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Ocm vino, Confagricoltura critica le nuove pratiche enologiche


 


 


 


 


 


Così si rischia di penalizzare i vitivinicoltori che investono nelleccellenza


 


 


 


– A questo punto bisogna essere chiari. I nostri produttori di vino, dalle cui cantine viene una delle voci più importanti dellexport agroalimentare italiano, devono sapere se i loro sforzi per produrre eccellenza hanno un senso, oppure no. Così il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, ha commentato il regolamento comunitario, in uscita sulla Gazzetta Ufficiale, sulle pratiche enologiche, nellambito della riforma dellOcm vino in vigore dal prossimo primo agosto. Fra i nuovi metodi ammessi ci sono la dealcolazione e luso di tecniche, sinora ritenute improprie (membrane), per acidificare e deacidificare, due processi che consentono di modificare pesantemente la natura dei vini. La linea di Confagricoltura è quella dellinnovazione – spiega Vecchioni – siamo favorevoli ad investire in nuovi prodotti, ristrutturare i nostri vigneti, promuovere i nostri vini aprendo nuovi mercati, ma qui ci troviamo di fronte ad un confine labile.


Di sicuro i concetti di tipico e tradizionale nulla hanno a che fare con questi passaggi tecnici, ma anche i paletti delle garanzie fissate dai regolamenti appaiono minimi, ridotti ad un range di modifica che non superi i due gradi alcolici.


Altri fuochi si accendono nelle terre della Barbera, dove è in corso un forte dibattito tra fondamentalisti e innovatori sullopportunità di aprire il disciplinare, per una quota del 10%, a vitigni non autoctoni, come cabernet o merlot, mentre oggi questa quota è riservata a grignolino, freisa e dolcetto. I più recenti dati sullexport vitivinicolo nazionale, relativi al primo trimestre dellanno, indicano una flessione di oltre il 9% dei valori e di una risicata tenuta a -0,3% dei volumi – fa notare il presidente di Confagricoltura – e quindi è urgente trovare nuovo appeal sui maggiori mercati esteri di riferimento e, soprattutto, su quelli che si stanno aprendo ora, ma ci vogliono idee chiare. Da una parte le denominazioni sono certamente valide per la nostra struttura produttiva ed il loro valore per il settore è fondamentale, non solo sotto il profilo economico. Dallaltra il sistema va rivisitato, perfezionato e i disciplinari non possono essere considerati dogmi immodificabili. Un conto però – conclude Vecchioni – è capire che certi strumenti non possono diventare una camicia di forza per gli imprenditori, un altro è inserire nelle regole elementi di competizione selvaggia che, ancora una volta, possono andare a penalizzare chi investe nelleccellenza, come fanno da decenni i vitivinicoltori italiani.


 


( Fonte Grandain.com )

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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