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Quel pasticciaccio brutto del consorzio vino dell’Oltrepò Pavese

Abbiamo sentito sulla questione Giacomo Mojoli, ex vicepresidente di Slow Food ed enologo.

 

Consorzio vino dell’Oltrepò Pavese: la scissione è pericolosa per l’economia e il futuro del territorio.

 

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La situazione del Consorzio tutela vini dell’Oltrepò Pavese è particolarmente delicata a causa di una scissione interna che ha visto la dimissione dal gruppo di 15 aziende. Dimissioni irrevocabili dal Consorzio attraverso lettere individuali inviate in blocco. La motivazione sarebbe una modalità di azione da parte del Consorzio ancorata a schemi passati che penalizzerebbe, inoltre, le realtà minori. Non si esclude che si accodino preso altri ammutinati. La prima conseguenza della rottura costa cara al Consorzio che perde la qualifica di “erga omnes”, ovvero del ruolo di controllo e vigilanza delle produzioni nel territorio.

 

Giacomo Mojoli analizza la situazione

Per capire meglio la situazione e l’impatto che la scissione potrebbe avere abbiamo sentito un esperto sull’argomento. Giacomo Mojoli, enologo, ex vicepresidente di Slow Food – annoverato anche fra i fondatori – non ha dubbi: “Questa è una notizia negativa per coloro che hanno a cuore quei territori che, nel futuro, potrebbero avere un ruolo e una posizione di preminenza. Non fare squadra è un elemento non positivo, d’altro canto mi rendo conto che tenere insieme una situazione complessa come quella dell’Oltrepò Pavese non sia facile. La mia sensazione da osservatore attento è che la visibilità e le scelte generali di quel territorio stessero andando in una direzione più che ottimale. Per questo auspico una conciliazione, che dovrebbe avere come elemento chiave la facoltà di riuscire a guardare oltre.”

 

Ragionare sul grande potenziale

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“Sembra semplicistico, ma è fondamentale nel mondo del vino il saper guardare a 5 o 10 anni di distanza. Sarebbe riduttivo ragionare solo sul principio della qualità, soprattutto nel caso di un territorio che vanta grandi e variegate possibilità di attrattiva futura. E’ utile mantenere il focus sulle tante potenzialità. Per fare questo ho la sensazione che ci voglia un progetto attorno al quale tutti si possano esprimere; magari un tavolo terzo – esterno e neutrale -potrebbe aiutare a guardare lontano. Non bisogna dimenticare che fra 4 o 5 anni in Lombardia ci saranno territori con una potenzialità attrattiva fortissima, l’Oltrepò è fra questi. Il mondo del vino potrebbe essere la punta di diamante.”

 

 

( Fonte Giornaledipavia )