La valorizzazione dei grandi rossi della Valpolicella passa anche attraverso un intervento sulla zonazione, in particolare per la produzione dell’Amarone.
È quanto sostengono le Famiglie Storiche, ovvero le aziende Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato, nel commentare le recenti misure emergenziali che il Consorzio Tutela Vini della Valpolicella intende proporre.
L’Associazione delle Famiglie Storiche ribadisce l’importanza di salvaguardare la reputazione e la riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo: “Ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo per la valorizzazione delle zone più vocate alla produzione dei grandi rossi della Valpolicella, per questo riteniamo indispensabile la zonazione, per ridefinire attraverso un approccio multidisciplinare i fattori caratteristici di un terroir che ha una vocazionalità antichissima alla coltivazione della vite, e che oggi rischia di risentire di scelte che tengono conto solo del rapporto tra domanda e offerta, senza proporre nel contempo iniziative idonee a migliorare la qualità del prodotto” ha dichiarato il presidente Alberto Zenato.
L’Associazione, nata nel giugno 2009 tra dieci storiche aziende della Valpolicella e che oggi vanta tredici soci, complessivamente commercializza 2,2 milioni di bottiglie di Amarone, circa il 16% della produzione totale, per un fatturato complessivo di 70 milioni di euro, il 20% del totale delle vendite della DOCG, di cui l’80% destinate all’export.
Secondo Zenato “è necessaria inoltre una differenziazione di resa e di conseguenza di cernita tra le aree collinari e di pianura“. Le Famiglie Storiche sono favorevoli “a rese di 100 quintali per ettaro con una maggiore cernita di uva per Amarone nelle zone collinari, e a rese di 120 quintali per ettaro con una minor cernita in quelle pianeggianti”.