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Pavia, vino adulterato con diglicerina: rinviati a giudizio i sei indagati

A processo l’ex presidente della cantina Terre d’Oltrepò di Broni, due enologi e tre viticoltori. tutti hanno sempre respinto ogni accusa

 

Andrea Giorgi ex presidente della cantina Terre d’Oltrepò: non ricopre più l’incarico dal gennaio 2022

 

Sono stati tutti rinviati a giudizio i sei coinvolti nell’inchiesta della Procura di Pavia sulla presunta alterazione di vino con diglicerina ciclica, sostanza adulterante vietata dalla normativa. La decisione è stata presa ieri dalla giudice Luisella Perulli del tribunale di Pavia, in udienza predibattimentale: l’udienza “filtro“ introdotta dalla legge Cartabia, per sottoporre alla valutazione del giudice l’eventuale proscioglimento degli imputati o il proseguimento del processo con il dibattimento.

I sei imputati sono l’ex presidente della cantina Terre d’Oltrepò Andrea Giorgi (che non ricopre più questo incarico dal gennaio 2022), gli enologi Alessio Gaiaschi e Andrea Rossi e i tre viticoltori Giovanni Maggi, Luca Bellani e Giovanni Covini, accusati a vario titolo di frode in commercio e alterazione delle indicazioni geografiche di provenienza.

 

Per loro il dibattimento si aprirà il 18 settembre, presieduto dalla giudice Valentina Nevoso. L’inchiesta era partita in seguito a un esposto presentato agli inquirenti da parte di un laboratorio di analisi, che aveva svolto controlli per conto di un operatore della grande distribuzione.

L’indagine nel maggio del 2021 aveva portato gli investigatori a sequestrare 52mila litri di vino rosso, che poi era stato dissequestrato, e svariate bottiglie di spumante. Secondo le accuse infatti, il vino che proveniva dalla cantina di Broni sarebbe stato adulterato con la sostanza vietata dalla legge e poi comunque messo in commercio.

 

I coinvolti hanno sempre respinto ogni accusa. L’avvocato Luca Angeleri, che assiste Maggi e Covini, ha commentato: “È un processo che investe alcuni aspetti tecnici che devono essere approfonditi e questo lo sapevamo, come sapevamo che l’udienza predibattimentale difficilmente sarebbe stata la sede in cui definirlo. Abbiamo prodotto analisi che dimostrano la nostra estraneità ai fatti, ma dall’altra parte vi sono gli accertamenti svolti dalla Procura, quindi andremo serenamente ad affrontare il dibattimento certi di chiarire in quella fase ciò che non si è potuto approfondire in sede predibattimentale”.

 

( Fonte Il Giorno.it )

 

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