Ancora una volta, il ponte levatoio del castello chiamato Parlamento si è levato e il fossato, inondato, marca la distanza tra la plebe e i cortigiani che vi albergano, tra periodici scandali, finte risse e accordi sotterranei il cui unico scopo è di far sì che nessuno di loro sia costretto ad abbandonarlo
Ancora una volta, il ponte levatoio del castello chiamato Parlamento si è levato e il fossato, inondato, marca la distanza tra la plebe e i cortigiani che vi albergano, tra periodici scandali, finte risse e accordi sotterranei il cui unico scopo è di far sì che nessuno di loro sia costretto ad abbandonarlo.
Di provvedimenti legislativi buffi e incomprensibili dal punto di vista “democratico” ne ho visti tanti, forse troppi per la mia età, tutti con titoli pittoreschi. Si va dal Porcellum al Mattarellum per arrivare ora al Rosatellum. Tutta roba da cucina. Il nome dato all’ultima legge elettorale la fa apparire come un vino da pasto leggero, un po’ frizzante ma, nel caso specifico, sostanzialmente acido per alcuni e, per altri, tossico. La vite dalla quale si ricava cresce all’interno del castello le cui mura si estendono fino alla base del colle e, nel caso le uve non bastino, sarà la plebe a dover fornirne i grappoli in misura tale da far sì che non venga meno il piacere di accompagnare cibi prelibati con questa bevanda.
Quando si tratta di fissare un tetto che identifichi la pressione fiscale che falcidia le risorse della plebe (i grappoli dai quali si ricava il Rosatellum), ci si accorge, subito dopo aver scritto un numero frutto di calcoli e ragionamenti, che qualcosa ci è sfuggito. Per cui, in realtà, il contributo alla felicità degli ospiti del castello è sempre superiore al dato enunciato. E per riuscire a far parte dei nobili che vi albergano, ogni sistema è buono, perfino candidarsi in Argentina o in un paese nel quale gli italiani emigrati parteciperanno alle votazioni.
Alcuni castellani si limitano a criticare coloro che all’interno scrivono le regole di comportamento, nella speranza di aver sufficiente appoggio dalla plebe per poter diventare parte dominante in quel bengodi. Ma sembra che l’ingenua mossa messa in atto da alcuni giullari non abbia prodotto frutto. Si sa, se una persona ci diverte, diventa immediatamente simpatica ai nostri occhi e non si sta tanto a spaccare il capello in quattro per analizzare il senso delle sue battute. Ma, quando si riflette, si scopre che ci sono un sacco di “bachi” nei programmi da loro proposti e nelle logiche che perseguono.
Tutti i leader hanno ottimi comunicatori del loro pensiero, basato su una nuova corrente filosofica condivisa da amici e nemici, elaborata negli ultimi decenni. Questa nuova dottrina, non definibile con un titolo sintetico perché si fonda su sottili differenziazioni concettuali e non si lascia ricondurre alla sintesi che la imprigionerebbe in una sola parola, suona così: “Come sfruttare il disinteresse dell’elettorato che, stanco di prese per i fondelli, diserta le urne e ci lascia fare quello che vogliamo. Colleghi, mettiamoci d’accordo”.
Uno dei principali autori di questa filosofia sembra essersi un po’ defilato, negli ultimi tempi, per non dare l’impressione di essere sempre lui a distillare veleni ben incartati. Ma si vocifera che sia sempre lui la mente ispiratrice di queste linee di condotta, adottate in ossequio al pensiero filosofico che ispira l’operato degli abitanti del castello romano. E se qualcuno osa organizzare qualche forza che, senza sguaiatezze da palcoscenico comico, si sforza di far comprendere alla plebe che è il momento di non disertare le urne e di raddrizzare con il voto una situazione totalmente degenerata, costui vien definito idealista e compianto come un miserabile che vorrebbe, ma che non potrà mai arrivare a varcare quella soglia, a toccare quel gota nel quale, spesso, non si paga nemmeno il caffè e dove, pur guadagnando somme ragguardevoli, tutto costa meno quando addirittura non è gratuito. “Quousque tandem abuteris patientia nostra?” Fino a quando abuserai della nostra pazienza, gridava Cicerone al suo nemico Catilina.
Permettetemi una divagazione semiseria dal canovaccio che sto seguendo. Non vi ha mai turbato un po’ l’idea che la maggioranza dei parlamentari sia costituita da avvocati? Sì, c’è qualche eccezione. Vi si trova qualche ex camionista, qualche ex sindacalista, ma poca roba rispetto alla maggioranza dei componenti la popolazione castellana.
Ora è stato indetto il nuovo torneo e il vincitore si approprierà di tutta la produzione del Rosatellum, di questo primeur appena prodotto. Alcune contrade di segno e di differenti idee, si sono alleate per contare di più e per creare i presupposti necessari alla conquista della massima carica che governerà il futuro prossimo di questa terra felice e spensierata, non gradendo l’acidità del Rosatellum. Ciò che dà noia anche a coloro che non ne vorrebbero più nemmeno sentir parlare, è la millanteria tipicamente castellana con la quale si afferma di essere stati espressamente delegati dalla plebe a rappresentarla presso la massima autorità del castello e a legiferare in nome e per conto suo. Ma è davvero così?
Eh sì, lo so. Vi state chiedendo da quale insetto sia stato punto. Ed io vi rispondo che sì, mi ha morso quel maledetto insetto che si chiama passione per l’analisi di quanto si gioca sulla nostra pelle. Sono pessimista? Non credo. Ma questa sarà certamente la conclusione alla quale arriveranno tutti coloro che traggono benefici dai rapporti con il castello. Sono avvezzo a commenti e giudizi di questa fatta e non mi turbano più. Ci vuol ben altro. Bastasse questo a fermarmi, non avrei più la benché minima stima di me stesso. Vado avanti, nella certezza di rappresentare una delle voci che gridano nel deserto, senza la pretesa di riscrivere un vangelo.
Desidererei tanto, però, che questo ponte levatoio, indice della privazione del diritto della plebe, restasse per un po’ di tempo abbassato e permettesse a tutti di entrare e di osservare la vita che si svolge all’interno. Attenti a non fare commenti sgradevoli o di mancata condivisione di ciò che si osserva. Vi potrebbe costar caro nel caso fosse percepito e condannato in base al nuovo concetto di democrazia in atto, che recita: “Ti lascio libero di pensare quello che penso io”.
Spiriti silenti e quasi invisibili, immagazzinate sensazioni, fatti e parole udite, poi passate il tutto al vaglio della ragione comune e se vi prenderà un violento senso di nausea, non preoccupatevi. E’ la differente qualità dei gas che compongono la miscela d’aria che si respira all’interno del castello che vi provoca il disturbo perché non ci siete abituati. Non appena sarete fuori e occupati a sbarcare il lunario con incredibili acrobazie, tutto tornerà nella norma.
E’ autunno, il tempo in cui i chicchi spremuti producono vini buoni e meno buoni. Uno di questi, fate attenzione, è quello contenuto nella bella bottiglia con l’etichetta Rosatellum.
( Fonte Bergamonews )