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Promozione vino, il flop dei fondi

Battuta d’arresto sulla promozione del vino.

Del budget di 102 milioni stanziato da Bruxelles per il 2013 (quinto anno di applicazione della misura) sono rimasti inutilizzati 16 milioni. Le risorse non sono state perse, perché le regole Ue consentono di dirottare i contributi non utilizzati su altri capitoli di spesa relativi al settore vitivinicolo, ma il dato suona come un campanello d’allarme. In un periodo in cui di fronte al continuo calo dei consumi interni il settore vitivinicolo dipende sempre più dalle esportazioni, non utilizzare risorse disponibili per la promozione rappresenta la perdita di un’occasione di grande importanza strategica.

I numeri dicono che su uno stanziamento complessivo di 102 milioni (per cofinanziare al 50% le azioni sui mercati extracomunitari) le risorse effettivamente utilizzate si sono fermate a 85, quasi il 25% in meno.

Sul banco degli imputati finiscono in primo luogo le amministrazioni regionali.

Va infatti ricordato che due terzi della spesa è gestita sul territorio mentre solo un 30% del budget è coordinato a livello centrale dal ministero per le Politiche agricole. E andando a vedere i dati disaggregati emerge che mentre i circa 30 milioni gestiti sul piano nazionale sono stati quasi del tutto utilizzati, lo stesso non può dirsi per la quota di competenza regionale: dei 71,5 milioni del budget ne sono stati spesi appena 55, il 23% in meno rispetto agli stanziamenti.

Fra le singole regioni salta all’occhio il caso della Puglia (che ha utilizzato appena 2 milioni su 6,9) mentre la Sicilia ne ha investiti 5,3 su un budget di 8,5. Flessioni consistenti si sono registrate anche in Lazio, Abruzzo, Campania, Sardegna e nelle provincie autonome di Trento e Bolzano.

Una battuta d’arresto che non ha però sorpreso gli operatori tanto che all’Unione italiana vini si è parlato senza mezzi termini di un «flop annunciato».

Già lo scorso anno erano state denunciate le difficoltà delle regioni a utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Ocm vino.

Ma nonostante le tante proposte di modifica dei criteri di gestione dei fondi Ue, nulla è stato fatto. «Nei mesi scorsi – spiega il dirigente del ministero per le Politiche agricole responsabile per la promozione, Michele Alessi – si è a lungo discusso di rivedere la ripartizione dei fondi fra Stato e Regioni visto che i primi stanno registrando un trend migliore dei secondi. Ma l’ipotesi si è scontrata con la dura opposizione delle stesse amministrazioni regionali».

Al ministero per le Politiche agricole, tuttavia, contestano l’idea che nulla sia stato fatto, spiegando come invece sia stata rafforzata la quota di investimenti per finanziare le attività di incoming (ovvero portare buyer e opinion leader stranieri in Italia) e si è registrato un un buon successo per la misura che cofinanzia l’apertura di punti vendita aziendali in Italia o all’interno della Ue. Tali progetti però rientrano nella voce “investimenti” e non sono conteggiati fra le azioni della “promozione”.

D’altro canto però è innegabile che qualcosa nel sistema non funzioni. Prova ne è che a margine della riforma della Politica agricola comune, e su particolare pressione italiana, è stata introdotta la possibilità di finanziare con il budget della promozione non più i progetti destinati ai soli mercati extra–Ue ma anche quelli diretti al mercato interno europeo. «Il principio è stato recepito – conclude Alessi – ma occorre un approfondimento. È probabile infatti che sul mercato Ue sarà vietato fare promozione di singoli marchi aziendali come avviene invece nei paesi extra comunitari. Se così fosse la misura sarebbe destinata ad avere un impatto limitato. Quale azienda infatti cofinanzierebbe al 50% un progetto che non consente di valorizzare il proprio marchio?».

 

( Fonte Il Sole 24 Ore )