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NUMERI DA RECORD PER I GRANDI VINI ITALIANI NEL MONDO: IL MERCATO CRESCE DEL 45%

Secondo uno studio, se il Pil italiano fosse cresciuto quanto l’export delle grandi etichette, oggi il Paese avrebbe 500 miliardi di euro in più

 

 

Senza dubbio, è la Ferrari dell’agroalimentare italiano. Con una crescita del 45% a valore e del 23% a volumi dal 2008 al 2013, il vino italiano, con la spinta dei numeri sull’export, continua la corsa sul mercato a tutta velocità nonostante la crisi. E c’è altro: se il Pil italiano negli ultimi anni fosse cresciuto quanto le esportazioni delle grandi etichette Made in Italy, oggi il Paese avrebbe 500 miliardi di euro in più nel portafoglio. A dirlo è Alberto Mattiacci, professore ordinario di Economia a la Sapienza di Roma, autore della ricerca sull’export del vino realizzata per l’Istituto italiano del vino di qualità Grandi Marchi presentata nei giorni scorsi a Roma.

Secondo il professore, i numeri dell’export italiano sono un vero e proprio “caso di successo imprenditoriale e amministrativo”. Un incremento netto e strutturale ma anche qualitativo, perché “gli incrementi a valore superano quelli a volume, segno di una crescita costante della qualità del prodotto esportato”. Un successo, inoltre, anche “intrinseco e pervasivo”, perché in grado di assorbire sia la crisi post 2008 che l’effetto Euro e perché – cita la ricerca – i Paesi Terzi crescono più di quelli dell’area Ue, sia a volumi (+32% circa) che a valori (+50% circa).

Il focus realizzato per l’Istituto Grandi Marchi – l’associazione che riunisce le 19 grandi cantine simbolo dell’enologia tricolore nel mondo – si concentra sulle attività prodotte dal 2009 al 2013, da quando cioè l’Istituto è impegnato nei progetti dell’Ocm Vino Promozione. I risultati – secondo l’analisi – attestano impennate clamorose, come il +562% registrato in Brasile e una crescita strutturale dell’export sui mercati globali pari al 41%. Successo anche sul fronte della penetrazione nei mercati, dove le grandi etichette italiane sono riuscite a triplicare il numero di Paesi Terzi, che oggi rappresentano circa il 90% della domanda di vino al di fuori dell’Europa.

Tutto frutto di una politica manageriale che, secondo quanto rilevato, ha determinato da una parte un incremento dei fatturati fuori dall’Ue – oltre +562% in Brasile c’è il + 133% in Cina e il +88% in Russia – dall’altra un consolidamento dei mercati di sbocco, con ottime performance negli Usa (+19%), in Canada (+25%), in Svizzera (+59%) e in Giappone (+79%).

Per il presidente dell’Istituto Grandi Marchi, Piero Antinori, “da un punto di vista qualitativo ciò che ci contraddistingue è l’aver messo in cantiere, anche con i finanziamenti Ocm, dei progetti di penetrazione e presidio dei mercati, non semplicemente delle operazioni mordi e fuggi. Le nostre imprese – ha aggiunto – stanno investendo sui mercati più rilevanti e di maggiori prospettive future, esportando prodotti di qualità, generando valore di marca e Paese. La ricerca che abbiamo commissionato vuole essere uno strumento utile per aprire un tavolo di confronto sull’Ocm Vino Promozione – ha concluso – tra chi, come noi, ha dimostrato di aver lavorato per il bene comune e le istituzioni che rappresentano questo settore anche a livello politico nazionale e in sede UE”.

L’Ocm vino (Organizzazione Comune dei Mercati) è la misura che concede finanziamenti e contributi pubblici per i produttori vitivinicoli. Per il professor Mattiacci è uno strumento che “ha funzionato egregiamente, rivestendo un’importanza futura fondamentale come strumento di politica industriale europea”. Nel prossimo aprile, l’Istituto Grandi Marchi – che dal 2004 al 2014 ha investito complessivamente circa 60 milioni di euro nella promozione del vino di qualità – sarà promotore di un convegno di approfondimento su questa ricerca, destinato a tutto il settore del vino italiano.

 

 

 

( Fonte saperefood.it )