Home INNOVAZIONI Le scelte coraggiose premiano anche dopo più di cent’anni

Le scelte coraggiose premiano anche dopo più di cent’anni

Leggere la storia ci permette di comprendere meglio l’attualità e i motivi per cui certe realtà sono più celebri e conosciute di altre. È il caso di Ruffino, azienda toscana del vino che fin dalla sua fondazione nel 1861 ha creduto e investito nella globalizzazione

 

Nel 1861 l’Italia è una e sotto la corona dei Savoia. Un paese ancora diviso, prevalentemente agricolo, e guarda all’industrializzazione. La produzione di vino in quell’epoca è polarizzata in due approcci: il vino del contadino, prodotto e consumato per tutti i giorni, soprattutto per avere energie per la vita dei campi e il vino per i nobili, prodotto per hobby, per salotto, mentre il principale business era altro. Pochi anni dopo, precisamente nel 1877, ecco l’intuizione di due cugini: Ilario e Leopoldo Ruffino impiantarono la loro azienda vinicola nel centro di Pontassieve, a due passi da Firenze, al centro della migliore produzione chiantigiana e vicino alla ferrovia, al porto di Livorno e accanto a una delle più importanti vetrerie del centro Italia. Chianti, di qualità e pronto per viaggiare nel mondo: le idee chiare e i valori non mancavano, ed erano sicuramente innovativi per l’epoca, durante la quale anche solo immaginare di portare i propri prodotti in altre nazioni o addirittura dall’altra parte del mondo era un sogno di pochi.

 

 

Eppure il brand Ruffino viaggiò, soprattutto in fiasco e attraverso i primi immigrati dell’East-Coast che spesso aprivano attività di ristorazione e divenne uno dei primi produttori ad esportare il Chianti negli Stati Uniti, tra gangster, proibizionismo, canali di vendita innovativi come quelli delle farmacie, coi vini prescritti come cordiali e antistress. I vini viaggiavano e i premi arrivavano da tutto il mondo: Bordeaux 1890, Chicago 1893 e Saint Luis 1904 portano medaglie e nuove conoscenze, e nuove possibilità. Ma anche le idee innovative portano fama: tra i vini prodotti c’era un Chianti speciale, chiamato Stravecchio, che affinava un anno in grandi botti di castagno e veniva aperto solo per le occasioni speciali, un vino nuovo per l’epoca che colpì persino il Duca d’Aosta, rinomato bon-vivant.

 

 

Sebbene vicino alla Francia dei Bordeaux e degli Champagne, o all’Italia del Barolo di Cavour, “il re dei vini e il vino dei re”, il Duca, nel 1890, scese nel piccolo paese, visitò Ruffino, assaggiò il vino, e con un  atto d’imperio sancì che tutto quel vino fosse destinato solo ed esclusivamente alle tavole del Regno d’Italia. Ruffino diventò così fornitrice ufficiale della Casa Reale Savoia. Finalmente, nel 1927, quindi 37 anni dopo la visita e nel cinquantesimo anno dalla nascita, con l’azienda in mano alla famiglia Folonari, nuovi proprietari dal 1913, Ruffino riuscì ad ottenere la licenza di vendita per questo vino.

 

 

Il nome doveva richiamare il suo più illustre ammiratore: ecco quindi Riserva Ducale, la selezione del Duca. La storia da lì è scritta, e questo vino, divenuto poi “oro” nel 1947 in occasione di una grandissima vendemmia, rimane una delle pietre miliari dell’evoluzione di questa cantina. Negli anni del boom economico la società si rinnova ancora una volta ed è pioniera di stile, gusto e comunicazione, affiancandosi ai grandi creativi, artisti e designer italiani dell’epoca. Un’altra intuizione, che regala nuova linfa e nuova notorietà, e fa diventare questo vino desiderato dalle star dell’epoca, Sofia  Loren, Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica, che visitano la cantina e la rendono ancora più famosa.

 

 

E in un periodo come gli anni ’70, con il vino che non riesce a decollare come prodotto premium, qui si punta sulla qualità: nel 1984 il Chianti ottiene la DOCG (legge sulle denominazioni 1963, prime DOCG 1980) e al Chianti Ruffino viene assegnata la prima fascetta rosa AA00000001. Il controllo di tutte le fasi produttive porta l’azienda ad avviare il progetto di Tenute Ruffino nelle più vocate DOCG toscane: Montalcino per il  Brunello, Montepulciano per il Nobile, ma anche e soprattutto Chianti Classico con l’acquisizione di Gretole e Santedame. Arrivano i Supertuscan, fra cui il pluripremiato Modus, a cui si andranno ad affiancare Modus Primo e Alauda, ancora oggi prodotti di punta del brand.

 

Ma la storia non finisce e l’evoluzione della cantina è sempre in atto: l’azienda ha rinnovato la struttura di Poggio Casciano, e ha una nuova enologa, Olga Fusari, alla sua prima vendemmia qui dopo l’esperienza da Ornellaia. Porta in azienda una mano giovane e brillante, con canoni e tecnica sicuramente ben inquadrati, e qui avrà modo di esprimersi con più forza e maggiore determinazione. La cantina è stata recentemente ristrutturata, unendo funzionalità a un edificio storico senza snaturarlo, ma anzi valorizzandone la struttura e le proprietà termiche: in tempi in cui si vuole fare risparmio energetico anche questi dettagli sono molto importanti. Qui si producono Modus Toscana Igt, Modus Primo Toscana Igt e Alauda Toscana Igt. Alauda tra tutti colpisce particolarmente: è un vino sorprendentemente elegante nonostante la potenza del taglio bordolese e l’appartenenza alla categoria dei Supertuscan.

 

 

È un ulteriore indizio di cambiamento anche dal punto di vista stilistico, per questo tipo di vini tanto di moda nel passato e che oggi hanno bisogno di riportarsi sul territorio e ricominciare a essere autentica espressione di quel luogo, anche con un utilizzo del legno importante. Ma il rinnovamento è anche nell’ospitalità: qui si trovano infatti Casa Ruffino, raffinata struttura ricettiva all’interno della storica villa rinascimentale, e poi il ristorante  Tre Rane ispirato al ristorante di Firenze dove lavoravano Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli, e l’Enoteca Ruffino con un bellissimo giardino.

 

( Fonte Linkiesta.it )