Sinonimo di crisi, rilanciata dal vino
La Grecia negli ultimi anni è stata spesso accomunata a crisi, default e pessimismo circa il futuro economico. All’opposto, i punti di forza non vengono quasi mai menzionati. In un simile contesto il settore vitivinicolo, uno dei pochissimi in crescita e lanciati verso un rigoglioso futuro, risente dell’opinione pubblica internazionale.
Ciò detto, non è possibile parlare di vino greco senza una breve digressione sui suoi gloriosi trascorsi storici. Alcuni reperti archeologici testimoniano un’intensa attività vitivinicola già più di 4000 anni fa, inoltre i poemi omerici sono la riprova dell’importanza sociale e culturale del vino nell’antica Grecia. Dopotutto, la presenza di Dionisio fra gli dei dell’olimpo sembrerebbe sufficientemente esplicativa. Molti ampelografi e genetisti individuano nell’Ellade la terra di origine di taluni vitigni poi diffusi in tutto il mondo (la malvasia su tutti). Dopo il quarto secolo e l’avvento romano, la supremazia del vino greco nel mediterraneo è stata soppiantata da quello italico.
La faccia moderna del vino greco (non più esclusivamente retsina) è il risultato di una storia millenaria combinata alle moderne tecnologie e giovani viticoltori con una formazione internazionale. Numerosissimi i vitigni autoctoni come Assyrtico, Agiorgitiko, Xinomavro, Moschofilero, Malagousia, Roditico, Limnio e Savatiano, nonché svariate espressioni delle varietà internazionali più note. Tale ricchezza ampelografica permette un ampio ventaglio di sapori e profumi, da freschi e agrumati bianchi a corposi e intensi rossi.
La conformazione geografica del Paese è certamente la chiave della diversità e della ricchezza dei suoi prodotti. Una porzione peninsulare, circumnavigata dal Mar Egeo, caratterizzata da rilievi montuosi e una incredibile moltitudine di circa 400 isole ognuna segnata da microclimi e suoli unicamente distintivi.
Vini greci. Foto di Giuseppe BellaviaLa Grecia è stata definita come mercato “dormiente” da Mark Squires, membro dell’ equipe di Wine Advocate capitanata dal celeberrimo Rober Parker. Con un ottimo rapporto qualità prezzo e la possibilità di provare qualità uniche, la Grecia sarà un fenomeno crescente che partendo da nicchie di interesse sempre più ampie raggiungerà i calici degli appassionati internazionali.
Tra i vitigni autoctoni maggiormente rappresentativi forniamo una breve descrizione di alcuni di questi:
Assyrtiko: certamente il vitigno maggiormente noto, allevato principalmente sull’isola vulcanica di Santorini. Lo spettro dei sentori è molto ricco e versatile e permette di spaziare da vini bianchi freschi e minerali fino a vini dolci come il rinomato vinsanto. Abbinamento: formaggi freschi alla griglia, primi di pesce, ostriche.
Agiorgitiko: letterlamente “Uva di San Giorgio”, vitigno autoctono a bacca rossa, tipico del Peloponneso (caratteristica la zona di Nemea). Anche l’Agiorgitiko si presta a varie interpretazioni dai rossi corposi con tannini eleganti e sentori di bacche scure sino a delicatissimi rosati. Abbinamento: stifatho (vitello stufato), agnello alla brace.
Xinomavro: Vitigno a bacca rossa tipico della Grecia settentrionale (Naoussa), in grado di regalare i rossi qualitativamente migliori dell’intero paese. Letteralmente “Acido Nero” descrizione corrispondente al periodo giovanile del vino, mentre invecchiando si ingentilisce con sentori di fragola, prugna, olive nere e pomodori secchi. Abbinamento: bistecca di cinghiale, polpettone, agnello con patate.
Moschofilero: vitigno aromatico a bacca rosata, sovente vinificato in bianco, tipico del Peloponneso (Mantinia). I vini fermi ottenuti presentano un profumatissimo bouquet floreale, con note di speziatura ed una buona acidità che conferisce una distintiva freschezza, e sono spesso assimilabili al moscato. Abbinamento: scaloppine di vitello, club sandwich.
Nessuna descrizione del vino greco può essere completa senza far riferimento alla retsina, il vino resinato della tradizione, bianco o rosato. Nato dalla colatura della resina di pino utilizzata per sigillare le anfore con le quali veniva trasportato il vino per evitarne l’ossidazione. Il vino moderno, solitamente assyrtico, viene aromatizzato con l’aggiunta di mosto di resina di pino di Aleppo, che conferisce freschezza e sentori mentolati e fruttati.
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( Fonte italiani.net )