Per bere (bene) e non perdere la strada abbiamo chiesto a tre esperti di indicarcela. Il risultato? Sette viaggi lungo strade del vino più belle, tra cantine, cibi, sapori, hotel, arte e paesaggi magnifici. Tutto Made in Italy
Abbiamo intervistato tre esperti del vino, di ogni formazione, provenienza, carattere. La domanda? Quale strada scegliere per arrivare alle cantine giuste, viaggiando tra paesaggi meravigliosi…
( verso barbaresco- foto Roberto Giuliani )
1. LANGHE: I VINI NOBILI
Il direttore generale dell’Associazione nazionale degli enologi, nonché presidente Comitato nazionale vini del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Martelli, non ha dubbi: il luogo perfetto per viaggiare ad autunno è quello dove la bellezza del paesaggio, la qualità delle cantine, e la possibilità di vivere esperienze si incontrano. Dove? «In primo luogo sulle Langhe, una terra il cui paesaggio e cultura sono fortemente condizionati dalla presenza della vite. Le uve che si coltivano su queste colline sono alla base di alcuni vini tra quelli di maggior blasone dell’intero panorama enoico: i nobili Barolo e Barbaresco, la più giovane Barbera o il frizzante Moscato, accanto a tantissime altre varietà. Vini che si abbinano perfettamente ai piatti classici della tradizione, come la pasta tajarin e ravioli al “plin”, la carne cruda di fassone, i formaggi dop, i dolci a base di nocciola “Tonda Gentile di Langa” Igp, e per finire il Tuber Magnatum Pico, ovvero Tartufo Bianco d’Alba . Quali sono i luoghi da vedere sulle Langhe? «Il Castello di Barolo, sede del WiMu, uno dei più innovativi musei del vino d’Italia, ma anche al Castello di Grinzane Cavour, sede dell’Enoteca Regionale, nonché antica residenza del Conte Camilo Benso di Cavour».
( langhe in autunno- foto di Roberto Giuliani )
Un salto in cantina:
Azienda Vitivinicola Ceretto – Alba (CN) Per degustare un buon calice all’interno di un’opera d’architettura, ovvero una bolla trasparente che richiama un acino d’uva sospesa sulle vigne davanti al panorama della Langhe. Cantina Gaja – Barbaresco (CN) Un’azienda alla quarta generazione che vanta 300 anni dalla sua fondazione e che ha fatto la storia del Barbaresco (via Torino 18, tel. 017 3635158).
2. LA STRADA DEL PROSECCO: IL VINO DEGLI DEI
Nata nel 1966 (è la più antica d’Italia) e lunga 120 chilometri, la Strada del Prosecco e dei vini dei Colli, si snoda in Veneto tra i comuni di Conegliano e Valdobbiadene. È un altro dei percorsi preferiti dell’enologo Giuseppe Martelli. «L’arteria enologica guida il visitatore tra vigneti ininterrotti, borghi e paesi dove si respira il sapore della secolare arte vinicola di queste terre, regalando scorci e paesaggi di grande fascino, insieme a testimonianze medievali, eremi, tracce della storia civile e religiosa di queste genti». È un itinerario ad anello che può partire appunto da Conegliano e proseguire in più tappe: «Dopo aver visitato in paese il Duomo con la pala del Cima, si giunge a Refrontolo, presso il Molinetto della Croda, ai piedi di una cascata di 12 metri. Poi si prosegue per Colbertaldo, si sviluppa nel Quartier del Piave in una terra che ha dato i natali a scrittori, poeti e cantanti d’opera. Da Valdobbiadene a Campea, si arriva nell’area del famoso Cartizze, che un detto racconta essere servito alla mensa degli Dei, e infine, ritornando da Campea a Conegliano si abbandona il succedersi intenso dei ripidi declivi per raggiungere la bassa distesa collinare e quindi la tranquilla pianura della Marca Trevigiana». Da non perdere anche il maestoso Castello di San Salvatore a Susegana, l’Abbazia Cistercense di Follina, il Lago di Revine dove si erge il villaggio palafitticolo del Parco archeologico del Livelet.
Un salto in cantina:
Villa Sandi – Valdobbiadene (TV) Oltre alle pregiate cantine visitate anche la villa in stile palladiano del ‘600 che le precede e fermatevi per una cena o per la notte alla vicina locanda curata in ogni dettaglio. Scuola enologica – Conegliano (TV) Voluta dal re Vittorio Emanuele II, è oggi un’azienda agraria in cui trovano posto le cantine, un frutteto, una serra, allevamenti e una fattoria didattica.
