Glocal, indubbiamente, lo sono i due fratelli Marco e Roberto Costa che conducono l’azienda agricola Teo Costa di Castellinaldo, nel Roero (Cuneo). Perché il 30% del fatturato – intorno ai 2,5 milioni di euro – deriva dall’export.
Ma in controtendenza con l’andamento generale, loro puntano soprattutto sul mercato italiano. Sia per quanto riguarda i vini, che rappresentano la principale attività dell’azienda, sia per l’allevamento allo stato brado di suini neri.
Recupero della vecchia razza Cavour
Teo Costa coltiva complessivamente 50 ettari di vigneti, concentrati tra Castellinaldo e Castagnito, con 3 ettari a Barolo e 2 a Barbaresco. Ma non tutti i terreni dell’azienda sono adatti alla vite. Così, in quelli marginali, da un anno è stato avviato l’allevamento dei suini, per il recupero della vecchia razza Cavour particolarmente diffusa in Piemonte sino agli Anni 30 e 40.
Maiale nero in allevamento da Teo Costa
Suini dal manto nero e collare e faccia bianchi, frutto di una selezione che conduca alla salvaguardia della specificità della razza. Al momento si sta lavorando con una decina tra verri e fattrici e con una trentina di piccoli. Ma l’obiettivo è di arrivare alla produzione di carni e salumi a basso impatto ambientale.
Progetto Libera Natura
Nel frattempo si rafforza anche la parte vitivinicola. Con una produzione complessiva che sfiora le 500mila bottiglie tra rossi (60%) e bianchi (40%). In particolare vengono ottenute 80mila bottiglie di Roero Arneis, 60mila di Nebbiolo d’Alba, 45mila di Barbera Castellinaldo mentre per il Barolo si arriva alle 22mila bottiglie. Anche su questo fronte Teo Costa – che occupa una ventina di addetti – punta sugli aspetti naturali.
Dopo aver avviato, in passato, la produzione di vini senza anidride solforosa aggiunta, negli ultimi anni l’azienda del Roero fa parte, insieme ad altre imprese agricole di Castellinaldo, del progetto Libera Natura: un accordo tra produttori finalizzato a ridurre drasticamente gli interventi chimici nella coltivazione del vigneto e nella produzione del vino e ad incrementare la fertilità naturale dei terreni vitati.
Quanto alla commercializzazione, il Piemonte resta il primo mercato, ma le esportazioni hanno come principali destinazioni Stati Uniti e Cina. Sempre all’insegna di un glocal che predilige l’aspetto locale.
( Fonte http://food24.ilsole24ore.com/ )