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Le 30.000 bottiglie di Giuseppe, ex ingegnere

“Future is Nature!” “Il futuro è la natura!” La chiacchierata con Giuseppe Mastrodomenico, ingegnere elettronico lucano convertito alla viticultura, si chiude con uno slogan.

 

Dopo tutto, basterebbe questo a raccontare la sua storia: una laurea al Politecnico di Torino con specializzazione a Göteborg, Svezia, prima, un lavoro in giro per il mondo per Motorola, poi, il ritorno ai vigneti di famiglia, oggi.

 

“Ci pensavo già da diverso tempo, da quando lavoravo a Chicago. Ho sempre avvertito il bisogno di fare qualcosa per me, di andare oltre lo stereotipo del lucano che abbandona la sua terra.”

 

Così, con la crisi del colosso della telefonia, sono crollati anche gli alibi che tenevano Giuseppe lontano da Barile, il paesino alle pendici del monte Vulture in cui la sua famiglia produceva uva di alta qualità da fornire alle cantine più grandi della Basilicata e del resto d’Italia.

 

“Di vino ne abbiamo sempre prodotto pochissimo, solo per consumo personale, poi, con il crollo dei prezzi delle uve abbiamo deciso di imbottigliare e mettere sul mercato la nostra etichetta. Abbiamo iniziato con 1.000 bottiglie, oggi invece ne contiamo 30.000 l’anno.”

 

Il 90% del fatturato dell’azienda è dato dalle esportazioni per le quali la vendita online è stata la vera chiave di volta. Il principale importatore è la Cina, seguita dal Giappone e infine, dagli Stati Uniti.

 

E’ merito anche di una particolare applicazione se le vigne Mastrodomenico hanno conquistato i cuori degli orientali. Loro lo chiamano “il Grande Fratello delle viti”, ma il nome esatto sarebbe “RFID-F2F”, acronimo che sta per Farm To Fork, il consorzio europeo che ha sviluppato un progetto pilota capace di riprendere il prodotto dalla vigna al confezionamento.

 

“I consumatori vogliono sapere cosa stanno bevendo e con questi sensori posizionati sui filari riusciamo ad assicurare qualità e provenienza. Il cliente riesce a capire l’esposizione delle uve, le caratteristiche pedoclimatiche della stagione, il periodo in cui si è vendemmiato e molto altro ancora.”

 

L’idea nasce da un bando della Comunità Europea del 2009 che aveva la finalità di promuovere l’uso delle tecnologie a radiofrequenza per tracciare l’intera filiera di produzione e commercializzazione dei prodotti agro-alimentari. Al momento viene utilizzato in cinque Paesi europei per formaggi, pesce e, appunto, vino.

 

“Anche mio padre, a settant’anni ha imparato a smanettare su smartphone e tablet. Il prototipo di F2F si è rivelato essere uno strumento molto utile anche per l’agricoltore che monitora costantemente il vigneto e sa quando intervenire per prevenire eventuali problemi. E la tempistica in questo mestiere spesso è vitale!”

 

Ma il RFID-F2F non è l’unico stratagemma tecnologico al quale i Mastrodomenico si sono affidati. L’e-commerce è la principale via di incontro con i consumatori, tanto che nel 2014 cercheranno di implementare il sito internet rendendolo più efficiente e social per far sì che il click con cui la sua azienda viene scoperta dall’altra parte del mondo, sia tutt’altro che casuale.

 

E poi? “Poi, chissà. Bisogna scendere a patti con l’incertezza. Se siamo costretti a essere precari alle dipendenze altrui, tanto vale esserlo investendo su noi stessi. E, vi assicuro, non c’è posto migliore della Basilicata per ricominciare da noi!”

 

 

( Fonte /nuvola.corriere.it )

 

P.S. ) Daniele Cernilli, ex Direttore Gamberorosso, ne ha scritto al link : 

http://www.doctorwine.it/det_articolo.php?id_articolo=780

Roberto Gatti

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali: » Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente ); >>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino >>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest >>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge ed ai maggiori concorsi italiani.

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