scolme e si travasa un paio di volte allanno. Non si utilizza mai solforosa, né in vinificazione, né in imbottigliamento. Territorio di produzione: il territorio comunale di Vernasca, tra il torrente Stirone e il torrente Ongina. I nuovi confini sono stati tracciati con lesordio del Vin Santo di Vigoleno tra