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Quegli imprenditori diventati vignaioli

Le storie di chi si è buttato nel business vitivinicolo e la ricetta per conquistare l’estero

 

Il costruttore Paolo Pizzarotti nella sua cantina

«Il profumo del vino è l’odore della terra in cui nasco e rinasco ogni volta che ci torno, il suo sapore mi accompagna e fa parte della vita come il respiro». Non è un viticoltore di lungo corso a parlare, ma la rockstar Gianna Nannini che nel Chianti senese produce rossi di grido come le sue canzoni. Anche qui, in terra di Emilia e di Romagna, c’è chi si è riscoperto vignaiolo dopo anni dedicati a ben altra vocazione. Paolo Pizzarotti, costruttore di grandi opere (autostrade, metropolitane e centrali idroelettriche) finanche Oltralpe e nel Sol Levante — è sua persino la magica Fantasyland nel parco dei divertimenti di Eurodisney in Francia — parte col botto dieci anni fa sulle colline di Ozzano Taro (Parma): 50.000 bottiglie. Oggi la cantina Monte delle Vigne ne fa quasi 500.000. Su tutte, il Nabucco Igp (Igt), un vino rosso fermo 70 per cento Barbera e 30 Merlot e la Malvasia Callas in purezza, molto profumata. Come vincere la sfida sui MERCATI esteri? «Nel settore ingegneristico, puntando su realizzazioni complesse: viadotti, tunnel, ferrovie; ma nel vino il percorso è più difficile. Lo sa che la nostra area, da sempre vocata alla viticoltura, un tempo esportava pure? Poi la peronospera all’inizio del 900 e da lì l’abbandono dei vigneti. Dobbiamo riprenderci quote di mercato, partecipando a fiere e creando buoni contatti commerciali con importatori e distributori».

Andrea Lusvardi con la famiglia nel suo vigneto a Molino di Gazzata (Reggio)

 

Francesco Condello, trent’anni profusi al servizio dell’alta FINANZA e quindici di passione per le botti sulle colline di Predappio (Forlì), fonda l’azienda vitivinicola Condè sul disciplinare del 1383; evoca l’autentico sangiovese, un vino nobile cresciuto nei secoli dal fare sapiente dei contadini romagnoli. «Ricerca del terroir e tracciabilità — dice — sono i nostri valori. Presto a New York venderemo le bottiglie con un codice a barre in etichetta leggibile con smartphone, in grado di fornire tutte le info sull’origine». Con lui un team di enologi sotto la supervisione di Federico Staderini oltre all’agronomo Federico Curtaz. Quest’anno ad Expo, la Condé è stata scelta dal gruppo New Holland come realtà testimonial di sostenibilità e innovazione. Da 20 a 200.000 bottiglie in una decina di anni, vendute in cinque continenti (il novanta per cento va all’estero). «Le aziende vinicole di successo sono quelle che hanno saputo raccontare la propria storia al mondo», spiega la figlia Chiara, export manager. «La partecipazione a fiere ed eventi internazionali è vitale. Studiamo una strategia di lungo periodo insieme ai nostri importatori e poi non nego che aver ricevuto punteggi sopra il 90 da molte guide internazionali aiuti molto». Renzo Maria Morresi, avvocato bolognese, non ha ancora appeso la toga al chiodo e mai lo farà, ma il venerdì sera scappa a Modigliana (Forlì) dove da dieci anni produce vino con l’aiuto dell’enologo Francesco Bordini e di suo padre Remigio, agronomo, «perché — puntualizza — prima è nato lo staff poi ho comprato il terreno. È un progetto qualità, di nicchia: nove vigne, nove vinificazioni. E solo 12.000 bottiglie. Il momento più entusiasmante? Quando si fanno i blend». Così nascono i Frawines sapidi e minerali della Casetta dei Frati. Andrea Lusvardi, manager, è stato presidente e ceo di una joint venture italo americana a Chicago fino al 2005. Rientrato in Italia, insieme alla moglie Rita rilancia il vigneto di famiglia nel reggiano. Prima produzione: 10.000 bottiglie. «Ora ne facciamo 34.000. Lavoriamo solo vitigni autoctoni, Lambrusco Salamino e Lambrusco Grasparossa per produrre vini bio eleganti e di stile, fruttati e profumati». All’estero? «Siamo prevalentemente a New York e Londra, in attesa di concretizzare contatti interessanti in Nord Europa: Svezia e Danimarca». Come ci siete riusciti? «Grazie a importatori di vini di nicchia e qualità medio alta». Per Gian Maria Cunial si è trattato di un’autentica conversione al biologico. Dopo anni di impegno nelle multinazionali della chimica decide di fare il salto: nasce la Vigna Cunial a Traversetolo nella zona Doc Colli di Parma. Da qualche migliaia di bottiglie arriva in pochi anni a 80.000. Le esportazioni? «Ci affidiamo a bravi grossisti che fanno conoscere i nostri vini abbinandoli ad un grande salume del territorio: il prosciutto di Parma. Miriamo ad ottenere uve biologiche di altissima qualità». Lo spumante Brut Monteroma Bio di Malvasia di Candia Aromatica in purezza è tra i cento vini migliori d’Italia, guida Il Golosario 2015. Dal mondo immobiliare milanese ai vini delle sabbie, il passo è breve per Vittorio Scalambra della cantina Corte Madonnina nei pressi dell’Abbazia di Pomposa (Ferrara), Doc Bosco Eliceo.

Guida l’azienda familiare con mezzo secolo di tradizione vitivinicola alle spalle: «I miei vini sono sapidi floreali come il Fortana, 15.000 bottiglie. Si adatta bene all’anguilla e ai salumi locali»

 

 

( Fonte http://corrieredibologna.corriere.it/ )