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LA STORIA 3 APRILE 1986 : Vino al metanolo, la «morte in bottiglia»

Era il 1986, mi ero iscritto da appena due mesi al primo corso Ais a Ferrara, dopo una notizia del genere mi volevo ritirare dal corso, non sapendo che da quel bruttissimo episodio sarebbe iniziata la ” rinascita del vino italiano “.

Oggi a distanza di molti anni ” siamo ancora qua ” !

Buona lettura

” Controlli a tappeto, 4 le ditte inquisite “

 

 

TORINO, 2. — Continuano a pieno ritmo in Piemonte e si sono estesi anche all’Emilia Romagna, all’Umbria, all’Abruzzo e al Molise i controlli del Nucleo antisofisticazioni dei carabinieri (NAS) per scoprire la presenza sul mercato del vino all’alcool metilico che ogni giorno si rivela più pericoloso: 14 persone sono morte a tutt’oggi per averlo ingerito, ma il numero potrebbe salire poiché la magistratura ligure ha ordinato oggi l’autopsia di due persone morte negli ultimi giorni molto probabilmente a causa dell’alcool metilico. Si tratta di una donna di Albenga (Savona) di 37 anni e di un uomo di Cogorno (Genova) di 69 anni.

Fortissimi sospetti pesano anche sulla morte del litografo di 42 anni deceduto il 6 marzo all’ospedale San Martino di Genova con diagnosi di cirrosi epatica che potrebbe essere la primissima vittima del micidiale vino al metanolo. Altre tre persone poi sono rimaste intossicate ma fortunatamente in modo lieve. Un torinese di 46 anni è stato ricoverato e poi dimesso al pronto soccorso delle «Molinette» dopo aver bevuto un bicchiere di vino rosso in uno degli «Autogrill» dell’autostrada Torino-Savona. All’ospedale di Sanremo è stata ricoverata anche una coppia di coniugi, di 48 e 46 anni che avevano bevuto vino della ditta «Odore». La donna è stata dimessa dopo accertamenti, l’uomo è tuttora ricoverato.

I controlli effettuati finora in Umbria, Abruzzo e Molise non hanno portato al rinvenimento di vino tossico, mentre analisi effettuate su campioni di vino prelevati da alcune cantine della Romagna hanno rilevato un tasso di metanolo del 33 per cento contro lo 0,3 consentito dalla legge, gli inquirenti cercano ora di ritracciare altre cantine del Piemonte, della Toscana e del Veneto che avrebbero acquistato «in nero» cioè senza fattura il vino adulterato.

Intanto la polizia di Sanremo ha sequestrato un centinaio di confezioni di vino imbottigliato dalla ditta «Ravera» di Cassine (Alessandria). Si tratta di un migliaio di bottiglie di diversi tipi, Barbera, Dolcetto del Piemonte, Spumante Moscato, Bianco Cortese. Il vino della ditta «Ravera» è quello sospettato di aver causato la morte del pensionato di Albenga. C’è da segnalare anche la morte per un incidente stradale del commerciante Aldo Giovannini, inquisito per la vicenda del vino adulterato. Proprio oggi doveva essere interrogato dal sostituto procuratore di Ivrea.

La psicosi del metanolo ha già provocato un forte calo dei consumi interni e la gente si orienta sempre più verso i vini DOC, più sicuri, anche se più costosi.

Quattro le ditte inquisite
ROMA, 2. — Il governo intende interrompere la lunga catena di morti da avvelenamento e combattere la sofisticazione del vino. E per gestire l’emergenza ha creato una specie di «task force», cioè un gruppo di coordinamento, che si è installato questo pomeriggio al ministero della Sanità. È composto da rappresentanti dei ministeri dell’Agricoltura, del Commercio Estero, delle Finanze, degli Esteri, dell’ICE, dei NAS e del Nucleo repressione frodi, nonché da un capofila designato dalle Regioni. Tale gruppo di lavoro integrato avrà il compito di raccogliere e diramare informazioni e indicazioni operative sull’intera vicenda del vino alle amministrazioni locali, ma anche all’estero.

Il ministro Pandolfi ha fornito altri particolari sulla vicenda. Ha detto che allo stato delle cose le ditte imputate di fatti criminosi sono quattro: Odore, Ciravegna, Fusco e Giovannini e che il vino sospetto ammonta a circa 6 mila ettolitri. Ha anche evidenziato che in moltissimi casi si tratta di transizioni commerciali avvenute in nero ed è possibile quindi che qualche migliaio di ettolitri sia già stato distrutto.

Una delle prime operazioni che verranno affrontate dal Centro di coordinamento — che è alle dipendenze della Direzione generale d’igiene degli alimenti — dovrebbe essere quella di lanciare un appello ai consumatori, indicando le «fonti» del pericolo di avvelenamento. Ma perchè l’iniziativa parta occorre il via della magistratura.

La situazione in Lombardia
MILANO, 2. — Il punto della situazione sui casi di avvelenamento da vino è stato reso noto oggi con un comunicato dalla Regione Lombardia. In Lombardia il numero dei ricoveri negli ospedali delle persone intossicate da alcool metilico riscontrato in alcune partite di vino è abbastanza contenuto ed i ricoverati sono in via di miglioramento. Alle 12 di oggi i ricoverati sono 12 di cui tre nuovi entrati in ospedale tra ieri e oggi.

I ricoverati sono una a Milano, una a Lodi, due a Vimercate, uno a Magenta, tre a Legnano, uno a Giussano, due a Garbagnate, uno a Rho. I presidi multizonali di igiene e prevenzione continuano nelle indagini su tutti i campioni inviati dai servizi di vigilanza igienico – sanitaria delle USL e anche in numero più contenuto su campioni portati al laboratorio direttamente da privati. La priorità delle analisi riguarda il vino proveniente da partite sospette e da campioni di vino che hanno determinato disturbi nelle persone, soprattutto se ricoverale in ospedale. Le autorità pregano di portare i campioni solamente previo accordo con i responsabili dei laboratori astenendosi comunque, in attesa di risultati delle analisi, dal bere vino proveniente da zone e da ditte che sono state segnalate dalla Magistratura.