Diamo a Cesare quello che è di Cesare
( nella foto l’Enologo Federico Martinotti )
Ripropongo queste considerazioni, tratte dal sito web Millevigne, in quanto le trovo giuste e sacrosante, dobbiamo riappropriarci di quello che è nostro e smetterla di ” scimiottare ” i francesi , solo perchè può sembrare piu’ ” fico “. Questo metodo di rifermentazione in autoclavi lo ha inventato e brevettato l’ Enologo Federico Martinotti oltre 100 anni fa, per cui è ora di chiamare le cose con il loro nome e rendere giusta memoria a questo meritevole italiano.
Buona lettura
Roberto Gatti
“Metodo Martinotti” o “Metodo Italiano” o “Metodo Italiano Martinotti”: questo dovrebbe essere scritto su tutte le etichette o controetichette degli spumanti prodotti con rifermentazione controllata in autoclavi, primo su tutti l’Asti Spumante, su ogni materiale pubblicitario riguardante questo tipo di produzione vinicola nonché sulle carte dei vini di tutti i ristoranti che si rispettino e che vogliano giustamente manifestare professionalità e qualificazione. Questo scrivevamo nel marzo del 2008 su Federico Martinotti , nato a Villanova Monferrato il 3 giugno del 1860, vero ed unico inventore, con brevetto del 1895, del metodo di spumantizzazione in grandi contenitori, per inquadrare questo grande personaggio nel libro promosso dall’amministrazione provinciale dal titolo “Alessandria provincia viticola” .
Circa un anno dopo, il 25 marzo del 2009, nell’ambito di una animata riunione del Comitato Vitivinicolo Piemontese, la citata dicitura è stata inserita all’interno del disciplinare dell’Asti DOCG nell’ambito delle menzioni di carattere facoltativo. La proposta per la verità datava già qualche anno: precisamente dal 1985 quando, a Villanova Monferrato, nell’ambito di un convegno organizzato dal Circolo Culturale Ottavi e dall’allora suo Presidente Paolo Desana, grandi personaggi della vitienologia nazionale, da Italo Eynard e Mario Fregoni a Vittorio Vallarino Gancia si riunirono proprio per ricordare Federico Martinotti “sommo enologo e pioniere della spumantistica italiana”, così come scritto sulla lapide affissa nel paese natale in occasione del 60° anniversario della morte. Come detto nel 1895 Federico Martinotti brevettò un metodo innovativo nell’arte di produrre lo spumante di qualità sviluppando la seconda fermentazione in un solo grande recipiente, un’autoclave in ferro smaltato, a tenuta di pressione anziché in bottiglia.
Ma questo metodo, adeguatamente commercializzato dall’industriale francese Charmat, come molte volte accade, prese il nome non dal suo vero inventore ma da chi ebbe la capacità di farlo apprezzare e conoscere. Non è facile modificare le abitudini, opportunamente amplificate da azioni di marketing, ma in questo caso l’assonanza tra “Charmat” e “charmant” molto più superficialmente deve aver giocato per oltre cento anni un ruolo fondamentale nel perseverare nell’errore storico e nella nostra incapacità di trasformare questa importante verità in una opportunità di valorizzazione e promozione delle nostre produzioni e, di conseguenza, dei nostri territori. Laureato in chimica e farmacia nel 1887 all’Università di Torino, Assistente prima e Vice-direttore poi della Stazione Agraria di Torino, Federico Martinotti fu nominato nel 1900 a seguito di concorso Direttore della Reale Stazione di Enologia di Asti. Le sue idee e sperimentazioni spaziarono alla grande nell’ambito di tutta l’enologia e la viticoltura, dallo studio di nuovi chiarificanti, di nuovi metodi di filtraggio, di un pastorizzatore, di pigiatrici, di apparecchi per la distillazione del vino e delle vinacce, della migliore utilizzazione dei residui della vinificazione o dei vitigni americani più raccomandabili per specifici areali o regioni e molto altro ancora. Ed allora in alto i calici: l’auspicio è quindi che dal 2009, previa ricezione delle proposte di modifica da parte del Comitato Nazionale Vini DOC, si possa brindare con “Asti DOCG Martinotti”, metodo magari non “affascinante” ma sicuramente “italianissimo”.
( Fonte Millevigne )