Si è da poco conclusa a Bordeaux la più importante delle fiere del settore enologico, che ha visto la partecipazione di 2.400 espositori e quasi 50.000 visitatori.
Il Vinexpo anche quest’anno è stata la più importante vetrina di incontro tra importatori, buyer e produttori di tutto il mondo, in particolare per l’export extraeuropeo (Brasile, Canada, Giappone, Cina). Il vino italiano all’estero infatti, dà forti segnali di dinamicità con un consumo mondiale in crescita costante.
Sanna van Hervaarden, Export manager di Cantine Settesoli, responsabile dell’area Europa dell’est, conferma con la sua esperienza la tendenza dell’export internazionale: “La mia impressione è che sui mercati internazionali, i vini italiani stanno ottenendo risultati davvero buoni e, nello specifico, i vini siciliani sono molto apprezzati”.
Ma cosa rende i vini siciliani così graditi all’estero? Walter Cramer, Business Development Director International, rivela: “In breve le loro caratteristiche organolettiche; i consumatori rimangono spesso molto colpiti dalla qualità e dalla gamma dell’offerta isolana. Oltre alle tradizionali e conosciute denominazioni di qualità, i vini siciliani hanno un importante potenziale di sviluppo basato sulla capacità di produrre vini di alta qualità ed innovativi nel sud d’Italia”. Non bisogna però dimenticarsi che i consumatori dei nuovi mercati debbano essere gradualmente “educati al consumo e alla conoscenza del vino”.
Jordi Prat Morgades, Export Manager di Cantine Settesoli responsabile dell’Europa Centrale e Giappone, afferma: “Nei mercati emergenti, anche se il consumo pro capite è in crescita, c’è la necessità di essere consapevoli delle specificità, delle esigenze e delle tendenze di consumo locali, e di adattare l’offerta a quello che i consumatori prediligono. Questo perché la maggior parte di essi sono ancora “alla scoperta” dell’universo-vino”.
I vini siciliani più apprezzati all’estero sono ovviamente quelli del territorio, Ricardo Andujar, Export Manager di Cantine Settesoli, responsabile di Svezia, Norvegia, Russia e Cina, attesta: “C’è sicuramente una rivalutazione dell’autoctono: Grillo, Nero d’Avola in particolar modo sono dei vitigni molto richiesti perché considerati caratteristici ed identificativi dell’isola. A seconda della specificità di ogni mercato, però, anche vitigni internazionali come Syrah che si esaltano nel terroir siciliano sono in genere decisamente graditi”.
C’è da considerare però che i dati sul mercato italiano non sono così incoraggianti. Il mercato enologico italiano per risollevarsi dovrebbe andare incontro a numerosi cambiamenti. Tra le prime azioni da intraprendere, sembra inevitabile alleggerire la burocrazia che ne imbriglia le dinamiche interne e diversificare la comunicazione in base al target diverso di consumatore (sesso, età, regione, web user, consumatore domestico o fuori casa ecc…) negli ultimi anni infatti, si è parlato erroneamente lo stesso linguaggio per ognuno dei target, rendendo più sterile la comunicazione e più vano il risultato.
Secondo Maria Isolina Catanese, Brand Ambassador Mandrarossa “Il vino è una delle eccellenze italiane ben riconosciute all’estero ma molto penalizzato dai costi di esportazione. I dazi infatti incidono molto sulle aziende e penalizzano soprattutto le piccole realtà vinicole”.
Giuseppe Bianchini, Responsabile Marketing del brand Mandrarossa, in linea con le dichiarazioni di Maria Isolina, Continua: “C’è da dire che in Italia, il processo in atto di regionalizzazione dei consumi non aiuta il vino siciliano ad oltrepassare lo stretto”.
In questi anni il mercato del vino è cambiato molto. Antonella Imborgia, Responsabile Marketing del brand Settesoli, spiega in che modo, dal suo punto di vista: “Il consumo pro-capite in mercati più maturi (Italia, Francia e Germania ad esempio) sta diminuendo, attestandosi fra i 37 e i 40 litri all’anno, mentre in mercati emergenti come il Brasile o la Cina e la Russia sta aumentando. Questo mostra chiaramente come il mercato globale del vino stia assumendo nuove dinamiche ed equilibri. Per le aziende produttrici questo significa tarare le strategie commerciali e di marketing secondo logiche diverse. In mercati maturi, che per Cantine Settesoli rappresentano ancora lo zoccolo duro del fatturato, si beve meno ma si beve meglio. Ciò ci spinge a cercare di ottimizzare il rapporto qualità prezzo: vini più buoni ma a prezzi ragionevoli, questa sembra essere la ricetta vincente anche e soprattutto per andare incontro alle esigenze di un consumatore che, a vari livelli, è comunque colpito dalla crisi.”
Giuseppe Bianchini continua: “Verissimo. In termini di consumi, si privilegiano sempre più vini fortemente espressivi del territorio di origine. Il gusto si indirizza inoltre verso vini più piacevoli e freschi, il costo medio tende a ridursi ed in ogni caso deve sempre essere assolutamente adeguato alla qualità (value for money). si è meno disponibili a sperimentare e ci si rivolge verso prodotti dalla “qualità certa”. Il consumo domestico è evidentemente favorito in questa fase di recessione di consumi fuori casa, per cui il canale dell’on-trade, ed in particolar modo quello della mescita – soprattutto quella più elevata – mostra evidenti segnali di crisi”.
Fuor da ogni dubbio, il mercato del vino continuerà ad evolvere, il consumo mondiale di vino è in crescita mentre, nello stesso tempo, la disponibilità è inferiore rispetto agli scorsi anni.
Comunicare eccellenza e territorio attraverso i nuovi canali che la tecnologia è in grado di offrire, un approccio green oriented ed un occhio attento all’innovazione sono certamente l’arma segreta con la quale Cantine Settesoli affronterà questi cambiamenti.
( Fonte www.ilmoderatore.it )