In questo video pubblicato dalla rivista online Oliovinopeperoncino, l’ enologo Sergio Ragazzini di Bagnacavallo ci racconta la storia del vino Burson, dal soprannome di un viticoltore della zona un certo Longanesi, da cui l’uva ha preso anche il nome.
In merito alle osservazione dell’enologo Ragazzini, che ha accostato il Burson all’Amarone, posso dire che a mio avviso è quanto mai azzardato perchè in termini qualitativi ( ma anche quantitativi ) non esiste paragone, almeno da parte di chi come il sottoscritto ha degustato centinaia di amaroni delle diverse vallate veronesi.
Perchè affermo questo ed in base a quale assunto enologico ?
L’Amarone è ottenuto da un blend di almeno tre o piu’ uve, che una volta appassite vengono pigiate e lasciate fermentare molto lentamente, vista anche la stagione fredda in cui avviene la pigiatura e fermentazione ( dicembre/gennaio ), mentre il Burson anche se lasciato appassire in maniera ” piu’ soft ” dell’ amarone, è ottento da un’unica uva ed orami è dottrina consolidata che molto difficilmente da un’unica uva si potranno ottenere le eccellenze che si possono e si ottengono con i ” blend “.
E’ ovvio che esistono le eccezioni ( leggasi barolo, brunello, taurasi ecc. ) , ma proprio queste confermano la regola generale.
E’ comunque da apprezzare lo sforzo, la caparbietà, la voglia di darsi una identità territoriale di questi bravi produttori ed enologi di Romagna,
ma ogni altro accostamento a mio avviso è da tralasciare. A meno che non si voglia cavalcare o meglio tentare di cavalcare l’onda del successo dell’Amarone, che a mio parere ed addirittura ad avviso di un bravo produttore francese che ho incontrato e conosciuto lo scorso novembre a Bucarest durante un concorso internazionale, oggi è tra i migliori vini mondiali. Le medaglie che costantemente vengono vinte dagli amaroni, in giro per il globo, sono una delle tante conferme a questa mia convinzione.
Buona visione
Roberto Gatti
27 Maggio 2012