Continua la serie dei Grandi della Viticoltura Italiana, e dopo Mario Schioppetto, Livio Felluga, Antonio Argiolas è oggi la volta del Re dell’ Amarone , come viene chiamato, Romano Dal Forno.
Il Re dell’Amarone
Continua la serie dei Grandi della Viticoltura Italiana, e dopo Mario Schioppetto, Livio Felluga, Antonio Argiolas è oggi la volta del Re dell’ Amarone , come viene chiamato, Romano Dal Forno.
Ogni appassionato di vino italiano conosce, o dovrebbe conoscere Romano dal Forno, se non personalmente, almeno di fama e di nome. Ho letto molto su questo viticoltore della Valle d’ Illasi, che è riuscito dopo anni di ricerche, sperimentazioni, innovazioni, con tenacia e sacrificio a diventare uno dei piu’ prestigiosi e famosi viticoltori italiani oggi presenti sulla scena mondiale.
STORIA DELLA CANTINA IN DETTAGLIO:
STORIA DELLA PROPRIETA’
STORIA DEL TERRITORIO
ASPETTI ARCHITETTONICI E CULTURALI DI PARTICOLARE IMPORTANZA.
L’azienda agricola Romano Dal Forno si trova in Val d’Illasi, una valle ad est di Verona che, insieme a molte altre, costituisce la nervatura della catena dei Lessini, quel gruppo collinare a forma di ventaglio che protegge la città a nord e che ha come punto d’incontro di tutte le valli il gruppo del Carega, situato appunto a nord dei Lessini.
La Val d’Illasi, in particolar modo, si snoda in direzione nord-sud e costituisce la naturale via di accesso al gruppo del Carega, situato a nord di essa, e che quindi da quest’ultimo viene protetta; ha una forma conica e, a partire dalla pianura, via via si restringe fino a diventare quasi una valle alpina più o meno all’altezza di Selva di Progno.
L’azienda agricola è ubicata all’incirca a metà della valle dove le colline che ne delineano i contorni hanno appena iniziato ad elevarsi verso i monti e la valle appare quindi larga ed estremamente soleggiata.
Se le zone più a sud della valle sono state spesso adibite a coltivazioni come quella dei cereali e dei foraggi, anche in relazione alla diffusione dell’allevamento, la parte più a nord, quella dove è situata l’azienda, principalmente a causa dell’altitudine (290mslm), è stata da sempre più vocata alla produzione del vino e dell’olio.
Da almeno quattro generazioni la mia famiglia possiede le proprietà sulle quali oggi vive la mia azienda e da almeno tre produce vini. Un ruolo fondamentale nella storia della proprietà lo ha svolto mio nonno Luigi il quale, dopo che la proprietà, per motivi ereditari, era stata frammentata e divisa tra vari fratelli, era riuscito a ricostituirne l’unità dando ad essa una prima impronta produttiva di stampo vinicolo.
Venivano ovviamente mantenuti terreni a seminativi per il sostentamento degli animali che all’epoca erano l’unica forza motrice dell’azienda. Il nonno era conosciuto nella zona, oltre che come stimato produttore e talvolta venditore di vini di buona qualità ad uso familiare, anche come estimatore ed intenditore di questo prodotto, tant’è che quando ho intrapreso la strada odierna nella produzione del vino molti hanno visto nel nonno un precursore di questa mia inclinazione.
Mio padre ha proseguito l’attività in un’epoca di grandi cambiamenti che per la valle hanno significato nascita delle piccole industrie (nel secondo dopoguerra) e conseguente abbandono delle campagne, oltre alla svalutazione, sia nell’immagine che nel reddito, del lavoro agricolo.
Era subentrata inoltre, in questo periodo, la globalizzazione del mercato con tutti i problemi conseguenti per un’agricoltura non all’avanguardia, e quindi il bisogno di investire capitali per l’acquisto di macchinari necessari alla meccanizzazione del lavoro. Mio padre inizia quindi un’attività per terzi allo scopo di far quadrare il bilancio senza così dare un particolare impulso all’impresa agricola preesistente, questo con l’intento di differenziare la propria attività lavorativa, anche a causa di ripetute annate in cui la grandine aveva rovinato il raccolto determinando quindi una certa sfiducia nelle possibilità dello sviluppo del settore vinicolo.
