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Niente scuse: il consumo moderato di alcol non fa bene al cervello

Lo studio sul British Medical Journal distrugge l’alibi che permetteva di versarsi il vino senza sentirsi in colpa: un bicchiere al giorno non fa bene al cervello. Anzi. Anche chi beve poco compromette le funzioni cognitive

 

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La notizia non farà piacere agli amanti del vino e della birra: anche il consumo moderato danneggia il cervello. Così i ricercatori dell’Università di Oxford e dell’University College London demoliscono quella consolidata convinzione che finora aveva permesso di riempirsi qualche bicchiere senza sentirsi troppo in colpa: poco fa bene, tanto fa male.

 

Ora scopriamo che resta valida solo la seconda affermazione. Il consumo eccessivo di alcol aumenta effettivamente il rischio di soffrire di demenza e di avere problemi di memoria. Ma, dolente novità, bere moderatamente non ha alcun effetto protettivo sulla salute cerebrale.

 

È la conclusione a cui gli scienziati inglesi sono giunti dopo aver monitorato le performance cognitive e il consumo di alcol di 550 donne e uomini per oltre trent’anni, a partire dal 1985. All’inizio del periodo di osservazione i partecipanti avevano un’età media di 43 anni e nessuno di loro aveva sviluppato dipendenza dall’alcol. Periodicamente, a intervalli regolari, il campione veniva sottoposto a una serie di test cognitivi. Alla fine dello studio sono state effettuate le scansioni cerebrali con la risonanza magnetica. Le immagini hanno consegnato preziose informazioni su come la struttura del cervello, la materia bianca e l’ippocampo siano influenzati dalla quantità di alcol assunta.

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Chi aveva alzato il gomito più degli altri mostrava, con l’avanzare dell’età, una riduzione dell’ippocampo, area deputata alla memoria a lungo termine e all’orientamento nello spazio, soprattutto sul lato destro del cervello. I ricercatori hanno dimostrato che la frequenza con cui questo processo accade è strettamente legata al consumo di alcol. La contrazione dell’ippocampo, infatti, interessa solamente il 35 per cento delle persone che non bevono, il 65 per cento di chi consuma tra le 15 e le 21 unità alcoliche a settimana e il 77 per cento di chi raggiunge o supera le 30 unità settimanali.

 

Ricordiamo che una unità alcolica corrisponde a circa 12 grammi di etanolo, ovvero a un bicchiere piccolo di vino, una lattina di birra, o una dose da bar di superalcolico. Rispetto agli astemi, i consumatori moderati (7 unità a settimana) non mostravano un effetto protettivo maggiore. Ciò significa che chi beve 2 bicchieri di vino al giorno e prende un aperitivo durante il fine settimana rischia di accelerare il naturale declino cognitivo.

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Non finisce qui. Seconod lo studio pubblicato sul British Medical Jounal, l’alcol influisce anche sulla materia bianca: un consumo elevato la danneggia a tal punto da comprometterne alcune funzioni, tra cui il linguaggio. Le abilità linguistiche vengono misurate con un semplice test: il numero di parole con la stessa iniziale pronunciate in un minuto. Ebbene, i forti bevitori ottengono i punteggi più bassi. Chi consuma tra 7 e 14 unità alcoliche a settimana (stiamo parlando, per intenderci, di uno o due bicchieri di vino di gradazione media al giorno) abbassa il livello della propria performance in 30 anni del 14 per cento in più rispetto a chi si limita a una o meno unità alcoliche a settimana.

 

Va ricordato che gli studi osservazionali non consentono di stabilire un nesso di causa ed effetto tra due fenomeni, in questo caso il consumo moderato di alcol e il declino cerebrale, nonostante ciò però forniscono elementi che non possono essere ignorati dalle politiche di salute pubblica.

 

«I nostri risultati – scrivono gli autori – sono una conferma alla recente decisione del Regno Unito di abbassare i limiti del consumo di alcol considerati sicuri, mentre mettono in discussione le linee guida statunitensi che stabiliscono un limite di sicurezza per gli uomini fino a 24,5 unità a settimana. Un valore troppo alto visto che abbiamo riscontrato un’atrofia dell’ippocampo già in corrispondenza di 14-21 unità settimanali. Inoltre, non abbiamo trovato nessun elemento che dimostri un effetto protettivo sul cervello di un consumo moderato».

 

 

 

( Fonte healthdesk )