Ci avevano gia’ pensato Fenoglio e Pavese, ma forse adesso ci sara’ anche l’Unesco a dire che Langhe, Roero e Monferrato fanno parte delle meraviglie del mondo. La candidatura a far parte del Patrimonio dell’Umanita’ delle Nazioni Unite per nove ”terre da vino” sparse fra le province di Asti, Alessandria e Cuneo arriva dopo anni di preparativi – se ne parla dal 2002 – e 150mila euro di investimenti.
Era stata annunciata nel 2010 dall’allora presidente Mercedes Bresso, e il 10 gennaio e’ stata depositata ufficialmente. Un dossier di mille pagine che sara’ inviato al Ministero dei Beni e delle Attivita’ Culturali per essere poi inoltrato all’Unesco, e che individua – ha annunciato la Regione – ”nove ‘core zone’ all’interno di una ‘buffer zone’ composta da 74 comuni, il cui territorio e’ coltivato con i vitigni autoctoni delle grandi Doc e Docg, per i quali sono stati riscontrati caratteri di eccezionalita’ anche sotto il profilo della presenza di elementi di storicita’ e tipicita’, oltre che alla piacevolezza della vista e all’elevata qualita’ del paesaggio”. Insomma un territorio non solo bello, ma anche intriso di tradizioni e attivita’ produttive antichissime. Un paesaggio da tutelare. Fatto di colline, quelle dolci del Monferrato e del Roero e quelle delle Langhe, dai crinali piu’ affilati. Delle viti, coltivate a filari concentrici sui poggi in vigne confinanti con foreste e noccioleti. Di paesi con chiese romaniche, piazzette e terrazze, grange e stradine. Un paesaggio che parla di lavoro, e fino a cinquant’anni fa di vita contadina e di ”malora”, e che va protetto, si legge nella relazione presentata per la candidatura, anche nel suo ”patrimonio immateriale”. Vale a dire, le caratteristiche abitative delle case, i modi di stare insieme, e soprattutto la sapienza di chi da generazioni produce grandi vini.
Le zone che rientrano nel progetto sono nove, ciascuna legata a un vino: Freisa, Barbera, Barbaresco, Barolo, Grignolino, Dolcetto di Dogliani e tre varieta’ di Moscato. Attorno a loro la ”zona tampone” dei 73 comuni, che le collega tutte, anche se non potra’ rientrare nella candidatura.
Per preparare la candidatura, valorizzando al massimo le terre del vino di Langa, Roero e Monferrato hanno investito, in sei anni, piu’ di 150mila euro. I progetti: dalla creazione di centri studi – come il Centro ricerche vitivinicolo di Alba – e musei del vino, fino al restauro di borghi storici, come quello di Barbaresco, chiese e campanili, come a Vezzolano, e castelli, come a Roddi e Barolo. Il ”Treno delle vigne” che attraversa tutte le zone per non inquinare. E poi un ”Dizionario piemontese della cultura vitivinicola” e di un ricettario dedicato ai piatti a base di vino.
Sono pochi i paesaggi vitivinicoli iscritti nella lista del Patrimonio mondiale Unesco: la zona dell’Alto Douro in Portogallo, i vigneti dell’isola vulcanica di Pico nelle Azzorre, la zona del Tokaj in Ungheria, quella di Saint Emilion in Francia e la valle del Medio Reno in Germania. Ultimi ad ottenere il riconosimento sono stati i vigneti terrazzati di fronte al lago Lemano e alle Alpi, nella regione svizzera del Lavaux.
(Fonte Ansa )