Ho iniziato a produrre vini nel 1983 dopo un periodo di incertezza sull’attività che intendevo svolgere, e dopo alcuni contatti proficui con il mondo dei vini di qualità che mi ha convinto ad intraprendere questa strada. Nel 1990 ho avviato il grande progetto della costruzione della cantina e della casa che attualmente è la sede dell’azienda oltre che il mio domicilio.
Ho inteso seguire, nella scelta del progetto, lo stile di alcune ville padronali dell”800 della zona, sia perché mi sembrava si adattasse all’ambiente nel quale sorgeva e all’attività della quale doveva essere immagine, sia perché rispondeva ad alcuni caratteristiche strutturali che rispecchiavano la mia filosofia produttiva, quali la solidità, la durata nel tempo, la complessità, l’amore per materiali naturali, il rispetto per la storia e le tradizioni.
Dall”83 ad oggi ho prodotto ventidue annate di Amarone, vale a dire tutte, escluse il 1984, il 1992, il 2005 e il 2007: di queste, diciotto sono già state commercializzate ed una, il 2003 lo è quest’anno; ho prodotto inoltre venticinque annate di Valpolicella escludendo solo la vendemmia ’84: di queste, venti sono già state commercializzate ed il 2004 lo è quest’anno.
LA MIA VISITA
Ho voluto incontrare Il Sig. Romano Dal Forno, nella sua nuova e stupenda cantina in località Lodoletta di Illasi, in fase di ultimazione, dal momento che mi trovavo in zona per motivi di lavoro, e cosi’ previo appuntamento sono stato ricevuto dalla moglie, che mi ha accompagnato in cantina, dove il sig. Romano stava lavorando. Non nascondo una leggera emozione, che mi ha preso prima di questo incontro, perché non sapevo come mi avrebbe accolto e ricevuto questo grande viticoltore di Illasi.
La schiettezza, la disponibilità, la normalità, il parlare come si suol dire “ con i piedi ben piantati per terra “ e l’umanità sono state le doti che piu’ di altre mi hanno positivamente colpito, oltre naturalmente ad una grande e profonda conoscenza del proprio lavoro.
Ho chiesto al Sig. Romano di raccontarmi come fosse nata questa sua avventura nel mondo del vino. Inizia da lontano quando il papà contadino lavorava da sempre i suoi 7 ha di vigneti di proprietà, conferendo le uve alle cantine sociali, e cosi’ a solo 22 anni decide di intraprendere la sua avventura, ma piu’ che altro per gli amici ed a uso famigliare.
L’incontro come spesso avviene nella vita, ( ma che secondo me bisogna anche cercare a volte) , è stato puramente casuale e cosi’, un giorno su uno scaffale di un mobile d’epoca, il giovane Romano nota una bottiglia con una etichetta scritta a mano. “ Quintarelli “ era scritto, ed allora con l’ingenuità dei 20 anni, chiese al titolare della bottiglia : “ Ma chi è Quintarelli “ ? Vi lascio immaginare la risposta attonita dell’interlocutore, perché sarebbe come chiedere oggi “ Chi è Angelo Gaja, o Tasca d’ Almerita, o Biondi e Santi ecc, “.
Il giovane Romano impressionato dall’alone di fama che circondava questo produttore della Valpolicella Classica, cercò in ogni modo di arrivare al cospetto del “ Grande Quintarelli “, anima storica in zona Amarone classico, e parlare, ed ancora riparlare con lui, per capire come lui intendesse il suo amarone, fino ad entrare in simbiosi con “ Il Grande vecchio “, tanto da riconoscerlo oggi come “ Il Suo Padre putativo e spirituale “.
Ma non bastavano questi scambi di idee ed informazioni con Quintarelli, bisognava capire, provare, sperimentare, compiere qualche viaggio in Francia, in Toscana dove l’uso delle barriques avveniva già da molti anni, perché Dal Forno aveva già intuito che bisognava andare avanti, e cercare di produrre un prodotto al passo con i tempi. Oggi gli impianti in vigna contano fino a 10/12 mila ceppi/ha, in cantina ci sono solo barriques francesi, e vengono impiegate tutte le moderne tecnologie disponibili.
