Gli ultimi due sono il toscano Morellone e il trentino Negrone. Sono i vitigni numero 854 e 855 che la Gazzetta ufficiale ha inserito nel «Registro Nazionale delle varietà di vite» all’inizio di quest’anno. È l’ennesimo record della nostra agricoltura. Pochi sanno che l’Italia è il primo Paese al mondo per quantità (e qualità) di vitigni autoctoni. Sì, perché tra quelle 855 varietà diverse ce ne sono molte internazionali, ci sono alcuni incroci, ma almeno 535 tipi di uva autoctona: la nostra ricchezza. Lo sa bene il professor Attilio Scienza (di cognome e di fatto) che all’ampelografia, la disciplina che studia e classifica i vitigni, ha dedicato la vita. Ligure, 72 anni, Scienza sa ricostruire l’albero genealogico di ogni grappolo d’uva.
UN CASO UNICO «Molti pensano che la Georgia sia il Paese più ricco di uve autoctone e si sbagliano spiega Attilio Scienza —. La Georgia ha circa 800 vitigni, ma per vinificare non ne usa più di 20o-300… Noi abbiamo 535 varietà autoctone registrate e almeno altre 1000 nelle collezioni di università o centri di ricerca». Scienza, prima all’Istituto di San Michele all’Adige e ora al l’Università di Milano, ha studiato e studia le nostre uve. «Noi siamo unici anche per i terreni — dice — In Italia è presente il 60 per cento delle variabili geologiche del mon o. Se sommate il primato dei vitigni a quello dei suoli capirete su quale patrimonio agri colo possiamo contare. Tra le uve autoctone più valorizzate negli ultimi anni citerei Timorasso e Nascetta. E in futuro mi aspetto grandi cose da alcuni vitigni del Sud. La Calabria, ad esempio ne ha di promettenti come il Magliocco o l’Arvino».
Anas-Cetta
FENOMENO NASCETTA Non solo Barolo e Barbaresco… Se nelle Langhe dei grandi vini frutto delle uve di Nebbiolo, si sta facendo spazio anche un grande bianco il merito è di Valter Fissore, il genero di Elvio Cogno che ha rilancia to la “Nascetta”, vitigno tipico e dimenticato di Novello. Con l’etichetta “AnasCetta” (come la Nascetta veniva chiamata in dialetto) l’azienda Elvio Cogno fa un vino spettacolare che ha fatto molti proseliti. Luca Gardini, il nostro “guru” del vino, crede da sempre nella Nascetta: «Uva che dà vini davvero interessanti» dice «Al naso, per l’aromaticità e per quelle note di idrocarburi, ricorda un Gruner Veltliner, al gusto ha la densità e la tensione dello Chenin Blanc della Loira».
Fausto
TIMORASSO Lo stesso discorso vale per il Timorasso dei colli Tortonesi, che si è riscattato grazie a vini buonissimi come quelli di Walter Massa o al “Fausto”, chiaro omaggio a Fausto Coppi dell’azienda “Marina Coppi” di Castellania.
Migiu
MIGIU Esemplare il recupero che Elena Casadei ha fatto del Semidano di Sardegna. Lo sta rilanciando grazie al Migiu di “Le Anfore” Casadei, un vino particolare anche per la fermentazione e l’evoluzione in terracotta.
Zigant
Strati
PAGADEBIT Grande attenzione agli autoctoni anche in Emilia Romagna. Molto interessante il recupero che fanno Lodi Corazza con il Pignoletto e Enio Ottaviani con il Pagadebit: profumi e freschezza che conquistano.
venissa
VENISSA Altro caso straordi nario è quello della Dorona, antichissima uva veneziana che è stata riscoperta da Bisol sull’isola di Venissa.
Pignocco
LACRIMA Stefano Antonucci è un vulcano. E tra le tante bottiglie di qualità della sua “Santa Barbara” c’è il Pignocco, splendida versione della Lacrima di Morro d’Alba marchigiana.
Tintilia
Trinità
VERSO SUD Pensando al Sud è bene citare la Tintilia del Molise di Terre Sacre, vino di grande sostanza. L’Aglianico non sarebbe più una novità, ma ci piace segnalare il pro fondo impegno di Angelo Romano per produrre vini sinceri che diano identità al territorio come il “Trinità”, l’Irpinia Aglianico Campi Taurasini dei Vigneti di Malulena.
Autochtona premia Lambrusco e Moscato
Ogni fenomeno ha il suo appuntamento di riferimento. In questo caso è Autochtona di Bolzano, la fiera dei vini “indigeni”, giunta alla quattordicesima edizione. Questi i vincitori (scelti da una giuria di 8 giornalisti guidati da Pierluigi Gorgoni di Spirito di Vino) della rassegna andata in scena il 17 e 18 ottobre:
VINO ROSSO: Dolcetto di Diano D’Alba
Sorì Costa Fiore dell’azienda Claudio Alario.
ROSATO: Chiaretto 2016 dell’azienda Cascina Gilli.
BIANCO: Maturano del Frusinate Arcaro 2016 dell’azienda agricola D.S. Bio.
DOLCE: Picolit 2013 dell’azienda Aquila del Torre.
BOLLICINE: Lambrusco di Modena Rosé Metodo Classico, Cantina della Volta (nella foto accanto).
SPECIALE TERROIR: Dilì, Moscato Giallo 2016, azienda Maeli.
( Fonte gazzagolosa )