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LO SPUMANTE

Vino spumante: cos’è e dove si produce

Il termine spumante viene usato in Italiano per indicare qualsiasi tipo di vino che contenga una buona quantità di anidride carbonica al suo interno, dovuta a una seconda fermentazione. Uno spumante non è un vino frizzante, questa denominazione è infatti utilizzata per i vini effervescenti, che vengono fermentati una singola volta e che contengono una minore quantità di anidride carbonica rispetto agli spumanti e a una minore pressione.

C’è spumante e spumante

In effetti poi è bene precisare che esistono varie tipologie di spumante, completamente diverse tra di loro, sia in termini di produzione che di aroma e consistenza al palato; in Italia si utilizzano sostanzialmente due tipologie di lavorazione che consentono di ottenere un vino spumante, quindi con bollicine e spuma corposa, che si evidenzia già all’apertura della bottiglia e che si mantiene nel tempo. In particolare è poi importante notare che ci sono specifiche tipologie di vino spumante prodotto in Italia, correlate anche alle uve utilizzate e alle zone in cui le vigne crescono. Tra i classici, uno tra i più apprezzati in tutta Italia è lo spumante dolce Asti Cinzano, prodotto dalla nota casa vitivinicola Piemontese, D.O.C.G. Questo tipo di spumanti è preparato con il metodo Martinotti-Charmat, che è sfruttato in Veneto, nella zona di Valdobbiadene, per preparare l’altrettanto noto Prosecco di Valdobbiadene.

 

Metodo Charmat e metodo classico

Sia il metodo Charmat che il metodo classico prevedono di fermentare l’uva per la produzione di un vino di base fermo, che segue poi due vie ben diverse. Con il metodo Charmat, o Martinotti, si pone il vino in autoclavi in acciaio e viene fatto rifermentare aggiungendo zucchero e lieviti selezionati. Il processo dura varie settimane, con un minimo di 4-6 per arrivare fino a oltre 24 settimane. Al termine di tale periodo l’autoclave ha trattenuto tutta l’anidride carbonica prodotta dai batteri del lievito; si raffredda l’intero contenitore e si imbottiglia il vino, portando la pressione interna alla bottiglia sopra i 3,5 bar. Invece il metodo classico prevede di imbottigliare il vino fermo prodotto durante la prima fermentazione, aggiungendo lieviti selezionati e zucchero e conservando le bottiglie orizzontalmente e a temperatura controllata.

In questo caso i disciplinari prevedono una rifermentazione di vari mesi, che va dai 24 in avanti, ci sono spumanti metodo classico che rifermentano in bottiglia anche per più di 10 anni. Nel corso dei mesi si girano periodicamente le bottiglie e, al termine del periodo di fermentazione previsto, si pongono a testa in giù, per fare in modo che tutti i detriti prodotti dalla digestione degli zuccheri da parte dei lieviti si depositino e possano essere rimossi. Prima dell’imbottigliamento, il metodo classico prevede l’aggiunta di una minima dosa di zucchero e di una miscela di vino. Alcune cantine oggi producono spumante utilizzando il metodo ancestrale, che differisce da entrambe quelli sopra citati.

Non solo bollicine

Tutte queste lavorazioni sono svolte per fare in modo che il vino possieda una buona quantità di anidride carbonica al suo interno, ma non solo. Il lavoro svolto dai lieviti conferisce infatti al vino aromi e sapori del tutto particolari, la cui complessità dipende anche dalla durata del periodo di fermentazione. Non solo, ogni cantina seleziona e conserva lieviti dalle caratteristiche uniche, per ottenere uno spumante, un prosecco o un metodo classico che risulti diverso da tutti gli altri. Si deve poi considerare che si parte già da un vino di base che differisce enormemente da metodo a metodo, ma spesso anche da cantina a cantina. Oltre a questo è bene ricordare che le cantine possono mescolare tra loro i vini di base ottenuti da diversi vigneti e tipologie di uve, ma anche da annate differenti. Il risultato offerto è quindi ampiamente variegato, per garantire a ogni consumatore lo spumante che più si adatti ai suoi gusti.