à vero, con i suoi grappoli oblunghi la Malvasia
affolla vigne sudafricane, cilene, californiane. Ma la sua madre
patria è pur sempre il Peloponneso, regione da cui, secoli fa, salpò
per unâ odissea sconfinata che scavalcò le Colonne dâ Ercole.
Unâ avventura per nulla accidentata perché la terza edizione del
Malvasia wine & tour/, chiusa ieri alle Isole Eolie, ha confermato
che di Itaca, il mare nostrum e dintorni gliene ha offerte ben più
dâ una. Altro che maghe Circi e sirene.
Si provi per esempio quella approdata dolcemente nellâ isola
portoghese di MADEIRA. O le numerosissime varietà delle CANARIE, di
CIPRO e le giovani etichette di CRETA. Ma soprattutto, in queste
notti di caldo feroce, ci si attardi a far girare calici delle 17
diverse tipologie italiane, come quelle sarde di BOSA e CAGLIARI,
dolci, secche o liquorose (e alcune memorabili).
O come la MALVASIA DELLE LIPARI, una doc più che trentennale in odore
di docg (salvo fisiologiche schermaglie tutte siciliane) che il
disciplinare vuole appena ambrata da un 5% di uve di corinto nero (ma
ci sono anche ottime malvasia in purezza).
La migliore eoliana? Difficile ancorché scorretto sentenziare. Per
ora citiamo i nettari della Fenech di Salina, ( vedasi mio precedente articolo al link :
https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=387 )
quattro ettari aggrappati alle pendenze del comune di Malfa. Non si sa se sia più
folkloristico il suo patron FRANCESCO, melodrammatico armadio
dâ origini maltesi, o più aromatico e ben strutturato il passito di
Malvasia che imbottiglia. Sul resto, torneremo a parlare presto.
( Fonte : Identità Divino )