Una annosa questione, che avevamo sollevato molti anni fa, ancora oggi purtroppo attuale.
Mentre in Italia e nei paesi del mediterraneo, è giustamente proibita dalle normative nazionali ed europee, l’aggiunta di saccarosio o zucchero di barbabietole o di canna nel vino, in altri paesi del nord europa questo è ammesso dalla legislazione vigente. Due pesi e due misure, in quanto in Italia e paesi del bacino mediterraneo, è possibile l’aggiunta di MCR ovvero mosto concentrato rettificato d’uva, che ha costi nettamente superiori allo zucchero di barbabietola o di canna.
Questa anomalia andrebbe modificata quanto prima, in quanto troviamo poco corretto aggiungere al vino, prodotto con il mosto d’uva, altri elementi provenienti dalle barbabietole o canna.
Vi ripropongo questo articolo chiarificatore dell’annoso argomento :
https://www.winetaste.it/zucchero-nel-vino-nel-nord-europa-si-puo-fare-ma-letichetta-non-lo-diceutamente/
Buona lettura
Roberto Gatti
” Lo zuccheraggio – vale a dire, l’aggiunta di saccarosio nel vino – è una pratica rigorosamente vietata in Italia, come in Spagna, Portogallo e Grecia. Ed è invece liberamente ammessa, oltreché largamente utilizzata, negli altri Paesi d’Europa e del mondo. Per ‘truccare’ a basso costo vini pur pregiati da uve deboli o acerbe. (1) Assoenologi e Great Italian Food Trade gridano Basta!
Vino d’uva o sciroppo di canna?
L’aggiunta al vino di zuccheri ‘alieni’, es. canna e barbabietola – è vietata in Italia da oltre mezzo secolo. (2) Così come in Spagna, Portogallo e Grecia. Lo zucchero ‘alieno’, di canna e barbabietola, è viceversa ammesso e largamente utilizzato in Francia, Germania, Austria, Polonia, Inghilterra, Ungheria. Con buona pace degli obiettivi di armonizzazione delle regole tecniche nel c.d. Mercato interno, in un settore tra i più redditizi nell’agroindustria, a sua volta oggetto di una Politica Agricola Comune (PAC) che sotto questo punto di vista risulta quantomai asimmetrica.
Gli zuccheri ‘alieni’ rappresentano la soluzione più facile, a basso costo – alternativa all’impiego di mosto concentrato d’uva – per ‘migliorare’ (un eufemismo) la struttura del vino e il suo titolo alcolometrico, laddove la scarsa selezione / potatura dei vitigni e/o i fattori climatici non consentano di vendemmiare uve mature e idonee alla corretta vinificazione.
Così, mentre in Italia e in altri Paesi dell’Europa meridionale i vini sono realizzati esclusivamente con l’aggiunta di mosto d’uva (mosto concentrato rettificato, MCR, o mosto concentrato rettificato solido, MCRS), nei paesi nordici è possibile ricorrere al più economico saccarosio raffinato. Di canna, nella gran parte dei casi, e anche di barbabietola. E losquilibrio nei costi di produzione genera così una concorrenza sleale nelle produzioni vitivinicole del Mercato interno, a evidente vantaggio dei Paesi del Centro-Nord Europa. Ma non solo.
I consumatori europei sono privati della capacità di distinguere il vino vero, prodotto a partire dall’uva, rispetto a quello ‘truccato’ con zuccheri alieni. Poiché a tutt’oggi le bevande alcoliche (>1,2% vol.) sono esentate dagli obblighi – invece prescritti per la generalità degli alimenti e le bevande – di indicare la lista ingredienti (3) e la tabella nutrizionale. (4) L’informazione sulla effettiva natura del nettare di Bacco – con o senza ‘canna’ – viene così negata ai consumatori in Europa, come in altri Paesi del mondo. In barba(bietola?) agli obiettivi fissati nel ‘Food Information Regulation’.
Informazione al consumatore?
La disinformazione ex lege sull’eventuale presenza di zuccheri alieni nei vini prodotti in diversi Paesi UE, come si è sopra accennato, deriva dal difetto di armonizzazione delle regole europee di settore. Regole verticali (cioè applicate alla singola filiera) che tuttavia devono venire aggiornate alla luce della più recente riforma delle regole orizzontali (cioè di portata generale) in tema di informazione al consumatore sui prodotti alimentari.
Il regolamento UE 1169/11 definisce infatti precisi obiettivi d’informazione al consumatore, improntati a un elevato livello della sua tutela che si esprime nei termini di poter eseguire scelte effettivamente informate d’acquisto dei prodotti alimentari.
‘La fornitura di informazioni sugli alimenti tende a un livello elevato di protezione della salute e degli interessi dei consumatori, fornendo ai consumatori finali le basi per effettuare delle scelte consapevoli e per utilizzare gli alimenti in modo sicuro, nel rispetto in particolare di considerazioni sanitarie, economiche, ambientali, sociali ed etiche‘ (regolamento UE 1169/11, articolo 3 – Obiettivi generali, comma 1).
‘Le informazioni sugli alimenti non inducono in errore, in particolare:
a) per quanto riguarda le caratteristiche dell’alimento e, in particolare, la natura, l’identità, le proprietà, la composizione, la quantità, la durata di conservazione, il paese d’origine o il luogo di provenienza, il metodo di fabbricazione o di produzione’ (reg. UE 1169/11, articolo 7 – Praticheleali d’informazione, comma 1).
È dunque legittimo attendersi, da parte dei consumatori, l’affermazione del diritto di poter distinguere un vino di sola uva rispetto a un vino sofisticato con aggiunta di zuccheri alieni. Trattandosi di bevande di diversa natura, oltreché di diversi costi e metodi di produzione, quindi così di diverso valore.
Vino in Europa. Se il nome è identico, così devono essere le regole
‘In Italia il vino si produce con l’uva e non con acqua e zucchero‘, tuona Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, nel suo editoriale di giugno della rivista dell’associazione. Le regole di produzione devono venire armonizzate a livello UE. Non al ribasso – come già avviene nel settore della birra, ove la severità della legge italiana non ha pari al mondo – bensì al rialzo.
Il presidente di Assoenologi rivolge anzitutto parole severe ai furbetti che in Italia in rare occasioni sono ricorsi a questi trucchi, che nel nostro Paese sono puniti come frode in commercio. ‘Prima ancora che un’eventuale rilevanza penale la questione ha in sé una connotazione etica. Nel senso che coinvolge la morale di ognuno di noi. Che poi significa onestà di comportamenti‘.
Assoenologi e Greatitalianfoodtrade si rivolgono perciò al nuovo ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, affinché promuova in sede UE il divieto di zuccheraggio nell’intero mercato interno. In subordine, i consumatori devono venire informati in etichetta sulla presenza di zuccheri alieni.
Niente canna nel vino o, almeno, si sappia! “
( Fonte greatitalianfoodtrade )
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