l terremoto emiliano ha colpito duramente anche le industrie dell’agroalimentare, con danni per 200 milioni di euro tra cascine, fattorie, stalle e serre crollate. La produzione di latte è a rischio tra animali morti e sotto shock. Compromesso il 10% della produzione di Parmigiano Reggiano |
Difficile quantificare i danni provocati dal terremoto che ha sconvolto l’Emilia; eppure il bilancio appare di ora in ora più catastrofico. Sette morti, una cinquantina di feriti e fino a 5mila sfollati, senza contare le enormi perdite artistiche e industriali.
Secondo le prime stime della Coldiretti nelle campagne dell’area interessata dall’epicentro del sisma si sono verificati decine di crolli negli edifici rurali con case, stalle, fienili, macchinari e serre lesionati per milioni di euro. A Sant’Agostino sembra essersi addirittura alzata la falda acquifera che sta spingendo l’acqua fuori dai pozzetti.
Molta è la paura tra gli agricoltori della zona colpita. Nell’azienda Pradella a Mirandola per esempio si sono registrati pesanti danni alle strutture degli allevamenti di maiali e mucche e in altre due aziende di San Felice sul Panaro (Mo) è crollato il tetto dove erano custoditi i maiali, con diversi animali rimasti intrappolati sotto le macerie, mentre nella zona tra San Felice e Medolla è crollato il tetto di un allevamento di mucche.
Anche gli animali sopravvissuti hanno subito uno shock e si teme che questo possa incidere negativamente sulla loro produzione di latte.
Per il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, «in questa terribile tragedia umana è ancora troppo presto per dare un’esatta valutazione delle conseguenze, comunque molto gravi, per l’agricoltura di una delle zone più vocate d’Italia. Come per le abitazioni e gli edifici monumentali le scosse non hanno colpito uniformemente un’area, ma si sono concentrate in alcuni punti e dove questo èavvenuto le aziende agricole sono state praticamente distrutte».
Questo bilancio evidenzia che sono state interessate nella provincia di Mantova altre centomila forme di Grana Padano, il 2% della produzione totale.
Le perdite subite dai due formaggi più famosi d’Italia fanno salire notevolmente il conto dei danni nel settore agroalimentare, stimati dalla Coldiretti in 200 milioni di euro se si tiene conto anche di crolli e lesioni degli edifici rurali (case, stalle, fienili e serre), danni ai macchinari e perdita degli animali sotto le macerie, come a Massafinalese, nell’azienda Veronesi, dove sono morti oltre 100 maiali.
La Coldiretti chiede una moratoria fiscale e previdenziale a partire dall’Imu per le aziende dei territori interessati dal sisma.
Ad essere rovinate sono soprattutto le forme fresche (sei mesi di stagionatura) ormai irrimediabilmente danneggiate, ma il bilancio è aggravato anche dalla difficile individuazione di nuove strutture per la stagionatura delle forme rimaste integre.
Le forme irrecuperabili saranno destinate alla fusione con perdite economiche enormi se si tiene conto che il prezzo medio al consumo in Italia del Parmigiano Reggiano si attesta sui 15,3 euro al chilo e che le 3,3 milioni di forme prodotte in un anno hanno un peso medio di 40 chili.
«Serve un atto di solidarietà nazionale – conclude il presidente Guidi – per queste zone così duramente colpite e per un’agricoltura che di questa terra è tra le principali risorse, serve un intervento dello Stato, ad esempio con una moratoria fiscale a partire dall’Imu. Sarà importantissima anche un’azione mirata del sistema bancario, perché le imprese che hanno visto andare perduto il loro patrimonio di beni strumentali possano ripartire».
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