3. TOSCANA: IL NETTARE DEGLI ETRUSCHI
( la fortezza di Montalcino )
Raggiungiamo la Toscana con Paolo Corbini, direttore di Terre del Vino, che per consigliare i nostri lettori sceglie un itinerario meno conosciuto: la Costa degli Etruschi, nell’area pisana della Toscana, tra il mare e le colline. «È un itinerario culturale tra pittori e poeti parte da Livorno, dove nacquero Modigliani e Fattori e dove un museo porta il nome dell’artista macchiaiolo, per inoltrarsi poi nei borghi medievali come Castagneto Carducci che diede i natali al letterato. Ma in questo percorso c’è anche tanta natura e il 20% del verde è protetto da parchi come l’oasi WWF di Bolgheri, paese dove nasce il vino omonimo doc, o il Parco delle Colline livornesi. Anche seguendo il mare e spiagge si incontrano ottimi vini: dopo aver superato Castiglioncello, Rosignano, Cecina si arriva a Bibbona con la sua produzione doc. Nella zona più a sud di questo itinerario si incontrano altri borghi antichi come Suvereto e Populonia, mentre a Venturina, si sorseggia un bicchiere di Val di Cornia dopo aver goduto dei benefici delle terme. Non andate via senza aver provato un calice del celebre Sassicaia con cui accompagnare magari una gustosa chianina».
( in cantina da Biondi Santi, al centro il Grande Franco Biondi Santi )
Un salto in cantina:
Cantina Petra – Suvereto (LI) Per ammirare l’architettura di Mario Botta che sposa la passione per il vino della famiglia Moretti del vino e le tecnologie moderne di produzione. Rubbia al Colle – Suvereto (LI) È una delle quattro tenute dell’Azienda agricola Muratori ed è dedicata esclusivamente alla produzione di rosso. È soprannominata “la cantina che non c’è” perchè, nascosta sotto la collina Podere Poggetto alle Pulledre, si fa fatica a scorgerla.
4. CANAVESE: CAREMA E ERBALUCE
A nord di Torino, verso il confine con la Val D’Aosta, il paesaggio attraversato dalla Dora Baltea, varia dalla Pianura alle Alpi regalando la vista di laghi (come quello di Candia), e colline moreniche (spettacolari in prossimità dell’anfiteatro naturale di Ivrea) che si alternano a castelli e nobili residenze. È sempre paolo Corbini che ci porta fino a qui. «Tra i vini principali di questo territorio c’è il Carema, un rosso Doc, prodotto nella località omonima, capolinea piemontese, su terrazzamenti molto caratteristici che si distinguono per i muretti a secco e le larghe colonne in pietra su cui poggiano le viti con la funzione di assorbire il calore di giorno e rilasciarlo di notte. L’Erbaluce è invece un vino bianco Doc prodotto a Caluso nella versione fermo, spumante e passito che porta con sé un’antica leggenda». Secondo la tradizione i tralci dai grappoli dorati sorsero infatti dalle lacrime di Albaluce, nata dall’amore di Alba e Sole. Tra Carema e Caluso, ad Agliè si visita il Castello che fa parte del Patrimonio Unesco delle residenze reali: il nucleo originario risale al Medioevo, mentre oggi conta 300 stanze tra cui il bellissimo Salone da Ballo affrescato. Da Carema (dove durante la Festa dell’uva e del vino si possono degustare calici e prodotti gastronomici nelle crote, tipiche costruzioni in pietra), se si prosegue verso ovest si raggiunge invece Ivrea, anch’essa dominata da un castello del XIV secolo dai quattro imponenti torrioni circolari.
Un salto in cantina: Azienda agricola Cieck – Agliè (TO) Per degustare l’Erbaluce ma anche il fiore all’occhiello dell cantina, lo Spumante Brut San Giorgio creato da Remo Falconieri, uno dei fondatori dell’azienda nel 1985. Cantina dei produttori Nebbiolo di Carema – Carema (TO) Società cooperativa composta da un’ottantina di soci, si visita per scoprire anche i caratteristici vigneti a pergola sostenuti dai Pilun, pilastri in calce e pietra.
5. IRPINIA: LA TERRA SCONOSCIUTA
Daniela Mastroberardino, oltre ad essere la direttrice del Movimento Turismo Vino, proviene da una famiglia dell’Irpinia dall’antica tradizione enologica (proprietaria della cantina Terredora di Paolo a Montefusco). Dunque ci guida in questa terra come la padrona di casa prediligendola anche perché, ci racconta, il sondaggio realizzato da Mtv “Vota la destinazioni enoturistiche del cuore”, la annovera tra gli itinerari più amati e tra quelli dalle grandi potenzialità. «Solitamente quando si parla di Campania, si parla di costa e di mare, ma anche l’entroterra, minore e misconosciuto, conserva bene le sue ricchezze». Il percorso da scoprire è quello che attraversa otto città, Avellino, Atripalda Cesinali, Sorbo Serpico, Castelvetere sul Calore, Taurasi, Sant’Angelo all’Esca, Mirabella Eclano, Montefusco, Tufo, in una terra che vanta tre denominazioni di origine controllata, ovvero Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Taurasi (da gustare con i tanti prodotti tipici come il tartufo nero di Bagnoli Irpino. «Ad Avellino si visitano il Duomo, il Museo Irpino e il carcere borbonico, ma per avere un’idea del fasto del capoluogo nell’antichità, nella vicina Atripalda sono conservati edifici pubblici dell’epoca romana oltre alla cinta muraria e all’acquedotto. L’antico capoluogo irpino, fino al 1806, fu Montefusco (per vedere il borgo dall’alto salite sulla torre campanaria della chiesa palatina di San Giovanni del Vaglio). Se Taurasi vanta Palazzo Marchionale che ospitò Torquato Tasso e un centro medievale che conserva abitazioni con i portali in pietra, stradine lastricate, edifici monumentali e parte delle mura dove si aprono le antiche Porte, a Tufo si può ammirare l’imponente complesso di archeologia industriale costituito da Miniere di Zolfo “Di Marzo”, risalente al 1866».
