Le storie vissute tra i tavoli dei ristoranti bolognesi raccontate dai titolari dei locali
BOLOGNA – Una coppia varca la soglia dopo aver prenotato uno dei pochi e ambiti tavoli della Trattoria Bertozzi di via Andrea Costa. Si siedono e in due ordinano una porzione di Gramigna alla salsiccia «da smezzare». Stessa sorte divisoria tocca al piatto di Zucchine ripiene. «Da bere? Un bicchiere di vino?», chiede come da rituale Alessandro Gozzi, uno dei due titolari del locale. «No, niente vino». «Acqua, liscia o gassata?». «Niente acqua, ce la siamo portata da casa». E mostrano all’oste, estraendola dalla borsa, la loro bella bottiglia di acqua. «Due fenomeni», commenta Gozzi.
GLI EPISODI – Uno dei tanti aneddoti che ci hanno raccontato i ristoratori sulle bizzarrie (chiamiamole così, facendo finta che siano tali e non invece palese mancanza di rispetto nei confronti di chi lavora) di certa clientela agostana (anche se il fenomeno non ha scadenze stagionali). Si potrebbero raccontare le storie di Dario Picchiotti, Massimo Mazzucchelli, Gerardo Cairone, Stefano Bussaglia… tante da farci una piccola pubblicazione, ma per ovvie questioni di spazio, qui in pagina ne possiamo citare soltanto alcune. Nel nuovo ristorante di Max Poggi al Trebbo si presenta una coppia, «apparentemente distinta e con considerevole differenza di età», ci racconta lo chef e patron. «Ordinano uno spaghetto allo scoglio diviso in due e basta». Già la versione dello spaghetto allo scoglio di Poggi è difficile da dividere in due. E questo è il primo problema, ma si prova sempre ad accontentare il cliente. Che però in questo caso specifico «frena e rimanda indietro l’arrivo dei classici assaggini di benvenuto della casa (notoriamente gratuiti, ndr) , perché dice “io questa roba non l’ho ordinata e non la pago, sia ben chiaro”». E se queste due vicende avranno giustamente fatto arrabbiare i titolari di Bertozzi e del ristorante Poggi, ce ne sono una lunga serie di altre che fanno invece (e per fortuna) sorridere.
SORRISI – «Una volta — ci racconta Francesco Carboni de L’Acqua Pazza di via Murri — una signora mi ha chiesto di portarle una bottiglia di champagne in bagno, perché voleva berla di nascosto in quanto il marito le vietava di bere». Una signora ancora la protagonista del racconto di Giuseppe Sportelli di Villa Aretusi. «Una signora mi chiese, durante la cena, se potevo procurarle dell’intimo di color rosso per trascorrere una notte con il suo uomo e mi fece trovare il suo intimo per terra sotto al tavolo a fine cena. Chiaramente l’intimo arrivò e fu un omaggio del ristorante».
LE RICETTE «MODIFICATE» – Piero Pompili, vulcanico maitre del Cambio di via Stalingrado: «Cerco sempre di accontentare il cliente, in fondo è lui che deve mangiare quello che ordina, mica io. Così ho acconsentito a tortellini conditi con il ragù “tirati” in padella con dello squacquerone, omelette di varia natura (perché dovevano fare colazione) e l’immancabile grattugiata di Parmigiano a vivo su gli spaghetti con alici, pistacchi e pomodori secchi. Poi ci sono i vorrei ma non posso, nel senso che non posso proprio accontentarli: servire la battuta di Fassona piemontese ben cotta (è una tartare) o se possibile, eliminare i tortellini (perché a cena “no carboidrati”) dalle polpette preparate con il ripieno dei tortellini e piselli. Poi ci sono il «crudo non troppo crudo» e la «faraona con verza e pancetta senza faraona» che hanno ordinato a Athos Migliari della Chiocciola di Portomaggiore nel ferrarese, che fanno venire in mente il fumetto cult sullo chef Egon che come piatto forte proponeva «Il pollo alla birra, senza pollo».
«ASSURDO» – A volte la realtà, oltre a eguagliarla, la supera la fantasia. Lucia Antonelli della Taverna del Cacciatore di Castiglione de’ Pepoli: «È sera. Entra una famiglia con tre bambini piccoli e scalzi, senza salutare e chiedere nulla a nessuno. I bambini scorrazzano per tutta la sala, sparpagliando i menu in qua e in là. Poi, con i genitori, occupano un tavolo libero, spostano tovaglioli e bicchieri. Infine, sempre senza dire niente a nessuno, si alzano e se ne vanno». Mario Ferrara dello Scaccomatto di via Broccaindosso: «Sono capitati clienti che dopo aver letto il menu con 18 portate, più 4/5 fuori carta, e tutti i dolci ovviamente, esclamano: “Ma non c’è niente che mi piace”. Senza parlare di tutte le variazioni che certuni chiedono su un piatto, senza voler nemmeno provare ad assaggiarlo come l’abbiamo concepito noi, dopo mesi di prove per metterlo a punto». Omar Amici del Nuovo Roma a Calderino: «Arriva un tavolo da due. Lui dopo avermi ordinato dal menu Culatello di Zibello, mi richiama al tavolo e mi dice “scusi tanto, mi son scordato di chiederglielo prima…, ma che animale sarebbe lo Zibello?”». Licia Mazzoni di ViVo di piazza di Porta Saragozza: «Richieste assurde tantissime. Spiccano la Ribollita gialla di Jermann, il Prosecco di Franciacorta e il Brasato al sangue».
POESIA – La storia più poetica fra tutte ci viene dal Caminetto d’Oro di via de’ Falegnami e ce la racconta il titolare Paolo Carati: «Cliente svizzero elegante. Ordina una bottiglia di Trebbiano di Valentini. Gli versiamo un bicchiere. Lo tiene davanti a sé per tutto il pranzo, annusandolo a intervalli regolari, ma senza berlo. Gli chiedo “Il vino non va bene?”. Lui: “No, no, è perfetto. Ma io non posso bere, mi accontento di annusarlo”».
( Fonte Corriere )
Annotazioni a margine
Il piu’ tirchio di Ferrara e provincia, unitamente alla sua compagna, si recano al ristorante e vengono serviti due flute di prosecco di benvenuto ( gratuiti ) ; arriva il cameriere per la comanda e questi ordinano :
una pizza tagliata a metà, quando il cameriere chiede ” Da bere signori cosa vi porto ? “, lui risponde : ” niente , grazie siamo a posto cosi’ ” !
Premesso che ognuno si comporta come meglio crede, ma a questo punto sarebbe consigliato rimanersene a casa, cosi’ si risparmierebbe ancora di piu’ !
RG