Gianfranco Soldera, il produttore di Brunello di Montalcino Case Basse, famoso in tutto il mondo, ha vinto la sua battaglia legale.
Il Consorzio del Brunello lo aveva querelato per l’intervista al Corriere della sera del 25 marzo 2013. Soldera aveva criticato l’offerta del Consorzio di donargli vino in segno di solidarietà dopo l’attentato subìto (un dipendente sversò molti ettolitri di Brunello delle annate 2007-2012). Il produttore aveva definito l’offerta una “truffa”. Il Consorzio l’aveva espulso e denunciato al Tribunale di Milano. Il giudice dell’udienza preliminare di Milano ha assolto Soldera, riconoscendogli di aver esercitato il diritto di critica. Queste le frasi che erano state contestate, nel capo d’imputazione, contenute nell’articolo “Troppi misteri sul sabotaggio Brunello – via dal Consorzio”:
“Ora Soldera accusa i produttori che sfornano Brunello come se moltiplicassero pani e pesci evitando gli studi che garantiscono il consumatore. …Accusa il Consorzio di avergli proposto una truffa offrendo vino altrui da imbottigliare come mio… “Volevano donarmi vino: avrei dovuto imbottigliarlo come mio, non sapendo da dove venisse. Proposta era irricevibile e offensiva, una truffa al consumatore”.
L’avvocato Caterina Malavenda (che assisteva il Corriere all’udienza) ha spiegato nella sua memoria quali sono i motivi per cui Soldera si era limitato ad esercitare nei modi corretti una critica al Consorzio, riportata in modo altrettanto corretto sul giornale. Ecco uno stralcio della sua memoria difensiva:
“E’ la stessa persona offesa (il Consorzio ndr) ad affermare la veridicità dei fatti, sui quali il Soldera esprime il suo giudizio critico, laddove riporta quanto effettivamente dichiarato, subito dopo il tragico evento, rivolgendosi a quest’ultimo: “A nome dei produttori di Montalcino ti dico che, nonostante non siamo andati a esternare sui blog la nostra solidarietà, tutti i produttori ti sono vicini ed è per questo che avevamo pensato di aiutarti in questo momento difficile donandoti del vino o dell’uva… Se ti diamo del vino e tu fai una “bottiglia della solidarietà di Montalcino” rimani sul mercato e il ricavato della vendita lo puoi donare in beneficenza”.
Tale offerta è stata interpretata dal destinatario, nel modo in cui lo ha rappresentato al giornalista. Di tal che, se la persona offesa lamenta che “Il Soldera accusa sfacciatamente il Consorzio di aver tentato di truffare i consumatori quando subito dopo il sabotaggio, proprio nel momento in cui lui stesso pubblicava giust’appunto comunicati di ringraziamento per la solidarietà ricevuta, si era offerto di donargli dell’uva o del vino affinché avesse la possibilità di vendere e di rimanere vivo sul mercato seppur non con il suo vino ma con una c.d. “bottiglia di solidarietà”, quanto sostenuto dal Soldera costituisce una diversa e legittima lettura degli stessi fatti.
Egli ha ritenuto che l’offerta si sarebbe concretizzata nell’imbottigliamento di vini altrui, con la sua etichetta, così inducendo i consumatori, che avessero inteso acquistare il vino da lui apparentemente prodotto, a comprare la produzione di altri, alcuni dei quali, peraltro, accusati di aver prodotto Brunello con vini diversi dal Sangiovese, avevano fatto ricorso al patteggiamento… Le opinioni espresse dall’intervistato costituiscono, a loro volta, espressione del diritto di critica e si fondano su circostanze di fatto vere ed inoppugnabili”.
Gianfranco Soldera, il produttore di Brunello di Montalcino Case Basse, famoso in tutto il mondo, ha vinto la sua battaglia legale. Il Consorzio del Brunello lo aveva querelato per l’intervista al Corriere della sera del 25 marzo 2013. Soldera aveva criticato l’offerta del Consorzio di donargli vino in segno di solidarietà dopo l’attentato subìto (un dipendente sversò molti ettolitri di Brunello delle annate 2007-2012). Il produttore aveva definito l’offerta una “truffa”. Il Consorzio l’aveva espulso e denunciato al Tribunale di Milano. Il giudice dell’udienza preliminare di Milano ha assolto Soldera, riconoscendogli di aver esercitato il diritto di critica. Queste le frasi che erano state contestate, nel capo d’imputazione, contenute nell’articolo “Troppi misteri sul sabotaggio Brunello – via dal Consorzio”:
“Ora Soldera accusa i produttori che sfornano Brunello come se moltiplicassero pani e pesci evitando gli studi che garantiscono il consumatore. …Accusa il Consorzio di avergli proposto una truffa offrendo vino altrui da imbottigliare come mio… “Volevano donarmi vino: avrei dovuto imbottigliarlo come mio, non sapendo da dove venisse. Proposta era irricevibile e offensiva, una truffa al consumatore”.
L’avvocato Caterina Malavenda (che assisteva il Corriere all’udienza) ha spiegato nella sua memoria quali sono i motivi per cui Soldera si era limitato ad esercitare nei modi corretti una critica al Consorzio, riportata in modo altrettanto corretto sul giornale. Ecco uno stralcio della sua memoria difensiva:
“E’ la stessa persona offesa (il Consorzio ndr) ad affermare la veridicità dei fatti, sui quali il Soldera esprime il suo giudizio critico, laddove riporta quanto effettivamente dichiarato, subito dopo il tragico evento, rivolgendosi a quest’ultimo: “A nome dei produttori di Montalcino ti dico che, nonostante non siamo andati a esternare sui blog la nostra solidarietà, tutti i produttori ti sono vicini ed è per questo che avevamo pensato di aiutarti in questo momento difficile donandoti del vino o dell’uva… Se ti diamo del vino e tu fai una “bottiglia della solidarietà di Montalcino” rimani sul mercato e il ricavato della vendita lo puoi donare in beneficenza”.
Tale offerta è stata interpretata dal destinatario, nel modo in cui lo ha rappresentato al giornalista. Di tal che, se la persona offesa lamenta che “Il Soldera accusa sfacciatamente il Consorzio di aver tentato di truffare i consumatori quando subito dopo il sabotaggio, proprio nel momento in cui lui stesso pubblicava giust’appunto comunicati di ringraziamento per la solidarietà ricevuta, si era offerto di donargli dell’uva o del vino affinché avesse la possibilità di vendere e di rimanere vivo sul mercato seppur non con il suo vino ma con una c.d. “bottiglia di solidarietà”, quanto sostenuto dal Soldera costituisce una diversa e legittima lettura degli stessi fatti.
Egli ha ritenuto che l’offerta si sarebbe concretizzata nell’imbottigliamento di vini altrui, con la sua etichetta, così inducendo i consumatori, che avessero inteso acquistare il vino da lui apparentemente prodotto, a comprare la produzione di altri, alcuni dei quali, peraltro, accusati di aver prodotto Brunello con vini diversi dal Sangiovese, avevano fatto ricorso al patteggiamento… Le opinioni espresse dall’intervistato costituiscono, a loro volta, espressione del diritto di critica e si fondano su circostanze di fatto vere ed inoppugnabili”.
( Fonte http://divini.corriere.it/ )
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