Home Arrabbiature Tentata frode in commercio, presidente del Consorzio del Barolo patteggia 4 mesi

Tentata frode in commercio, presidente del Consorzio del Barolo patteggia 4 mesi

Ha vinificato uve nebbiolo da Barolo a Dogliani, fuori dal territorio previsto dal disciplinare. Stessa pena al fratello contitolare della cantina

 langhe-3

 

Il presidente del Consorzio di tutela del Barolo, Orlando Pecchenino, ha patteggiato 4 mesi di reclusione con la condizionale per tentata frode in commercio e falso. La stessa pena è stata inflitta al fratello Attilio, contitolare dell’azienda agricola di famiglia a Dogliani, in borgata Valdiberti. La sentenza è stata emessa dal gip del Tribunale di Asti, Federico Belli.

 pecchenino-e-ratti-1-678x381

( a sx Pecchenino, a dx l’ex presidente  Ratti ) 

CONTROLLO DEI NAS

 

I fatti risalgono all’ottobre del 2016, quando i Nas di Alessandria effettuarono un controllo nelle due cantine dei fratelli Pecchenino a Monforte e Dogliani, contestando loro di aver effettuato operazioni di vinificazione e invecchiamento di varie annate di vino destinato a diventare Barolo al di fuori dalla zona di produzione.

 

 

 

La sentenza ha stabilito che «entrambi compivano atti idonei consistiti in primis nel classificare come vino atto a diventare Barolo Docg 142,87 ettolitri di vino annata 2013, 168 ettolitri di vino annata 2014 e 150 ettolitri di vino annata 2015 in violazione al relativo disciplinare di produzione, poiché le operazioni di vinificazione delle uve nebbiolo da Barolo non erano state effettuate nel territorio tassativamente stabilito dal disciplinare di produzione», bensì nella cantina di Dogliani. Inoltre, «attestavano falsamente in atto pubblico che la vinificazione delle uve nebbiolo da Barolo avvenissero presso la cantina ubicata in Monforte d’Alba affinché il vino ottenuto potesse acquisire la denominazione Barolo Docg». Il gip ha disposto anche la trasmissione all’Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaf degli atti relativi per eventuali sanzioni amministrative.

 

 r4d8nszy2264-29870-kmc-u11012010230478a3e-1024x576lastampa-it

 

È doveroso precisare che non è mai stata messa in discussione l’ottima qualità del vino in questione: si tratterebbe di soli pochi chilometri di distanza tra le due cantine, ma sufficienti per superare il confine stabilito dal rigido disciplinare e per mettere in imbarazzo chi, come Orlando Pecchenino, è stato chiamato a presiedere il Consorzio di tutela del Barolo.

 

 

images 

«La scelta di patteggiare è stata un compromesso al quale abbiamo dovuto sottostare per la sopravvivenza dell’azienda – dice l’avvocato Luisa Pesce del foro di Asti, che ha difeso i due fratelli -. Abbiamo rinunciato a presentare le nostre difese volte a dimostrare l’estraneità alle accuse, a vantaggio di rientrare nella disponibilità del prodotto per poter proseguire nell’attività». Le tre annate, infatti, sono state dissequestrate e potranno essere regolarmente commercializzate in parte come Barolo Docg e in parte come Langhe Nebbiolo Doc.

 

 

 

 

 

Ma se la vicenda giudiziaria si è conclusa, bisognerà vedere come reagirà il mondo del vino più prestigioso di Langa e se ci saranno ripercussioni sull’importante ruolo di presidente del Consorzio di tutela.

 

 

( Fonte La Stampa )