A causa dei vari passaggi nella distribuzione, il prezzo al consumo di una bottiglia può aumentare 3 o 4 volte
( nella foto il collega Michael Schaefer, conosciuto a Berlino in sede di concorso, poi a Strasburgo ed in giro per il mondo vinicolo )
Quello statunitese rappresenta il primo mercato di consumo mondiale per il vino, con un quantitativo annuo di 30 milioni di ettolitri bevuti, oltre 3.300 milioni bottiglie vendute, per un giro d’affari che supera i 40 miliardi di dollari.Una piazza di fondamentale interesse, se si considera, poi, che oltre il 25% dei vini distribuiti negli Stati Uniti è d’importazione e l’Italia, con 2,4 milioni di ettolitri, ne è il primo Paese esportatore. Difficile, però, per i produttori arrivarci autonomamente, a causa di normative differenti, in alcuni casi figlie del proibizionismo, nei 50 Stati, e del complesso sistema distributivo.«La distribuzione è infatti a tre livelli», ha spiegato Michael Schaefer giornalista ed esperto di vini in Usa e Canada, all’incontro organizzato da Coldiretti Verona.
«Tutti i vini importati negli Usa devono passare dal fornitore al grossista, per finire, al rivenditore finale. Questi passaggi, con l’aggiunta dei costi di trasporto, stoccaggio e delle tasse, hanno un’incidenza sul prezzo finale, in media almeno 3 o 4 volte il prezzo di partenza». Una bottiglia di vino che in Italia ha un prezzo in cantina di 6 euro, tra i vari passaggi, costerà negli Usa tra 16,50 e 19 dollari in negozio e tra i 31 e 42 dollari al ristorante.Chi vuole affrontare il mercato Usa deve sapere che sono molto importanti per i consumatori le valutazioni assegnate ai vini dalle riviste di settore. «Fondamentale anche che il prodotto sia già disponibile in Usa prima di ottenere recensioni sulle riviste specializzate», precisa Schaefer, «gli americani, infatti, se non trovano subito il vino di cui hanno letto, poi se ne dimenticano». Attenzione alle etichette che devono essere chiare e di facile comprensione per i vini venduti nelle enoteche o nei supermarket. Diverso il caso dei ristoranti dove c’è una carta dei vini e qualcuno di esperto che può dare spiegazioni. «Un aspetto che gli americani apprezzano è conoscere i produttori di persona a degustazioni ed eventi», racconta il giornalista, «per spiegare le particolarità del vino e rimanere ben impresse nelle loro menti».
( Fonte larena.it )