Brescia, il guru delle bollicine promuove la cantina Lantieri
Capriolo (Brescia), 10 gennaio 2014 – In un “de” infilato in un suffisso nobiliare c’è molto di più di due sole lettere agganciate, in questo caso, a Paratico, piccola località della Franciacorta. Minuscolo è anche Capriolo, paesino delizioso e fotogenico, aggrappato a una dolce collina esattamente come la tenuta «Lantieri de Paratico», maison vitivinicola con un pedigree secolare che forse in pochi possono vantare perfino in questa contrada del Bresciano votata al dio Bacco, che nemmeno i cieli lattiginosi di gennaio riescono a rendere anonima e grigia.
Fabio sorride osservando i suoi vigneti che scivolano giù lungo il pendio e più in là arrivano a lambire il Monte Alto. E come potrebbe fare altrimenti l’erede di un casato che familiarizzava con i vini già nel sedicesimo secolo e che riforniva di “Rubino di Corte Franca” la famiglia Gonzaga? Certo, tra alti e bassi, con qualche buco generazionale, come successe negli anni ’50-’60, quando l’attività ancora di piccole dimensioni subì un innegabile rallentamento tra nonno Simeone e papà Giancarlo, medico con la passione per la campagna, che a metà anni ’70 decise di rimettere mano ai vigneti, sfoggiando poco dopo un “Pinot di Franciacorta” che prima di allora solo qualche grande azienda (Guido Berlucchi, Barone Pizzini, etc.) era riuscita a sfornare.
Gran momento, quello! Anche per lui, per l’attuale titolare, Fabio Lantieri, cinquantenne all’anagrafe e “ariete” per l’astrologia, con laurea in Economia e commercio, con la prospettiva naturale del libero professionista ma con il destino segnato da papà Giancarlo che nel frattempo si era affidato al talento di un giovane e bravo enologo come Cesare Ferrari per dare ali al sogno: creare vini di alta qualità. Fu mio padre a introdurre da queste parti il Pas Dosé, vino fresco e naturale, amatissimo da chi cerca vini non molto arrotondati», confida Fabio. E Il ricordo per papà che non c’è più diventa omaggio alla decisione condivisa con lui alla fine degli anni ’90: dare una svolta all’azienda, investire in una nuova cantina, puntare anche su strutture deputate all’ospitalità, insomma su un agriturismo con ristorante e camere, scelta coraggiosa in una Franciacorta che per fino ad allora aveva concentrato l’attenzione sulla viticoltura snobbando ristorazione e hôtellerie.
Oggi è tutto più facile, più palpabile, più evidente. È difficile solo muoversi fra gusti e livelli di nobiltà. Perché ogni Franciacorta ha in fondo una sua storia e un suo appeal: il Brut, l’ExtraBrut, il morbido Satèn, il Rosé dal sapore fresco e armonico. Ma qualcuno deve pur finire in vetrina a scapito di altri. E se ci vanno in due, tanto meglio. Non si può certo fare uno sgarbo a Tom Stevenson, guru mondiale dei cosiddetti “sparkling wines”, che mesi fa aveva giudicato 61 cantine della Franciacorta e aveva piazzato la Lantieri De Paratico al quarto posto, assegnando al suo “Arcadia Millesimato” la gratificante valutazione “2 stelle e mezzo”. Normale che a Capriolo accendano i riflettori anche sulla Riserva Origines, ultimo e riuscitissimo Pas Dosé, top di gamma di casa Lantieri, 60 mesi sui lieviti e una naturale attrazione per ostriche e crostacei. Ma senza esagerare. Perché con i vini è come con i figli: se hai una predilezione deve essere discreta e non sfacciata.
( Fonte expo2015.quotidiano.net )