Un progetto del Cnr e dell’Università di Catania vuole riportare sulle tavole i bianchi e i rossi conosciuti ai tempi di Cicerone. Prodotti e invecchiati seguendo alla lettera poemi e antichi trattati.
Gli enologi si chiamano Publio Virgilio Marone e Lucio Giunio Moderato Columella. I testi sacri Georgiche e De Agricoltura. Partendo da un padre della letteratura latina e da uno dei primi scrittori di agricoltura rinascerà, sulle pendici dell’Etna, il vino così come lo conoscevano gli antichi romani.
Il progetto, voluto l’anno scorso dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr) in collaborazione con la cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico dell’Università di Catania, si svilupperà nell’arco di cinque anni, arrivando a coprire una superficie di cinquemila metri quadrati per una produzione di circa 50 quintali di uva bianca e rossa.
Tutto seguendo nel modo più rispettoso i metodi e le tecniche dei viticoltori dal I secolo a.C. al II secolo d.C.: dal prelievo delle talee alla vendemmia, dalla distanza tra i filari allo scavo delle fosse e all’utilizzo di strumenti ricostruiti per l’occasione. «Grazie ai testi di Columella – dicono i curatori del progetto che darà vita anche a una tesi di laurea Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano – è stato possibile recuperare attrezzi come la falx vinitoria per la potatura e la vendemmia e la cicogna, un attrezzo in legno che veniva usato dai proprietari per verificare che lo scasso e la piantumazione fossero eseguite bene». Strumenti che, nella produzione enologica, oggi hanno lasciato il posto alle più efficenti, cesoie pneumatiche e al laser.
L’obiettivo dichiarato, oltre a quello più strettamente legato alla ricerca archeologica, è anche verificare se e quanto queste tecniche siano ancora oggi utili e come possano contribuire a non disperdere una cultura del territorio legata alla vite e ai suoi prodotti, dato che sono state scelte uve locali, in collaborazione con il Centro per l’innovazione della filiera vitivinicola di Marsala.
Per la prima raccolta e il primo invecchiamento – rigorosamente in anfora – si dovrà attendere almeno un paio di anni.
( Fonte www.leifoodie.it )
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