C’era una volta il Fiano. Quel vitigno che i Greci portarono in Campania, piantando le prime viti a Lapio, un piccolo villaggio rurale che prese il suo nome proprio dall’uva.
A sua volta, il nome “Vitis Apicia” o “Apina” deriva dalla caratteristica, tipica di quest’uva dal dolce profumo, di attirare sciami di api nelle vigne. Da “Apina” si declinò “Afiana”, e quindi Fiano. Non a caso, nel bordo di Lapio, dal 4 al 6 agosto, si festeggia l’ottava edizione di “Fiano Love Fest”. La tre giorni vuole rappresentare, come si legge dal nome, tutto l’amore dei lapiani per la propria terra. E per quest’uva.
Organizzato dalla Pro Loco Lapiana con il patrocinio ed il concorso del Comune di Lapio, la collaborazione della Pro loco Sanmanghese e Slow Food Avellino, il patrocinio morale della Regione Campania, di Enti ed Istituzioni varie, dell’UNPLI e dell’EPT, l’happening è diventato un appuntamento seguito da wine lovers, enoturisti e semplici curiosi di vino. Lo stesso preferito da Federico II di Svevia.
Ma si trovano documenti relativi al Fiano anche con re Carlo II d’Angiò che ordinò a Guglielmo dei Fisoni di trovare 1600 viti di Fiano da spedire a Manfredonia, al fine di piantarle nelle proprie tenute. Solo nel 1592, però, si scopre che Lapio fosse un importante centro di produzione vinicola: lo attesta una lettera indirizzata al Capitano di Montefusco, capitale del Principato d’Ultra. Nell’Ottocento, si verifica addirittura il primo exploit produttivo, con cento milioni di litri di Fiano, per la maggior parte esportati persino in Francia.
Così la vitivinicoltura diviene l’asse portante dell’economia irpina, tanto da incentivare la realizzazione della prima ferrovia irpina e della Regia Scuola di Viticoltura e Enologia di Avellino. Questo basta a far capire la valenza storica e culturale che questo vino riflette ancora oggi in Irpinia. Così le strade di Lapio si “apparecchiano” per tre giornate di degustazioni, arte e musica. Oltre al protagonista assoluto, presentato dalle aziende Cantina Romano Nicola, Filadoro, Femia, Feudo Apiano, Cantine Macchie Santa Maria, Cantine Riccio, Alabastra e Tenuta Scuotto, si riversano nei calici anche il Taurasi e l’Aglianico irpino. Per l’abbinamento al food, ci pensano chef irpini: Giovanni Arvonio della Taberna del Principe, Antonio Petrillo della Corte dei Filangieri, Marco Caputi e Davide Filadoro del Maeba Restaurant. Tra i prodotti d’identità irpina, si potrà provare il premiato olio Ravece D.O.P e il miele di Lapio. E’ possibile poi partecipare (su prenotazione) al tasting guidato dei vini e wine tour delle aziende presenti. L’evento è “dotato” anche di albergo diffuso, area camping e una postazione astronomica per godersi le bellezze celesti. Inoltre, sarà predisposto un servizio di navetta che garantirà il collegamento dal centro storico all’area parcheggi. Non manca l’hastag #fianolovefest per condividere i momenti d’ebbrezza anche sui social.
( Fonte repubblica )
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