Sono 55 ad oggi le ” esposizioni “del made in Italy, ovvero i siti di interesse delle eccellenze italiane, secondo il nuovo motore di ricerca Google Cultural Institute, consultabili al link :
http://www.google.com/culturalinstitute/browse/?q.8129907598665562501=148888994&q.openId=media_type&projectId=made-in-italy&v.filter=exhibits&v.refine&hl=it
Nell’articolo che riporto sotto viene evidenziata una ” mancanza o dimenticanza ” di rilievo per quanto riguarda la Lucania, dove nella zona del Vulture viene citato solamente l’olio di oliva e non i magnifici vini che qui si producono, uno su tutti l’ Aglianico del Vulture, di cui ne ho scritto recentemente al link :
https://www.winetaste.it/aglianico-del-vulture-la-forza-il-sole-e-la-schiettezza-del-sud/
Buona lettura
Roberto Gatti
Aperta una nuova piattaforma dedicata a gastronomia e artigianato d’Italia, ma le voci sulla Basilicata sono poche. La voce sul Vulture è dedicata soltanto alla produzione dell’olio, ma del vino nessuna traccia.
POTENZA – Non è la prima volta che i grandi colossi del web si interessano al territorio italiano per promuoverlo nel mondo e agli stessi italiani. Un caso fu quell’enerme fotografia di Matera che campeggiava sulla home page di Bing, il motore di ricerca della Microsoft principale concorrente di Google nel settore. Adesso è lo stesso gruppo di Mountain view che ha deciso di occuparsi della Basilicata, così come del resto d’Italia, alla ricerca di particolarità, aspetti, specialità culinarie e artigianali e storie che differenziano il Belpaese. Così adesso Google ha dedicato una pagina all’Italia e alle sue particolarità, si accede tramite l’indirizzo “google/madeinitaly ed è corredata da una mappa geografica con alcuni punti raggiungibili.
Si tratta di una collaborazione nazionale fatta con Unioncamere fatta apposta per promuovere il made in Italy e ha chiamato a raccolta i consorzi e le camere di commercio di tutta Italia, Basilicata compresa. Ma in questo caso si potrebbe incappare anche in grossi scivoloni, o spaventose mancanze che di fatto hanno costruito l’identità di un territorio così differenziato come quello della Basilicata. Nel sito ci sono soltanto tre voci consultabili, la prima racconta delle ceramiche di Calvello, il secondo si concentra sul Vulture e il terzo sulla tradizione dei timbri del pane a Matera. Diciamo che manca tantissimo però le tre voci sono indicizzate con una grafica orizzontale ricca di immagini che effettivamente può servire da strumento di promozione delle particolarità regionali. E così la voce delle ceramiche di Calvello parte dalla sua fondazione storica attorno al 1200 con l’arrivo dei Benedettini di Faenza che introdussero l’utilizzo dell’argilla fino a chiudere la timeline con una panoramica del territorio di Calvello. Discorso un po’ più complesso quello che riguarda il vulture, racchiuso in una sola voce, quella che riguarda esclusivamente l’olio d’oliva. Da questo punto di vista la Camera di commercio sembra essersi dimenticato che il territorio del Vulture, oltre ad avesere bellissimi luoghi e una storia importantissima è anche uno dei luoghi più importanti per quanto riguarda la produzione del vino.
E così in questa timeline virtuale ci sono, sì, bellissimi scorci dei laghi di Monticchio, gallerie fotografiche del castello federiciano di Melfi ma la voce, curata dal consorzio di tutela olio extravergine dop Vulture, si ferma soltanto ad una delle importanti produzioni della zona, quello dell’olio, partendo proprio dalle prime colture trasferite dall’Asia minore attorno al 65 avanti Cristo. Certo, in questa voce si può scoprire i tempi e le modalità di raccolta delle olive e il successivo trattamento, ma dell’Aglianico del Vulture, orgoglio regionale, non c’è assolutamente traccia.
E questo è un primo limite se si pensa che l’intera piattaforma di Google è pensata appositamente per promuovere le imprese e incentivare in un certo senso la promozione attraverso il web, oltre che a tentare un approccio “turistico” per quanto riguarda il cibo e l’artigianato nazionale. E poi l’ultima voce, quella che riguarda i famosi “timbri del pane” che hanno fatto in un certo senso la storia di questa parte del territorio lucano. E così si può leggere della tradizione pastorale nata “per distinguere il pane di ogni famiglia”. E da qui poi si arriva ad una breve descrizione dei Sassi e della storia di una città candidata a capitale della Cultura per il 2019. Ma Matera è l’unica che può vantare una ulteriore voce dedicata al suo territorio, ed è quella che riguarda i mastri cartapestai che ogni anno preparano il carro trionfale. Per il resto della Basilicata non c’è più nulla. Dunque dicevamo che le voci sono scritte in collaborazione con il ministero delle politiche Agricole e Forestali e delle camere di commercio del territorio, ma tra le tante cose che possono essere esplorate nella home page del progetto ne manca una importantissima: la possibilità di estendere grazie anche all’intervento di esperti ed utenti, perché la sensazione è quella di un portale ben organizzato ma fin troppo “istituzionale” e che purtroppo non tiene conto di troppe cose.
( Fonte ilquotidianoweb )
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