Un salto in cantina: Mastroberardino – Atripalda Avellino (AV) Non è solo una cantina secolare, ma anche una sorta di pinacoteca da quando artisti come Raffaele De Rosa, Maria Micozzi, Doina Botez hanno affrescato le cupole situate nelle grotte di invecchiamento ed affinamento. Azienda Agricola di Marzo – Tufo (AV) Le antiche cantine sono scavate nel tufo e si snodano attraverso gallerie al di sotto del palazzo che domina la valle del Sabato con una veduta grandiosa sulle montagne del Partenio.
6. TRENTINO: IL VINO DI MOZART
( vigneti dell’azienda Francesco Moser )
Per par condicio e non solo, dalla Campania saliamo verso il nord per esplorare la Vallagarina in Trentino. Al confine con il Veneto, il nome di questo territorio affonda le sue radici nella lingua tedesca e indica “una valle di campi coltivati”. Daniela Mastrobernardino: «Qui i vigneti di Cabernet, Sauvignon, Chardonnay, Pinot Nero, Müller Thurgau si alternano a torri, bastioni, castelli medievali. Uno dei simboli di questa zona è il Marzemino: vino antico, in passato molto apprezzato dalla corte asburgica, è citato anche nel Don Giovanni di Mozart (“versa il vino, eccellente Marzemino!”) e si racconta che il compositore ne venne a conoscenza quando nel dicembre del 1769 tenne il primo concerto italiano a Rovereto». Proprio Rovereto è il centro nevralgico di questo itinerario: «Città dagli eleganti palazzi patrizi, qui si trova il Museo di Storia della Guerra con cimeli della Prima Guerra Mondiale ospitato da Castel Vento dalla cui sommità si gode una vista panoramica su tutta la valle. Continuando per musei, sempre a Rovereto ha sede anche il Mart ideato da Mario Botta, mentre estendendere la visita a Trento è l’occasione perfetta per visitare, oltre al duomo di San Vigilio, il nuovo Muse, il Museo delle Scienze naturali progettato da Renzo Piano». Una sosta (all’inizio o alla fine dell’itinerario) la merita Ala: passeggiando tra i palazzi e le chiese del borgo si ritorna agli antichi fasti della città nel Quattrocento durante l’epoca dei velluti e della seta. Lo stemma della città, un’ala appunto, è scolpita sulla fontana della Gioppa.
( Vigneti nella magnifica Valle di Cembra )
( distilleria Bruno Pilzer )
Un salto in cantina:
Distilleria Marzadro – Nogaredo (TN) Non solo vini, ma anche grappe e liquori. Una sede moderna rivela all’interno lo spettacolo degli alambicchi lucenti, ovvero fatti di rame secondo le antiche tecniche di produzione della “scuola trentina”. Cantina Ferrari F.lli Lunelli e Distilleria Segnana – Trento (TN) Nelle cantine del celebre spumante si è accolti dalla scultura “Centenarium Ferrari” di Arnaldo Pomodoro, poi si prosegue sottoterra, fra corridoi di bottiglie e pupitres. Annessa la Distilleria “Segnana” del 1860, una delle più antiche della regione.
7. PUGLIA: AMORE A PRIMA VISTA
( il pozzo di epoca romana a Manduria )
È l’unica regione italiana a comparire tra le prime dieci mete mondiali nella classifica delle Top Wine Destination 2013 stilata da Wine Enthusiast. Meta in cantina secondo l’autorevole magazine americano? Tormaresca, alla Masseria Altemura o a Castello Monaci per gustare un calice di Negramaro o di Primitivo di Manduria. Ma per essere in classifica non basta la qualità dei vini, ci vuole il paesaggo e l’amore è scossato tra gli esperti della rivista e Castel del Monte, i trulli e Lecce, espressione del barocco italiano. Ci consigliano anche dove dormire e cenare: alla Masseria Il Frantoio, il Ristorante Masseria Spina a Monopoli o Le Lampare al Fortino affacciato sul mare di Trani sono citati come indirizzi per mangiare lungo l’itinerrario, mentre tra gli hotel-masserie segnalati la Masseria Torre Maizza, Borgo San Marco, Le Alcove di Alberobello. Vuoi scegliere tra i nostri consigli? Leggi Le Migliori Masserie di Puglia.
( la preparazione artigianale del biscotto di Ceglie Messapica )
( Fonte www.vanityfair.it )
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