Una prerogativa concettuale del sig. Romano, è sempre stata, ed ancora oggi rimane, il raggiungimento della piu’ alta qualità possibile, con i suoi terreni e le sue piante, senza mai stravolgere questo concetto fondamentale, nemmeno per altri scopi commerciali, a tal punto che nel 2005 la produzione dell’amarone non è stata fatta.
Oggi in azienda sono entrati i tre giovani figli maschi, ed il desiderio del sig. Romano è che gli stessi possano seguirlo e continuare in questa meravigliosa avventura , che da sogno è diventata realtà.
Appena nato da un mese anche il primo nipote, sempre maschio, per cui si spera vivamente in una prosecuzione dell’opera intrapresa ed ormai consolidata.
I VINI
I vini in produzione sono solo due : un Valpolicella ed un amarone, e solamente nelle annate particolarmente felici, viene prodotto un Igt Vino Rosso dolce appassito “ Vigna Serè “, versione ferma.
Ho potuto degustare, con prelievi di botte( barriques ), i due vini aziendali:
Valpolicella 2005
Bel colore rubino , brillante; la prerogativa che piu’ di ogni altra mi ha colpito di questo vino, è stata sicuramente la “ florealità “ ed eleganza al naso, seguita da una beva elegante, con tannini fini e già bene integrati : un signor Valpolicella;
Amarone 2004- gr. 16-
Mi diceva il sig. Romano dal Forno, che questo millesimo, a suo avviso è stato uno dei migliori in senso assoluto di tutta la sua produzione, ed uscirà sul mercato nel gennaio 2010, circa tra un anno:
Rosso rubino, in tonalità scura ; naso di grande impatto olfattivo: frutta fresca, ( mai cotta ), cioccolato in sottofondo, molto intenso; in bocca si è rivelato di estrema finezza, eleganza, piacevolezza : un grande amarone, forse il migliore mai degustato in senso assoluto.
Ogni componente era in perfetto equilibrio, l’alcol seppure presente in maniera consistente, non si avvertiva, ben fresco e pimpante, i tannini di grana fine e già integrati, un vino che nulla ha da invidiare ai migliori Premier Gran Cru Classè di Francia, che durerà molti e molti anni ancora ( 20/30 /40…..).
Un vino che si esprime su toni decisamente eleganti e molto fini, piuttosto che sull’opulenza e la forza : un vino “ dal pugno di ferro in un guanto di velluto “, e che velluto signori miei, in questo caso possiamo parlare di pura seta orientale.
CONCLUSIONI
Devo dire che, come ho letto non tanto tempo fa, la differenza tra gli ottimi vini ed i GRANDi Vini, la fanno solo i particolari e non le cose eclatanti : dopo il prelievo di botte ( parliamo di 15/20 cc di vino ) il sig. Romano ha rabboccato con lo stesso vino prelevato da una bottiglia, poi ha iniettato sull’apertura della barrique del gas inerte, per preservare il vino, ed evitare cosi’ ogni piu’ piccola ossidazione e/o alterazione.
In ultima battuta, mi diceva il sig. Romano Dal Forno, che lui preferisce degustare a piccoli sorsi il suo amarone, a fine pasto, al massimo con qualche scaglietta di Parmigiano Reggiano ben stagionato 24/30 mesi, ma ancora meglio “ da meditazione “: una bottiglia in quattro si involerà facilmente, regalando emozioni allo stato puro.
Condivido il pensiero, ogni cibo in abbinamento ne potrebbe pregiudicare ogni piu’ piccola sfumatura sensoriale, e sarebbe un vero peccato.
Che dire ancora, solamente che è stata una piacevolissima giornata, oltre al fatto di avere degustato due Grandi vini, di avere conosciuto da vicino questo bravo viticoltore della valle d’ Illasi, che si è concesso senza riserve, raccontandomi in tre ore, che sono volate, tutto il percorso della sua vita di produttore.
Un uomo, che insieme alla moglie, ha saputo costruire qualcosa di importante, facendo conoscere il vino italiano in tutto il mondo, ma mantenendo quella semplicità, naturalezza e spontaneità che è prerogativa solo delle brave e grandi persone : Romano Dal Forno è una di queste : UN GRANDE DELLA VITICOLTURA ITALIANA.
Grazie sig. Romano Dal Forno per questa coinvolgente esperienza degustativa, e soprattutto umana, che non scorderò facilmente.
Roberto Gatti
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