Lo vedi lì, seduto nella sua cantina, il suo regno, intento a rimirare le sue bottiglie di vino simili a tanti figliol prodighi ritornati dopo chissà quale viaggio nei perduti meandri dell’esistenza quotidiana.
Michele Marcucci da Pietrasanta, un’enoteca alle e sulle spalle che naviga salpando i mari del globo terracqueo, sta seriamente pensando di abbandonare tutto e salpare verso un’isola deserta dove ricominciare. Cosa, però, non si dice né si sa. Ciò che siamo riusciti ad apprendere è che, ogni sera, chiuso nella sua cantina degustare una delle sue fantastihe bottiglie, butta già una lista di desiderata da imbarcare nella sua personale Arca di Noè che sarà, invece, di Michele e di nessun altro.
In questa lista destinata a fare compagnia nei tempi futuri di enorme solitudine, non potevano mancare, innanzitutto, le dieci bottiglie dalle quali re Michele non si staccherebbe mai, ancora più di una donna, ancora meglio di una partita a ping pong. Eccole, ecco il vero, unico patrimonio da cui questo ristoratore geniale e, a volte, un po’ lunatico, va orgoglioso:
1978 Domaine de la Romanée-Conti La Tâche
1985 Domaine de la Romanée-Conti La Tâche
1961 Chateau Palmer, Margaux
1967 Chateau d’Yquem, Sauternes
1985 Domaine Ponsot Clos de la Roche
1985 Moscato Rosa – Weingut Castel Sallegg
1983 Domaine Michel Niellon Bâtard-Montrachet
1979 Krug Clos du Mesnil Blanc de Blancs Brut, Champagne
1964 Dom Perignon Brut, Champagne, France
2010 Fattoria Poggio di Sotto Brunello di Montalcino DOCG
Ma se il vino può allietare la vita anche nei momenti di malinconia vuoi mettere la possibilità di gustarlo insieme a gente con la quale saresti disposto a condividere un’isola così deserta che più deserta non sarà? Già, perché Michele Marcucci, in fondo, da solo non ama stare e desidera circondarsi di persone che possano condividere con lui passatempi, sport, passioni. Uno, ad esempio, che vorrebbe avere seco è il mito del windsurf Robby Naish. Poi il suo maestro di tennis tavolo Roberto Negro. Ma in un’isola deserta serve qualcuno per cucinare e, allora, ecco qua la necessità, improrogabile e imperdibile di chiamare a far parte della ciurma Viviana Varese, chef donna considerata la migliore cuoca in gonnella e animatrice del suo ristorante stellato Michelin Alice a Milano. Incredibile, ma vero per uno che, come Marcucci parla poco e malvolentieri, la chiamata a raccolta per un tipo come Francesco Alberoni e un cantante come Vasco Rossi. Ma ecco, improvvisamente, la sorpresa: in un’isola che deserta non vuol essere non possono mancare due donne straordinariamente eccitanti e Michele Marcucci si sa, all’attrazione fisica delle sue donne non riesce a resistere a patto, però, che abbiano un’età sistematicamente superiore ai 45 anni. Sull’arca farebbe salire volentieri la ex pornostar Selen e l’attrice porno Erica Bella, una bomba di sesso.
Ma su un’isola così deserta da essere anche troppo, ormai, affolata, si può anche vedere qualche pellicola se non si è costantemente assillati dal come passare il tempo: “I film che porterei con me? – dice Michele – Il danno subito, poi La vita è bella, quindi Sandokan”. Sandokan Michele? “Ma sì, è bello, è avventuroso”. A volte quest’uomo ormai cinquantenne o poco meno sorprende perché sembra più un Peter Pan senza tempo che uno dei ristoratori più capaci e geniali degli ultimi vent’anni. Se ci sono i film ci possono stare anche i libri ed ecco che Il danno, oltre che sullo schermo, ha colpito Michele anche con la pagina scritta. Quindi Innamoramento e amore, libro di Alberoni scritto a metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Infine l’Atlante mondiale dei vini di Hugh Johnson.
Ma cosa indosserebbe in questa fantomatica e fantastica avventura sull’isola che non c’è, almeno per ora, il Nostro? “Scarpe anfibie – risponde senza esitazioni – Quindi una muta e occhiali adeguati a tutte le situazioni, una maglia di pile, pantaloni lunghi elasticizzati poi, e qui scendiamo sul terreno del cibo da procacciarsi, una canna da pesca, una canoa, fili e ami e tutto l’occorrente per pescare, una griglia, pentole grandi e fiammiferi. Poi spaghetti, peperoncino, aglio e olio. Sarò sincero, al massimo potrei restare su un’isola del genere per dieci anni, non un giorno di più”.
( Fonte lagazzettadilucca )
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