No al dissequestro della Megale Hellas e alla revoca dei domiciliari per tre indagati, arrestati nell’ambito dell’Operazione Ghost Wine.
È quanto stabilito dal Tribunale del Riesame (Presidente Fabrizio Malagnino, relatore Marcello Rizzo, a latere Antonio Gatto), dopo l’udienza camerale di venerdì mattina. I giudici hanno rigettato l’istanza della difesa contro il sequestro preventivo dell’azienda vinicola disposto attraverso l’ordinanza del gip. Comunque, già a partire dalla giornata di lunedì, l’avvocato Massimo Manfreda presenterà nuove memorie difensive.
Inoltre, occorre ricordare che nei giorni scorsi, il gip Michele Toriello ha anche concesso la riapertura della Megale Hellas e di altre tre aziende vinicole sequestrate. Si tratta di: Agrisalento srl. di Copertino; Enosystem Srl sempre a Copertino e C.C.I.B. Food Industry con sede a Roma. Il giudice ha nominato un amministratore giudiziario e hanno ripreso a produrre vino.
Le altre posizioni
Il Riesame ha rigettato la richiesta di revoca della misura degli arresti domiciliari per: Simone Caragnulo, 23 anni, di San Donaci, Antonio Ilario De Pirro, 51 anni, di Nardò e Pietro Calò, 26 anni di Copertino. I tre indagati rispondono dell’accusa di associazione a delinquere.
Secondo il pm Donatina Buffelli, i dipendenti Simone Caragnulo e Pietro Calò avrebbero dato il loro contributo alle attività di adulterazione del vino e falsificazione di documentazione, portata avanti dall’associazione in qualità di familiari dei due imprenditori Giuseppe Caragnulo e Antonello Calò, finiti in manette. Invece, l’autista Antonio Ilario De Pirro avrebbe trasportato lo zucchero e il vino adulterato, mediante l’utilizzo di documenti di trasporto falsi, mettendo in atto gli ordini impartiti dal gruppo. Gli indagati sono assistiti dall’avvocato Francesco Vergine.
Le scarcerazioni dei giorni scorsi
Nelle scorse ore, il gip ha disposto i domiciliari per Rocco Antonio Chetta, 65 anni, di Lequile. Gli avvocati Francesca Conte e Francesco Vergine avevano avanzato la richiesta di revoca della misura, ritenendo le condizioni di salute di Chetta incompatibili con il regime carcerario.
Il gip Michele Toriello, nei giorni scorsi, ha invece accolto l’istanza degli avvocati Marco Castelluzzo e Stefano Chiriatti per Antonio Domenico Barletta, il funzionario dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari di Lecce. Stesso discorso per i due enologi Giuseppe Caragnulo, 58 anni, di San Donaci e Vincenzo Laera, 38 anni, di Mesagne e l’imprenditore vinicolo Antonello Calò, 64 anni, di Copertino.
Le accuse
I 41 indagati (molti a piede libero) rispondono a vario titolo ed in diversa misura dei reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e in registri informatizzati; frode nell’esercizio del commercio; vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine; contraffazione di indicazioni geografiche o denominazione di origine dei prodotti agroalimentari; riciclaggio e auto riciclaggio; attività di gestione dei rifiuti non autorizzata.
Le attività investigative hanno permesso di sgominare tre associazioni a delinquere in provincia di Lecce, che avevano messo in atto un sistema commerciale che permetteva di ottenere prodotto vinoso a basto costo, commercializzato successivamente come di qualità o addirittura biologico, Doc e Igt. Il tutto ha preso il via da un controllo a un’azienda all’interno della quale sono state trovate dai Carabinieri enormi sacche di zucchero.