Poter scegliere tra 700 ettari di vigneti (tanta è la base viticola della Cantina di Vicobarone, in provincia di Piacenza) permette di individuare le produzioni migliori e far crescere la qualità dell’uva e del vino.
A questo deve aver pensato il gruppo dirigente della Cantina di Vicobarone – guidato dal presidente Carlo Bassanini e dal vice presidente Fabrizio Malvicini – quando ha deciso alcuni anni fa di cercare nel suo grande patrimonio produttivo i vigneti più interessanti ed originali dal punto di vista pedologico, ambientale e varietale.
“Abbiamo cominciato dai vitigni – ci ricorda il presidente Bassanini – privilegiando le varietà più radicate e tradizionali nei filari dei nostri soci: Malvasia e Ortrugo tra i vitigni bianchi, Barbera e Croatina tra quelli a bacca nera. Abbiamo grandi spazi sui Colli Piacentini, ma parecchi nostri associati hanno le vigne nel vicino Oltrepò Pavese, dove coltivano le varietà locali.”
Dal punto di vista ambientale, sono state privilegiate le posizioni delle vigne, vale a dire la loro esposizione, giacitura e altitudine. A seconda del vino che si voleva ottenere, si sono cercate le condizioni ottimali: giacitura collinare, esposizioni a sud e sud-ovest e altitudini contenute per i grandi rossi, ancora giacitura collinare, ma altitudini più decise (almeno sopra i 250 metri) ed esposizioni a sud-est e a sud-ovest per i bianchi più profumati.
“Altro elemento discriminante è stata l’età dell’impianto. – prosegue il vice presidente Malvicini – Abbiamo selezionato le vigne più vecchie, dove le produzioni sono più contenute, la qualità è grande e la ricchezza olfattiva più ampia e originale. Nelle vigne più vecchie, il patrimonio varietale è ancora più eterogeneo, nel senso che le viti di questi impianti non appartengono a pochi cloni di recente realizzazione, ma sono il frutto di lunghe selezioni massali condotte nel passato. Nel caso del Gutturnio, ad esempio, il recupero delle viti più vecchie consente di avere uve con acini più piccoli e con buccia più spessa, in grado di accrescere la materia colorante e potenziare l’ampiezza olfattiva dei vini.”
Anche gli uomini, ovvero i soci della Cantina, hanno dovuto fare la loro parte: per ogni vino è stato allestito un protocollo di lavoro, al quale il viticoltore si è dovuto attenere nei lavori della vigna, privilegiando le lavorazioni manuali, limitando i trattamenti ed evitando i diserbi per una maggiore salvaguardia dell’ambiente. Ogni viticoltore che si è impegnato a produrre le uve per le “Selezioni” ha dovuto sottostare a un rigoroso controllo nelle fasi di coltivazione, con il culmine in vendemmia con la raccolta manuale delle uve nella fase ottimale della maturazione.
Quattro sono i vini bianchi prodotti con questo metodo selettivo: Almaco dall’Ortrugo, Pandora dal Pinot nero, Aura e Calende Frizzante dalla Malvasia. Altrettanti sono i vini rossi: la giovane Bonarda Dione, il frizzante Gutturnio Vigore, l’elegante Gutturnio Superiore Titano e il potente Gutturnio Riserva Pleione.
Vicobarone, 24 febbraio 2014
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