Niente pasta italiana, niente birra tedesca, niente cioccolato svizzero, niente olio d’oliva spagnolo e niente formaggi francesi.
Tutti prodotti che tra 20 giorni spariranno dagli scaffali dei supermercati argentini.
Lo ha deciso ieri il Governo di Buenos Aires che intende frenare le importazioni di prodotti stranieri e adottare dal 1 giugno 2009 un drastico provvedimento di restrizione commerciale. La motivazione del ministro del Commercio interno, Guillermo Moreno, questa: Si tratta di alimenti che vengono elaborati anche dall’industria nazionale e quindi non necessario ricorrere a importazioni.
L’idea quella di proteggere l’industria nazionale da un’eventuale invasione di prodotti esteri, soprattutto ora che l’euro sta perdendo terreno rispetto al peso e al dollaro.
Tuttavia si tratta di un provvedimento che non sembra giustificato dai numeri: solo il 3% del totale dei prodotti alimentari consumati in Argentina importato dall’estero. Cifra che sale al 13% se si includono profumi, abbigliamento, calzature e pelletteria.
Valori molto contenuti che non spiegano la decisione che secondo alcuni analisti va fatta risalire alla guerra commerciale in corso con la Cina e il Brasile. E soprattutto al timore di un’uscita di dollari per pagare prodotti importati.
Le catene di supermercati Jumbo, Carrefour e Walmart sono le pi colpite, proprio perch espongono una maggior quantit di prodotti importati.
Da tempo le importazioni dai Paesi Ue in Argentina incontrano molte difficolt in diversi settori (dall’alta moda ai componenti auto e i beni capitali), proprio a causa di ostacoli ingiustificati:
l’appesantimento delle barriere non tariffarie e la normativa doganale.
La decisione di Moreno ha incontrato dissenso anche all’interno del Governo, guidato da Cristina Fernandez de Kirchner: infatti il ministro dell’Agricoltura, Julian Dominguez, ha ricordato che l’Argentina membro del Wto, organizzazione che non prevede eccezioni al proprio regolamento.
( Fonte Il Sole 24 Ore )