CASTAGNETO CARDUCCI. Diciamo che la popolarità è andata a prenderselo, perché se fosse per Angelo Gaja, le roi in Barbaresco le sue apparizioni e dichiarazioni pubbliche sarebbero veramente elargite…
CASTAGNETO CARDUCCI. Diciamo che la popolarità è andata a prenderselo, perché se fosse per Angelo Gaja, le roi in Barbaresco le sue apparizioni e dichiarazioni pubbliche sarebbero veramente elargite col contagocce. Discreto, riservato ma con un grande dono, quello di aver posto le fondamenta per la storia del Barbaresco e non solo. Lui è partito da là, dal Piemonte, una tradizione tutta familiare, la winery risale al 1859. Dopo una vita spesa ottimamente nel settore del vino, con l’arrivo anche a Bolgheri, dopo Montalcino, nel 1996, oltre 100 ettari per quasi 400.000 bottiglie, dove la sua azienda Ca’Marcanda, (nella cantina, recentemente annoverata tra le 7 meraviglie tutte italiane e firmata dall’architetto Giovanni Bo, produce 3 etichette di taglio bordolese Promis, Magari e il superiore Ca’Marcanda), arriva l’Oscar alla carriera.
Il signore del vino ha ottenuto un grandissimo riconoscimento internazionale. Wine Enthusiast, la prestigiosa rivista di settore, nota in tutto il mondo, lo premia. Si tratta del “Lifetime Achievement Wine Star Award” 2015, il premio alla carriera assegnato dalla rivista americana, la responsabile per l’Italia è Kerin O’Keefe.
Tra le motivazioni si sottolinea che è “impossibile parlare di Rinascimento del vino italiano senza menzionare Angelo Gaja. Pionieristico, creativo e influente, è stato fondamentale nell’aprire la nuova era del vino italiano e nell’elevarne l’immagine nel mondo”. Se fosse per il signor Gaja, invece, sarebbe da evitare anche la diffusione della notizia in Italia. Quando esce allo scoperto lo fa per i suoi importanti e attesi pareri sul mercato del vino, a livello internazionale: da gran esperto parla di crescita, sviluppo e potenzialità ma pochi voli pindarici e numeri ben fissati a terra.
«Quando ti arrivano questi premi – dice Angelo Gaja in tono scherzoso – è meglio non diffonderne troppo la notizia, soprattutto dalle nostre parti.
Perché sottintende che è l’ora di farsi da parte!». Che aggiunge: «Probabilmente sono riuscito in uno degli intenti che mi prefiggo da quando ho iniziato la lunga avventura nel vino, debellere l’etichetta associata al vino italiano come “economico e simpatico”. Per questo sono soddisfatto».
( Fonte http://iltirreno.gelocal.it/ )